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La Cattura. Sandra CarmelЧитать онлайн книгу.

La Cattura - Sandra Carmel


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incontro di Richard con la pantera dagli occhi blu-viola, eccola lì, sull’affollata pista da ballo della fighissima serata del venerdì all’Hobart.

      Stava ballando un valzer con un partner che le pestava i piedi, mentre i suoi capelli sbatacchiavano sul vestito scampanato viola.

      Un sorriso educato era fisso sulle sue labbra rosa e carnose, senza dare a vedere la sofferenza.

      Così dolce.

      Gli piaceva ancora di più.

      Finì il ballo, scambiò qualche parola sempre trasudando gentilezza e tornò dalla sua amica pettoruta, che stava flirtando con alcuni dandy con vestiti costosi in stile Beatles.

      Con un ampio sorriso, la sua amica fece le presentazioni, ma dopo qualche breve chiacchiera la bellissima dagli occhi blu-viola fece un passo indietro tornando nell’ombra. Una meravigliosa e ammaliante tappezzeria.

      Non riusciva a distogliere lo sguardo da lei, desiderando ardentemente che finisse per ricambiarlo.

      E dopo qualche secondo lo fece.

      Tentò di mantenere il contatto visivo, ma lei distolse lo sguardo spostandolo nervosamente sui suoi piedi.

      Richard doveva assolutamente cogliere quell’occasione o avrebbe rischiato di perderla un’altra volta.

      Fece qualche respiro profondo, scosse le sue dritte spalle d’acciaio e si avvicinò a lei.

      Il suo cuore batteva così forte che temeva che la cassa toracica gli sarebbe esplosa nel petto.

      Lei stava ancora fissando le sue scarpe, il respiro che sembrava allineato a quello di lui, come se sapesse che stava arrivando.

      La sottile cintura nera avvolgeva la sua vita sottile, accentuando la sua forma a clessidra.

      Il pisello di lui si mosse con apprezzamento.

      Richard si allentò la cravatta.

      “Ciao, ehm...” Da quando era così nervoso e a corto di parole vicino a una donna?

      Da molti anni sicuramente no.

      Non da quando aveva compiuto sedici anni e aveva accarezzato il suo primo seno nudo.

      L’aria fra di loro crepitava, centuplicando l’intensità, come se lei fosse un filo scoperto e lui un conduttore in attesa della scossa dovuta all’eccitazione una volta che l’avesse toccata.

      I brillanti occhi blu-viola di lei si sollevarono e incontrarono il suo sguardo.

      Lui asciugò la mano sudata contro i pantaloni neri e gliela porse.

      “Ti piacerebbe ballare?”

      Un sorriso timido giocò con le sue labbra sensuali.

      “Uhm...”

      “Ti prometto che non morderò... A meno che tu non lo voglia”.

      Il suo tentativo di essere simpatico creò una patina traslucida che copriva un nucleo di malizia, un pizzico del vero Richard.

      Ogni muscolo del suo corpo era teso nell’attesa della sua risposta.

      C’erano solo due possibilità:

      poteva schiaffeggiarlo e andarsene o rimanere creando una connessione.

      Gli occhi di lei si spalancarono.

      Ho rovinato tutto?

      Poi lei rise e afferrò la sua mano.

      Una scossa potente risalì lungo il suo braccio, molto più potente di quanto lui non si aspettasse che per poco non gli fece perdere l’equilibrio.

      Una mistura tossica di gioia, desiderio e sollievo s’impossessò della sua anima.

      Il suo non era stato un semplice rimanere e creare una connessione,

      suggeriva un qualcosa di molto, molto più speciale.

      Lo sentiva anche lei?

      Col sangue che scorreva follemente nelle sue vene, Richard la condusse sulla pista da ballo e la tenne stretta, coi loro corpi che danzavano a tempo con Hold Me, Thrill Me, Kiss Me di Mel Carter.

      “Adoro questa canzone”, disse lei, e la sua voce arrivò dritta al suo cazzo.

      Il suo battito cardiaco accelerò follemente.

      Io adoro il tuo corpo sensuale.

      Si chiese se la sua mente non fosse stata sequestrata da un uomo delle caverne in calore.

      Era così lontana dalla sua solita risposta controllata al desiderio e dal suo concentrarsi sulle connessioni mentali profonde.

      Certo, sbavava anche lui dietro alle donne attraenti, ma sentiva che stavolta era diverso, come se i feromoni di lei si fossero sincronizzati coi suoi creando una combinazione altamente esplosiva che alterava la sua mente e la risposta del suo corpo.

      “Anch’io”.

      Normalmente detestava che ci fossero altre coppie che affollavano la pista da ballo, ma non questa volta.

      Non quando grazie a loro il seno di lei strusciava contro il suo petto, facendolo quasi impazzire di desiderio.

      Trattenne un gemito e la strinse ancora più forte.

      Lei non oppose resistenza.

      Il suo profumo di rosa e cannella acuì ancora di più il desiderio di lui, dandogli il coraggio di accarezzare i suoi capelli lunghi e lucenti e di baciare le sue morbide labbra rosa.

      L’erezione premeva sempre più forte contro i suoi pantaloni, così tirò indietro il bacino.

      Detestava il pensiero che lei potesse considerarlo un viscido.

      “Comunque sono Richard”, facendola volteggiare sulla pista da ballo luccicante.

      Lei lo guardò attraverso le lunghe ciglia.

      “Mi chiamo Eva.

      Eva Fjelstad.

      Piacere di conoscerti”.

      “Lavori alla Sub Rosa, giusto?”

      Lei si irrigidì, fissandolo mentre chiaramente si stava chiedendo se non fosse una specie di stalker.

      “Sì, ma come...”

      “Ti ho vista mentre aspettavi l’ascensore qualche giorno fa.

      Lavoro lì anch’io, nel reparto ricerca”.

      “Oh...” disse rilassandosi finalmente fra le sue braccia.

      “Sono la segretaria del responsabile capo del personale”.

      Lo sapevo!

      La canzone finì.

      No!

      Non poteva lasciarla andare.

      Trattenendo la sua mano la condusse attraverso la nube di fumo verso un tavolino libero in una zona tranquilla della sala.

      “Ho pensato che potremmo parlare un po’... Se per te va bene”.

      Lei sorrise abbassando timidamente lo sguardo.

      “Sì”.

      “Uhm... Posso offrirti un drink?”

      “Un bicchiere di vino rosso sarebbe perfetto, grazie”.

      Al bar, Richard ordinò un paio di bicchieri di merlot e prese alcuni sottobicchieri di carta.

      Potevano tornare utili per scambiarsi i numeri di telefono, se fosse stato fortunato.

      Ne ficcò un po’ nella sua tasca posteriore e tornò al tavolo.

      Eva sedeva su una sedia con le spalle al muro, rivolta verso la pista da ballo, le gambe incrociate mentre il suo piede delicato andava su e giù a tempo di musica.

      O tremava forse con impazienza?

      Forse


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