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Conferenze tenute a Firenze nel 1896. VariousЧитать онлайн книгу.

Conferenze tenute a Firenze nel 1896 - Various


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la dottrina di questo pazzo che è diventata una bibbia; e i gravi danni che da essa vennero furono aggravati dalla passione della parola che ha un'azione in Francia più ancor che nelle altre razze latine, e, come ben nota il Taine, dalla influenza classica, che fa preferire alle teorie giuste, le frasi ben dette, la forma alla sostanza, e non s'imbeve solo dalla forma, anzi, più che della forma (che almeno potrebbe tradursi in qualche capolavoro estetico) di un'adorazione feticcia di quella, e tanto più inesatta, tanto più sterile e cieca, quanto maggiore fu il tempo che inutilmente vi si consumava; da ciò il disprezzare per una parola sbagliata, una persona, una teoria; da ciò lo immaginare gli uomini tutti foggiati ad un conio, senza badare alle varietà nascenti dal clima, dalle classi, dal sesso, dall'età; da ciò il non poter cogliere la importanza delle leggi storiche, le quali appunto mostrano nulla svolgersi di sicuro e di utile se non per lentissime evoluzioni.

      Conforme allo spirito classico, la politica si trattava da lui astrattamente, isolando un dato semplice accessibile all'occhio e generalizzandolo.

      Non han bisogno dopo ciò i suoi seguaci di studiare per far leggi. La volontà del popolo basta, e un po' di Contratto sociale. Nè v'era commesso di negozio che avendo letto il contratto sociale non si credesse capace di fare una costituzione. “Siamo noi (dicevano i Giacobini) che siamo i monarchi legittimi.„ Grégoire giunge a dire: “Potremmo, volendo, cambiar la religione ai Francesi, ma non lo faremo„, e lo fecero invece; e in nome della rivoluzione, cambiarono perfino i nomi dei giorni e dei mesi. E non uno solo ripeteva: Perano venticinque milioni di Francesi, ma resti la repubblica una e indivisibile!

      Era una scolastica di pedanti, declamata con enfasi da energumeni, e quel che è peggio messa in pratica colla più bestiale violenza (Taine).

      E qui ci pare un altro lato dannoso dell'educazione classica, quell'adorazione della violenza che fu il punto di partenza di tutti i ribelli, da Cola da Rienzi fino a Robespierre.

      “… Tutta l'educazione classica, scrive Guglielmo Ferrero (Riforma sociale, 1894), che altro è se non una glorificazione continuata della violenza, in tutte le sue forme? che comincia dalla apoteosi degli assassinii commessi da Codro o da Aristogitone, per arrivare ai regicidi di Bruto. E tutta la storia del medio evo e tutta la storia moderna, e la storia stessa del nostro risorgimento, come la insegnano oggi, quasi dovunque, che altro è se non la glorificazione, fatta da un punto di vista speciale, di atti brutali e violenti? Non ha forse potuto un poeta, che tutti considerano come il rappresentante morale dell'Italia nuova, scrivere tra gli applausi generali:

      “Ferro e vino voglio io…

      Il ferro per uccidere i tiranni,

      Il vin per celebrarne il funeral?„

      “In questo punto, tanto il vizio è profondo, tutti i partiti sono d'accordo: i clericali grideranno urrah alla pugnalata di Ravaillac; i conservatori alle fucilazioni in massa dei comunardi del 1871; i repubblicani alle bombe di Orsini; ma tutti sono d'un pensiero, nel celebrare la santità della violenza, quando torna utile ad essi. Il nuovo eroe di questi ultimi anni del secolo non è nè un grande scienziato, nè un grande artista, ma Napoleone I.

      “Chi può meravigliarsi, dopo ciò, se in una società così satura di violenza, la violenza scoppia fuori di tempo in tempo, da ogni parte, in lampi e tempeste? Non si può impunemente dichiarare santa la violenza, con il sottinteso che essa debba essere applicata solo in un modo determinato; presto o tardi arriva chi trasporta il Vangelo della forza da un credo politico ad un altro.„

      E siccome dalla violenza al delitto il passo è breve, e siccome la passione politica trascina anche il senso morale e fa dimenticare, e noi ne abbiamo prove non poche, il ribrezzo del crimine anche agli onesti, così accadeva che anche la maggioranza di questi pur di veder trionfare le nuove bandiere politiche tolleravano di vederle in mano ai malvagi.

      E non s'accorgevano che non soffrivano essi soltanto, ma anche il loro principio, perchè nulla di buono esciva dal delitto. E perfino di quel grande criminale di genio che fu Napoleone non restò al suo paese che l'odio e il sospiro di tutti i popoli.

      S'aggiunga a spiegare la strana dedizione dei molti onesti ai pochi malvagi (poichè i Giacobini non oltrepassavano i 6000 in Parigi, e nelle piccole città non erano più di 14 o 15), che costoro erano una banda organizzata, contro una folla inerme, inorganica. E in uno Stato, chi ha la testa ha il corpo; grazie a quella strana acquiescenza che ci fa inclini a credere ad occhi chiusi, ad idolatrare, quanto emana dall'alto. Per cui quando uno è al governo, nelle miserabili nostre razze latine, per malvagio e ignorante che sia, trova mille che credono e che giurano sulla sua saviezza e onestà.

      E anche qui ripetesi in un'altra direzione, quell'errore che emana dall'uomo quando la ignoranza e la ignavia di ciascuno è moltiplicata dal fatto dell'appartenere a una folla, si chiami pur questa Senato, Parlamento od Accademia, e peggio… una plebe.

      Migliaia e forse milioni di persone, nell'animo loro, avran dubitato della bontà, della saviezza dei governi Giacobini come ora della saviezza dell'impresa africana; ma, radunatisi insieme, ogni dubbio loro svaniva, sembrava fino una colpa che si scontava con nuove e più vigliacche dedizioni e idolatrie, e quello che è più strano con una più calda e fanatica convinzione di esser nel vero, salvo a dissiparsi alla loro completa rovina.

      Così certo, le pecore, cadute nel baratro dietro al pastore, fino al momento in cui sentono il cranio frangersi sul duro fondo, opinano di andare per la via diritta.

      MESMER E IL MAGNETISMO

CONFERENZADIAngelo Mosso

      I

      Su Mesmer e sul magnetismo animale si scrissero tanti libri che se ne farebbe una biblioteca. La libreria di Washington, che serve ai medici militari, conteneva, nel 1887, venti giornali tra vivi e morti, e duecento dieci tra libri e memorie che discorrono esclusivamente del magnetismo animale.[10] Ciò s'intende senza tener calcolo delle riviste di medicina, di filosofia e di letteratura e tanto meno dei giornali quotidiani dove gli articoli su Mesmer sono così strabocchevoli che sarà difficile dare l'inventario anche solo dei migliori.[11] Dieci anni or sono, quando venne in Italia il celebre magnetizzatore Donato, feci io pure qualche studio su tale argomento e scrissi due articoli nella Nuova Antologia.[12]

      Invitato da questa onorevole Società Fiorentina di pubbliche letture, a parlare dinanzi a voi su Mesmer e il magnetismo animale, cercai nei periodici italiani del secolo scorso, ed alcuni amici benevoli intrapresero altre indagini negli Archivi di Torino, di Firenze e di Venezia. Non avendo trovato documenti abbastanza importanti per fare una conferenza sul magnetismo nella vita italiana durante la rivoluzione e l'impero, rifiutai l'invito fattomi.

      Mesmer fu come una meteora che sorse e scomparve rapidamente poco prima che scoppiasse la più grande tempesta che ricordi la storia moderna. L'anarchia, la rivoluzione e la conquista dell'Italia per parte dei francesi, seguirono con tale prontezza che la dottrina di Mesmer non ebbe tempo di metter radice fra noi. Un dottore di Torino, certo Giraud, cercava a quel tempo di farsi strada col magnetismo, ma il pubblico aveva tutt'altro da pensare.[13]

      E però mi scusai di non poter accettare; ma era per me un onore così grande l'entrare a far parte di questo ciclo giustamente rinomato di conferenzieri: era per me una fortuna così inaspettata di ritornare a Firenze dove ho passato due anni come studente, che ho finito col cedere alle cortesi insistenze. Mi affidai alla vostra benevolenza e pensai che mi avreste compatito sapendo che sciolgo un voto di gratitudine verso questa città nella quale è cominciata la mia carriera di fisiologo e dove mi sorridono sempre tante felici ricordanze della giovinezza.

      Mesmer fu un mistico. – In questo momento nel quale per cause eguali a quelle del secolo scorso, va riaccendendosi il misticismo, non sarà inutile studiare la vita di questo medico che tentò fondare una nuova filosofia della Natura, che mise in evidenza alcuni fenomeni singolari che può presentare il sistema nervoso, e dimostrò colle sue esperienze quanto sia instabile l'equilibrio della ragione umana e quanto


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<p>10</p>

J. Billings, Index-Catalogue of the Library of the Surgeon-General's Office. Washington, 1887.

<p>11</p>

Vedi Index to periodical Literature by W. T. Poole. Boston, 1882, e i volumi successivi.

<p>12</p>

A. Mosso, Fisiologia e patologia dell'Ipnotismo. Nuova Antologia, giugno e luglio 1886.

<p>13</p>

Lettre de M.r Giraud docteur en Médecine de la Faculté de Turin, à M.r le comte N. N. à Crémone. – Turin, 8 décembre 1784.

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