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Лучшие итальянские сказки / Le migliori fiabe italiane. ОтсутствуетЧитать онлайн книгу.

Лучшие итальянские сказки / Le migliori fiabe italiane - Отсутствует


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chicchi di cece e cominciarono a gridare:

      – Mamma ho fame! Mamma ho sete! Mamma prendimi in collo[4]! – e a spargersi per i cassetti, i fornelli, i barattoli. La donna, spaventata, comincia a prendere questi esserini, a ficcarli nel mortaio e a schiacciarli col pestello come per farne la purea di ceci. Quando credette d’averli ammazzati tutti[5], si mise a preparare il mangiare[6] per il marito. Ma poi le venne da piangere[7], e diceva:

      – Oh, ne avessi lasciato in vita almeno uno[8]; ora mi aiuterebbe, e potrebbe portare da mangiare a suo padre in bottega!

      Allora sentì una vocina che diceva:

      – Mamma, non piangete! – Era uno dei figlioli, che s’era nascosto dietro il manico della brocca e s’era salvato. La donna fu tutta felice:

      – Oh, caro, vieni fuori, come ti chiami?

      – Cecino, – disse il bambino scivolando giù per la brocca.

      – Bravo il mio Cecino! – disse la donna, – ora devi andare in bottega a portare da mangiare al babbo.

      Preparò il paniere e lo mise in testa a Cecino.

      Cecino cominciò ad andare e si vedeva solo il paniere[9] che sembrava camminasse da solo[10]. Domandò la strada a un paio di persone e tutti prendevano spavento[11]. Così arrivò alla bottega e chiamò:

      – Babbo, babbo! Vieni: ti porto da mangiare.

      Suo padre pensò: “Chi mi chiama? Io non ho mai avuto figlioli!” Uscì e vide il paniere e di sotto al paniere veniva una vocina:

      – Babbo, alza il paniere che mi vedrai. Sono tuo figlio Cecino, nato stamattina.

      Alzò il paniere e vide Cecino.

      – Bravo, Cecino! – disse il babbo, che faceva il magnano, – ora verrai con me che devo fare un giro per le case dei contadini per sentire se hanno qualcosa di rotto da accomodare.

      Così il babbo si mise in tasca Cecino e andarono. Per la strada non facevano che[12] chiacchierare e la gente vedeva l’uomo che pareva parlasse da solo, e pareva fosse matto.

      Chiedeva nelle case: – Avete nulla da stagnare?

      – Sì, – gli risposero, – ma a voi non la diamo perché siete matto.

      – Come matto? Io sono più savio di voi! Cosa dite?

      – Diciamo che per la strada non fate che parlare da solo.

      – Macché solo. Discorrevo con mio figlio.

      – Dove l’avete questo figlio?

      – In tasca.

      – Ecco: cosa dicevamo? Siete matto.

      – Be’, ve lo farò vedere[13], – e tirò fuori Cecino a cavallo[14] d’un suo dito.

      – Oh, che bel figliolo! Mettetelo a lavorare da noi, che gli facciamo far la guardia al bue.

      – Ci staresti, Cecino?

      – Sì.

      – E allora, ti lascio qui e passerò a riprenderti stasera.

      Cecino fu messo a cavallo d’un corno del bue e pareva che il bue fosse solo. Passarono due ladri e visto il bue incustodito lo vollero rubare. Ma Cecino si mise a gridare[15]: – Padrone! Vieni, padrone!

      Corse il contadino e i ladri gli chiesero: – Buon uomo, da dove viene questa voce?

      – Ah, – disse il padrone. – È Cecino. Non lo vedete? È lì su un corno del bue.

      I ladri guardarono Cecino e dissero al contadino:

      – Se ce lo cedete per qualche giorno vi faremo diventare ricco[16], – e il contadino lo lasciò andare[17] coi ladri.

      Con Cecino in tasca, i ladri andarono alla stalla del Re per rubare cavalli. La stalla era chiusa, ma Cecino passò per il buco della serratura, aprì, andò a slegare i cavalli e corse via[18] con loro nascosto nell’orecchio d’un cavallo. I ladri erano fuori ad aspettarlo, montarono sui cavalli e galopparono via a casa.

      Arrivati a casa dissero a Cecino:

      – Senti, noi siamo stanchi e andiamo a dormire. Da’ tu la biada ai cavalli.

      Cecino cominciò a mettere le museruole ai cavalli, ma cascava dal sonno e finì per addormentarsi in una museruola. Il cavallo non s’accorse di lui e lo mangiò insieme alla biada.

      I ladri, non vedendolo più tornare, scensero a cercarlo nella stalla.

      – Cecino, dove sei?

      – Sono qui, – rispose una vocina, – sono in pancia a un cavallo!

      – Quale cavallo?

      – Questo qui!

      I ladri sbuzzarono un cavallo, ma non lo trovarono.

      – Non è questo. In che cavallo sei?

      – In questo! – e i ladri ne sbuzzarono un altro.

      Così continuarono a sbuzzare un cavallo dopo l’altro finché non li ebbero ammazzati tutti, ma Cecino non l’avevano trovato. S’erano stancati e dissero:

      – Peccato![19] l’abbiamo perso! E per di più[20] abbiamo perso tutti i cavalli! Presero le carogne, le buttarono in un prato e andarono a dormire.

      Passò un lupo affamato, vide i cavalli sbuzzati e ne fece una scorpacciata. Cecino era ancora là nascosto nella pancia d’un cavallo e il lupo lo ingoiò. Quando al lupo tornò fame e si avvicinò a una capra legata in un campo, Cecino di là dentro si mise a gridare:

      – Al lupo, al lupo! – finché venne il padrone della capra e fece scappare[21] il lupo.

      Il lupo disse: “Come mai faccio queste voci? devo aver la pancia piena d’aria!”, e cominciò a cercare di buttar fuori l’aria. “Be’, adesso non l’avrò più, – pensò. – andrò a mangiare una pecora”.

      Ma quando fu vicino alla stalla della pecora, Cecino dalla sua pancia ricominciò a gridare:

      – Al lupo! Al lupo! – finché non si svegliò il padrone della pecora.

      Il lupo era preoccupato. “Ho ancora quest’aria nella pancia che mi fa fare questi rumori”, – e ricominciò a cercare di buttarla fuori. Spara fuori aria, una volta, due volte, alla terza saltò fuori anche Cecino e si nascose in un cespuglio. Il lupo, sentendosi liberato, tornò verso le stalle.

      Passarono tre ladri e si misero a contare i denari rubati. Uno dei ladri cominciò:

      – Uno, due, tre, quattro, cinque…

      E Cecino, dal cespuglio:

      – Uno, due, tre, quattro, cinque…

      Il ladro disse ai compagni:

      – State zitti che mi confondete. Chi dice una parola l’ammazzo.

      Poi riprese a contare:

      – Uno, due, tre, quattro, cinque…

      E Cecino:

      – Uno, due, tre, quattro, cinque…

      – Ah, non vuoi star zitto? – dice il ladro ad uno dei compagni. – Ora t’ammazzo!

      E l’ammazza. E all’altro:

      – Tu se vuoi fare la stessa fine


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<p>4</p>

Mamma prendimi in collo – мама, возьми меня на ручки

<p>5</p>

Quando credette d’averli ammazzati tutti – Когда она решила, что убила их всех

<p>6</p>

si mise a preparare il mangiare – принялась готовить еду

<p>7</p>

le venne da piangere – она расплакалась

<p>8</p>

ne avessi lasciato in vita almeno uno – если бы я оставила в живых хотя бы одного

<p>9</p>

e si vedeva solo il paniere – и виднелась только корзинка

<p>10</p>

da solo – сама по себе, без посторонней помощи

<p>11</p>

prendere spavento – испугаться

<p>12</p>

non fare che – только и делать, что; не переставать

<p>13</p>

ve lo farò vedere – я вам его покажу

<p>14</p>

a cavallo – верхом

<p>15</p>

si mise a gridare – начал кричать

<p>16</p>

Se ce lo cedete per qualche giorno vi faremo diventare ricco – Если Вы нам его одолжите на несколько дней, мы Вас сделаем богатым.

<p>17</p>

lo lasciò andare – отпустил его

<p>18</p>

correre via – убегать, ускакать

<p>19</p>

Peccato! – Жалко!

<p>20</p>

per di più – более того

<p>21</p>

fece scappare – спугнул

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