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Mare Di Amarezze - Charley Brindley


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arley Brindley

      Mare di Amarezze

Mare di AmarezzeLa Verga di DioLibro SecondoDiCharley Brindley[email protected]www.charleybrindley.comDiritti di copertina diCharley BrindleyNel disegno di copertinaPrija è la ragazza a destraSiskit quella a sinistraEdito daKaren BostonWebsite https://bit.ly/2rJDq3fTraduzione diPatrizia Barrera© 2019 by Charley Brindley, all rights reservedStampato negli Stati Uniti d’AmericaPrima Edizione 14 Ottobre 2019Questo libro è dedicato aLeo Alton WalkerAltri Libri di Charley Brindley

      1. La verga di Dio, Libro 1: sull’orlo del baratro.

      2. La miniera di Oxana

      3. Raji , Libro Uno: Octavia Pompeii

      4. Raj, Libro Due: L’Accademia

      5. Raji, Libro Tre Book Three: Dire Kawa

      6. Raji, Libro Quattro

      7. La ragazza dell’elefante di Annibale 1

      8. La ragazza dell’elefante di Annibale 2

      9. Cian

      10. L’ultima missione del Settimo Cavalleria

      11. L’ultimo avamposto di Hindenburg

      12. Libellula contro Monarca: Libro Uno

      13. Libellula contro Monarca : Libro Due

      14. Il mare della tranquillità 2.0. Libro Uno

      15. Il mare della tranquillità 2.0, Libro Due

      16. Il mare della tranquillità 2.0, Libro Tre

      17. Il mare della tranquillità 2.0, Libro Quattro

      18. Non rianimare

      19. Ariion XXIII

      20. Enrico IX

      21. L’incubatore di Qubit

A breve

      22. Libellula contro Monarca: Libro Tre

      23. Viaggio in Valdazia

      Maggiori informazioni sulle trame dei libri alla fine di questo romanzo.

      CAPITOLO UNO

      Scorsi una ragazza che camminava per strada, cercando di evitare la folla. La maggior parte di loro erano uomini, a gruppi di due o tre, o anche più.

      Delle donne molto giovani erano schierate sul marciapiede, mostrando quanta più nudità possibile, invitando i maschi nei loro tuguri per qualche minuto di piacere.

      Erano le due passate di notte, ma la strada era ancora piena di gente. Per lo più si trattava di persone a piedi, ma c’erano anche delle moto. Delle auto erano parcheggiate sul marciapiede, ma nessuna di queste cercava di farsi spazio tra la folla.

      Degli uomini di mezz’età passavano in rassegna le donne, e ce n’era anche qualcuno vecchio come me. Americani, Inglesi, Australiani? Impossibile dirlo, fino a che non avessero aperto bocca.

      La ragazza mi passò di nuovo davanti, con gli occhi fissi sulla gente. Sembrava un pesce fuor d’acqua, con la sua camicetta celeste ben stirata e la gonna marrone al ginocchio.

      Scesi dal marciapiede cercando di guardarla meglio, ma lei m’ignorò.

      Non è un prostituta? E allora che ci fa qui, a Ladrpao, il quartiere del sesso più famoso di Bangkok? Aspetta qualcuno? E’ giovane, diciotto anni o poco più.

      Un gruppetto di quattro Thailandesi la fermò, e le dissero qualcosa. Ma lei scosse il capo. Allora uno dei giovani l’afferrò per un braccio, sussurrandole di nuovo qualcosa. Ma lei si divincolò e sgusciò via dal marciapiede, passandomi proprio davanti. Visibilmente atterrita.

      L’uomo che l’aveva afferrata per il braccio le gridò: “Ciao taw nan ca mi kin xeng!"

      Che non era affatto una frase gentile.

      I quattro uomini si misero a ridere.

      Mi voltai dall’altra parte, dando un’occhiata alle donne sul marciapiede. Quella era la quinta notte che passavo per strada.

      Cosa mi aspetto di trovare?

      Una ragazza in bikini rosa mi toccò un braccio: “Tu, Americano, vuoi venire con me a scopare?”

      Sorrisi e scossi la testa.

      Cavolo, come fanno sempre a capirlo?

      Avevo lasciato la giacca e la cravatta all’albergo, cercando di apparire più casual. Certo, i miei lineamenti caucasici un po’ mi tradivano, ma perché non scambiarmi per un Inglese o un Canadese?

      Non riesco proprio a liberarmi di questa faccia Americana!

      Mi misi a camminare per la strada e, prima che arrivassi alla fine, molte altre donne mi fermarono per offrirmi il loro corpo; alla fine tornai indietro, dal lato opposto del marciapiede.

      Il magnetismo dei visi delle donne Thailandesi mi attirava come un gattino in una stanza piena di giocattoli. Avevo respinto tutte le ragazze che mi avevano fermato per offrirsi a me – o, meglio, per avere i miei soldi. Al mio rifiuto tutte avevano incrociato le braccia e mi avevano mandato a quel paese, con fare altero; quella era la passione che mi attizzava!

      Adoravo il loro atteggiamento arrogante, ma nessuna di loro aveva i lineamenti che cercavo: le sue labbra carnose, il nasino all’insù, e il viso piccolo e sottile, quasi infantile.

      E i suoi occhi erano tizzoni ardenti pronti a briciare chiunque avesse osato avvicinarsi troppo a lei. E quei lunghi capelli neri, che lei gettava indietro di colpo, come a farli volare. E’ questo che mi è rimasto impresso di lei, la prima volta che c’incontrammo.

      Nessuna avrebbe mai potuto eguagliare la dolce immagine che si era fissata nella mia mente, eppure vagavo, alla ricerca di qualcuna che almeno le assomigliasse…

      Forse, magari, un giorno…

      “Lasciami andare!”

      Una voce di donna, proprio dietro alle mie spalle. Mi girai di scatto. La ragazza di prima! Un giovane l’aveva afferrata per un braccio e ora le sussurrava qualcosa che non riuscivo a sentire.

      “N0!” gridò.

      “Dai, solo un’oretta – le disse un altro thailandese, avvicinandosi a lei – Ti pagheremo bene.”

      Era lo stesso quartetto di prima.

      Lei provò a lottare contro di loro.

      Gli altri due ragazzi del gruppo ora erano alle sue spalle, e ridevano, indicando al gruppo la sua faccia atterrita.

      “Non voglio!” gridò ancora lei.

      Due uomini la trascinarono per un braccio verso la porta di una stamberga. Gli altri due prima si guardarono titubanti in giro, e poi si unirono agli altri.

      La ragazza cominciò a gridare aiuto.

      “Ha detto che non vuole.” mi feci avanti io.

      L’uomo che la teneva per un braccio si voltò verso di me e mi guardò in cagnesco: “ E’ meglio che giri al largo, vecchio – sibilò- o ti farai male.”

      Mi spinse all’indietro e allungò una gamba, facendomi inciampare. Piombai con il culo per terra. I quattro uomini scoppiarono a ridere, mentre la ragazza si guardava intorno, in cerca di aiuto.

      Mi alzai e afferrai l’uomo per un polso:” “Ti ho detto, lasciala andare!”

      Mi allungò un pugno, ma io gli afferrai il braccio e glielo torsi prima dietro la testa e poi dietro la schiena. Quando quello lasciò andare la ragazza e si preparò a darmi un pugno nello stomaco, irrigidii i muscoli del ventre. Rimase spiazzato, non si aspettava di affondare un colpo su uno stomaco di piombo, e io ne approfittai per fargli uno sgambetto e lui


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