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I Pirati della Malesia. Emilio SalgariЧитать онлайн книгу.

I Pirati della Malesia - Emilio Salgari


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da un incrociatore, vinto e ferito. Con infinite pene e affatto solo poté riparare sotto i boschi e di là giungere ad una casa abitata da… indovina da chi?

      – Non lo saprei.

      – Dalla fanciulla che voleva vedere.

      – Oh! quale strana combinazione!

      – La Tigre della Malesia non aveva amato fino allora che le lotte, le stragi, le tempeste. Ma, vista la fanciulla, se ne innamorò alla follia.

      – Chi? La Tigre? E impossibile! – esclamò Kammamuri.

      – Ti narro dei fatti veri – disse Yanez. – Amò la fanciulla, la fanciulla amò ardentemente il pirata e si accordarono per fuggire assieme.

      – Perché fuggire?

      – La fanciulla aveva uno zio capitano di marina, uomo ruvido, violento, nemico acerrimo della Tigre della Malesia. Passo sopra alle pugne tremende accadute fra inglesi e pirati, sulle disgrazie che toccarono alla Tigre, sul bombardamento di Mompracem, alle fughe. Ti dirò solo che Sandokan finalmente poté far sua la fanciulla e rifugiarsi a Batavia. Io e una trentina di tigrotti lo seguimmo.

      – E gli altri?

      – Erano tutti morti.

      – E perché la Tigre tornò a Mompracem?

      Yanez non rispose e il maharatto, sorpreso di non ricevere risposta, alzò gli occhi e lo vide asciugarsi rapidamente una lacrima.

      – Ma voi piangete! – esclamò.

      – Non è vero – disse Yanez.

      – Perché negarlo?

      – Hai ragione, Kammamuri. Anche la Tigre della Malesia, che non aveva mai pianto, vidi scoppiare in lacrime. Il cuore mi si stringe e un nodo mi serra la gola tutte le volte che io penso a Marianna Guillonk.

      – Marianna Guillonk!… – esclamò il maharatto. – Chi è questa Guillonk?

      – Era la giovinetta fuggita con la Tigre della Malesia.

      – Parente di Ada Corishant?

      – Cugina, Kammamuri.

      – Ecco perché la Tigre ha promesso di salvare Tremal-Naik e la sua fidanzata. Ditemi, signor Yanez, è viva Marianna Guillonk?

      – No, Kammamuri – disse Yanez con tristezza. – Sono due anni che dorme in una tomba.

      – Morta?

      – Morta!

      – E suo zio?

      – Vive ed è sempre in cerca di Sandokan. Lord James Guillonk ha giurato di farlo appiccare assieme a me.

      – E dove si trova ora?

      – Non lo sappiamo.

      – Temete d’incontrarlo?

      – Ti dirò che ho un presentimento. Ma… ai presentimenti già io non credo più. – Accese una sigaretta e si mise a passeggiare sul ponte. Il maharatto notò che quell’uomo, di solito così ilare, era diventato triste.

      – Forse sono i ricordi che l’hanno reso malinconico – mormorò, e scese nella cabina della pazza.

      Il vento continuava a mantenersi buono, anzi tendeva a crescere, accelerando la corsa della Perla di Labuan, la quale non tardò a raggiungere i sette nodi all’ora, velocità che le avrebbe permesso di guadagnare ii capo Sirik molto presto.

      A mezzodì furono segnalate a babordo le Romades, gruppo d’isole situate a quaranta miglia dalla costa del Borneo, abitate per la maggior parte da pirati che se la intendevano a meraviglia con quelli di Mompracem. Alcuni prahos, anzi, raggiunsero la Perla di Labuan, augurando all’equipaggio e al suo capitano buona preda.

      Qualche vela lontana, un brigantino e alcune giunche cinesi di forme pesanti e barocche, furono segnalati durante il giorno, ma la Tigre della Malesia, che temeva di arrivare dopo l’Helgoland e non voleva esporre i suoi uomini in un combattimento inutile, non si curò di quei navigli.

      All’indomani, ai primi albori, fu segnalata Whale, isola considerevole, lontana centodieci miglia da Mompracem, cinta da scogliere innumerevoli che rendono oltremodo pericoloso l’approdo. Una cannoniera con bandiera olandese, che esplorava la costa cercando senza dubbio qualche legno corsaro, appena ebbe scorta la Perla di Labuan prese il largo a tutto vapore; il suo ponte, in un baleno, si coprì di marinai armati di carabine di lunga portata e gli artiglieri smascherarono a tribordo un grosso cannone.

      – Aoh! – esclamò Yanez, avvicinandosi a Sandokan che guardava con occhio tranquillo la cannoniera. – Fratellino mio, quella bestia là ha fiutato qualcosa, perché pare che si prepari a darci la caccia.

      – Non crederlo – rispose la Tigre. – Si accontenterà di seguirci.

      – Non mi va troppo a sangue essere seguito da una cannoniera.

      – Hai paura?

      – No, fratello mio. Ma se quella cannoniera ci seguisse fino a Sarawak?

      – Perché vuoi che ci segua a Sarawak? Se ha un sospetto ci darà battaglia e noi la coleremo a picco.

      – Diffida, fratello. Mi si disse che James Brooke ha una buona flottiglia, che cambia assai spesso bandiera ed apparenza per dar la caccia ai pirati.

      – Le conosco le astuzie di quel lupo di mare. So che talvolta, per attirare i pirati, disalbera la sua nave, il Realista, per mitragliarli appena giunti a tiro.

      – È vero, Sandokan, che quel diavolo d’uomo ha sterminato quanti pirati battevano le coste di Sarawak?

      – È vero, Yanez. Col suo piccolo schooner, il Realista, purgò le coste di mezzo Borneo, distruggendo tutti i prahos, incendiando i villaggi, cannoneggiando le fortezze. Quell’uomo ha del sangue nelle vene, non tanto però quanto ne hanno i pirati di Mompracem. Tremi il giorno in cui i miei tigrotti approderanno sulle sue terre.

      – Vuoi misurarti con lui?

      – Lo spero. La Tigre darà allo sterminatore dei pirati un colpo terribile, forse il colpo di grazia.

      – Aho! – esclamò il portoghese.

      – Cos’hai?

      – Guarda la cannoniera, Sandokan. C’invita a mostrare la nostra bandiera.

      – Non sarà certo la mia, quella che mostrerò.

      – Quale allora? – chiese Yanez.

      – Ehi, Kai-Malù, mostra a quei curiosi una bandiera inglese, olandese o portoghese.

      Pochi istanti dopo, una bandiera portoghese sventolava a poppa del praho.

      La cannoniera, soddisfatta, prese quasi subito il largo, non già verso l’isola Whale, che si scorgeva ancora all’orizzonte, ma verso il sud.

      Quella rotta fece aggrottare le ciglia alla Tigre della Malesia e al suo compagno.

      – Uhm! – fece il portoghese. – C’è sotto qualche cosa.

      – Lo so, fratello.

      – Quella cannoniera si dirige verso Sarawak, ne sono certo, certissimo. Appena fuori di vista modificherà la sua rotta.

      – Gli uomini che la montano sono furbi. Hanno fiutato in noi dei pirati.

      – Che cosa farai?

      – Nulla per ora. Quella cannoniera, oggi, cammina più di noi.

      – Che vada ad aspettarci a Sarawak?

      – È probabile.

      – Ci tenderà forse un agguato alla foce del fiume, con la flotta di Brooke.

      – Daremo battaglia.

      – Non abbiamo che otto cannoni, Sandokan.

      – Noi, ma l’Helgoland ne avrà più di noi. Lo vedrai, portoghese, ci divertiremo.

      Per due giorni la Perla di Labuan navigò alla distanza di una trentina di miglia dalla


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