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Sangue Saziato. Amy BlankenshipЧитать онлайн книгу.

Sangue Saziato - Amy Blankenship


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te stessa.” le disse Michael all’orecchio, poi si mise davanti a lei. Sorrise lentamente mostrando i canini, che portavano sempre la gente a confondere lui e i suoi fratelli con i vampiri.

      Il demone inclinò la testa di lato e sorrise di nuovo “Oh, capisco.”.

      Michael annuì mentre rilassava il proprio sorriso “Certo che capisci.”.

      “Puoi chiamarmi Morgana.”. Lei gli si mise a braccetto e si avviarono entrambi verso un vecchio edificio alla fine dell’isolato.

      Entrarono e lei chiuse la porta. Michael si guardò intorno e notò la quantità di cadaveri che giacevano lì. Quel posto puzzava di sangue vecchio e di marciume… un luogo adatto a quel vorace demone che adesso era aggrappato al suo braccio.

      “Ti piace la mia casa?” sussurrò Morgana, poi ridacchiò mentre si voltava per ammirare la propria fatica.

      Michael scrollò le spalle “Sarà ancora meglio quando il tuo corpo senza vita finirà in mezzo agli altri.”.

      Si chinò appena in tempo per evitare gli artigli di Morgana, improvvisamente lunghi, che cercavano di staccargli la testa. Torcendo il busto, Michael le affondò un gomito nel torace, facendola piegare. Le sferrò un pugno, colpendola al naso abbastanza forte da farla volare all’indietro.

      Morgana finì a terra e guardò il vampiro, con il viso contorto in una maschera grottesca che mostrava la sua vera natura. I suoi occhi color nocciola si assottigliarono e divennero rossi, le sue sopracciglia s’incurvarono e la sua bocca, che prima era piuttosto attraente, si allargò in un orrido sorriso con denti aguzzi e malmessi. Lei fece scivolare fuori la sua lingua lunga e si leccò il sangue che le colava dal naso.

      Michael fece una smorfia… era nauseante. Avrebbe fatto sicuramente un favore alla città liberandola da quel mostro. Tale bruttezza guastava il panorama.

      Arrampicandosi all’indietro sul muro, lei balzò di nuovo verso Michael, dimenando i lunghi artigli davanti a sé. Stavolta gli lasciò un paio di graffi sul petto attraverso la camicia… non erano gravi ma sanguinavano comunque. Lui strinse il pugno destro e colpì il demone al viso, facendogli girare la testa in modo innaturale. Dandogli un rapido calcio al ginocchio, sentì le ossa frantumarsi. Non provò alcun rimorso, sapendo che il demone si era nascosto in un corpo già morto.

      Quando Morgana cadde per la seconda volta, Michael si avvicinò lentamente e la afferrò per i capelli. Sollevandola da terra, si fermò per un istante e chiuse gli occhi quando l’odore del suo sangue lo pervase.

      “Voi demoni non siete altro che mostruosi ibridi rinnegati dai Caduti che vi hanno generato.”. sibilò Michael, improvvisamente consapevole di cosa fossero davvero i demoni. Finora non aveva mai notato le deboli tracce di sangue di Caduto nei demoni… ma adesso conosceva il loro sapore.

      I Caduti e gli Dei del Sole erano simili, in questo senso… creavano mostri a caso. L’unica differenza era il modo in cui li creavano.

      Morgana allungò una mano verso il braccio che la teneva per i capelli e affondò gli artigli nella carne. Rimase senza fiato quando, all’improvviso, si ritrovò sollevata da terra, a fissare quei furiosi occhi color ametista. Le sue scarpe alte caddero sul pavimento e lei avvolse l’altra mano attorno alla nuca di Michael, sperando di spezzargli il collo e liberarsi.

      Sentendosi penetrare da quello sguardo color ametista, finì per indebolirsi, rimanendo appesa per i capelli.

      “Lasciami andare.” sussurrò Morgana, improvvisamente impaurita. Lei era forte, una delle più forti in quella zona malfamata, eppure quel vampiro, che lei aveva creduto una vittima facile, era assai più forte di qualsiasi creatura avesse mai incontrato.

      “Lasciarti andare?” chiese Michael, come se quel concetto gli fosse estraneo. “Hai ucciso per fame tutti questi umani e questi demoni, in base al loro aspetto, e vuoi che ti lasci andare?”.

      “Ti darò tutto il sangue umano che vuoi.” Morgana piagnucolò e sibilò allo stesso tempo. “Sarò la tua serva… io li attirerò e te li porterò.”.

      “Non mi serve aiuto per procurarmi da mangiare.” disse sardonicamente Michael. La sua voce si ammorbidì all’improvviso “Però… scommetto che i demoni hanno un sapore migliore di quello degli umani.”.

      Morgana sussultò quando un improvviso dolore lancinante le pervase la spalla, e la sensazione del vampiro che assorbiva la sua essenza le fece emettere un verso disumano. Riprese a dimenarsi e lo graffiò con furia, ma la vera oscurità stava iniziando ad offuscarle la vista.

      “Chi sei tu?” sussurrò con un ultimo respiro.

      Michael resistette e succhiò l’ultima goccia di forza vitale di Morgana, prima di lasciarla cadere a terra. Sogghignò quando sentì il tonfo sordo del cadavere. Non sapeva di poter uccidere i demoni prosciugandoli… scommetteva che neanche loro ne erano a conoscenza, visto che i vampiri senz’anima bramavano soltanto il sangue umano.

      Guardò con disgusto il demone raggrinzito “Puoi chiamarmi Michael.”.

      Atterrò piano sul pavimento e si diresse verso la porta. Usando le maniche, si ripulì il sangue sulle labbra, poi lo guardò… sangue nero, sangue contaminato. Aprendo la porta, uscì sul marciapiede e si sistemò la giacca in modo che non si notassero gli strappi sulla camicia.

      Poi si voltò e tornò da dov’era venuto, notando che un gruppo di demoni si era radunato all’ingresso dell’edificio. Dovevano essere i subalterni di Morgana accorsi per ammirare colui che aveva ucciso la loro padrona. Quelle creature non mostravano alcun segno di vita umana e Michael non vi prestò attenzione mentre gli passava tranquillamente davanti.

      Aveva fatto quello che voleva fare e nessun’altra creatura lì meritava la sua attenzione… il loro potere di basso livello non valeva il suo tempo. Più erano potenti, più avevano il sapore dei Caduti… ne era sicuro.

      La scarica procuratagli dal sangue di Morgana adesso gli pulsava nelle vene ad un ritmo pacato e caotico. Lo stava riscaldando e stava intensificando i suoi sensi… ciò gli ricordò di quando aveva bevuto il sangue di Aurora.

      Michael si bloccò quando si rese conto di cosa stava pensando. All’eccitazione si aggiunse subito il panico e il pensiero di Aurora gli fece accumulare la paura nello stomaco, accompagnata da un brivido profondo. Ricordò l’avvertimento di Kane dopo aver ucciso Samuel sul tetto. Aveva fatto notare ad Aurora la pericolosità del lasciargli bere il proprio sangue.

      Cercando un motivo, si ricordò di Samuel che sfidava Aurora, dicendole che i demoni in città erano abbastanza forti da uccidere con facilità un Caduto… e che ne avevano già uccisi altri finora. Quei demoni erano un pericolo per lei… Samuel non aveva mentito su questo.

      Un lento sorriso affiorò sulle labbra di Michael. Adesso aveva un valido motivo per nutrirsi dei demoni che vagavano per Los Angeles. Non solo avrebbe protetto Aurora, ma avrebbe anche soddisfatto la propria brama con il sangue diluito degli ibridi. Assumendolo a piccole dosi sarebbe riuscito a controllarne meglio gli effetti collaterali indesiderati, come i terremoti o l’essere ucciso da Syn.

      “Sarà un bene per tutti.” concluse Michael, poi infilò le mani in tasca godendo della propria eccitazione e cercò la sua prossima vittima.

      Capitolo 4

      Micah sospirò per l’ennesima volta da quando aveva telefonato ad Alicia. Finora Tasuki era andato a controllare la lupa sei volte, Titus aveva allontanato altri tre agenti quando Phillip si era trovato in difficoltà, e la guardia prigioniera aveva iniziato a mordicchiarsi un polso nel tentativo di liberarsi dalla sedia.

      All’improvviso il lupo aveva voglia di andarsene ma, ovviamente, non era colpa sua. Loro si annoiavano, perciò avevano iniziato a prenderlo in giro, tramite l’interfono, su quello che gli avrebbe fatto Luca quando avrebbe scoperto che era una spia.

      “Non è così che volevo passare la giornata.” si lamentò Tasuki.

      “Ti ho sentito.” borbottò Micah, sperando che Alicia si sbrigasse. Gli aveva detto che Damon non c’era, perciò lui era ancora più impaziente di vederla.

      Tasuki


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