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La Lista Dei Profili Psicologici. Juan Moisés De La SernaЧитать онлайн книгу.

La Lista Dei Profili Psicologici - Juan Moisés De La Serna


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a chiedere, senza poter vedere nulla.

      –E’ solo una granata stordente, non è niente di che!― rispose una seconda voce in tono sarcastico.

      –Una granata, siete pazzi?― dissi in tono sarcastico tentando di alzarmi, quando mi resi conto che qualcosa mi teneva insieme le mani.

      –Si calmi e non cerchi di alzarsi, è in arresto ed è legato mani e piedi con fascette di plastica a mo’ di manette.

      –Ammanettato? Che ho fatto?― chiesi cercando di sfregarmi gli occhi, per capire se riuscivo a vedere qualcosa.

      –Che cosa non ha fatto, vorrà dire― chiese quello che usava il sarcasmo come modo di parlare.

      –Lei è d’accordo con le accuse di intralcio alla giustizia e coinvolgimento in un’organizzazione sospettata di riciclaggio di denaro?― disse la voce autoritaria.

      –Appartenenza a cosa…?, io lavoro e basta― risposi, senza sapere a cosa si riferissero.

      –E questo?, Stava organizzando le sue prossime vacanze?― chiese in tono sarcastico.

      –Quale?― chiesi, cercando di pulirmi gli occhi per vederci, ma avevo ancora la vista appannata.

      –New York, Parigi, Vienna… che cosa ci va a fare?, In vacanza?― tornò a chiedere con sarcasmo.

      –Mi hanno dato un incarico― risposi, senza capire cosa ci fosse di male in questo.

      –Molto bene, continui a collaborare e avrà una pena ridotta― affermò quello che parlava in tono autoritario.

      –Pena? Quale pena?― chiesi senza sapere neppure con chi stavo parlando.

      –Non crederà che arriveremo a un accordo per scagionarla?, per questo c’è bisogno di molto più della sua testimonianza, dovremmo arrivare alla testa dell’organizzazione.

      –Quale organizzazione?,quale testa?― chiesi confuso, perchè non riuscivo a capire a cosa era dovuta tutta quella situazione.

      –Non lo sa, la testa, il massimo dirigente, quello che chiamano Maestre― disse il sarcastico.

      “Maestre?”― mi chiesi tra me e me, cercando di rispolvere i problemi nel poco tempo che ero riuscito a recuperare. ―“Stanno cercando quelli con cui ho appena finito di parlare”.

      –Non conosco nessun Mestre― affermai categoricamente per vedere la loro reazione.

      –Sí, certo, allora ci siamo sbagliati. Abbiamo passato mesi sulle sue tracce, e anche quando ci ha portati in città, non sa quello che fa?, si è incontrato con lei e ha preso il primo volo di ritorno. Non le sembra sospetto? ―rispose con sarcasmo.

      –Forse la verità e forse no, può essere che avessero fretta― risposi con lo stesso tono sarcastico.

      –Allora, conferma che lo conosce?― disse la voce autoritaria.

      –Non ho detto questo― risposi, confuso per la sua affermazione.

      –Ha appena detto che non conosce nessun Maestre e ora dice che aveva fretta, è chiaro che lo sta coprendo, perchè?― chiese la voce autoritaria.

      Mi portai una mano sulla testa, e dissi rapidamente:

      –Voglio un avvocato, non dirò altro senza un avvocato, conosco i miei diritti.

      –Non siamo poliziotti, e neppure del fisco, siamo della Sicurezza Nazionale, e lei ha un grosso problema. Questa gente che difende è sospettata di molti delitti, traffico d’influenza, riciclaggio di denaro, tratta di esseri umani… e la lista continua, in realtà fanno quello che vogliono, quando vogliono e dove vogliono― affermò l’uomo con la giacca che aveva un’arma in mano e che parlava in tono autoritario.

      Alla fine riuscii a vederci bene mentre mi si schiarivano le idee. Nella stanza c’erano sei persone oltre me. I due con la giacca che erano quelli che parlavano e altri quattro che avevano giubbotti antiproiettile e caschi, e i mitra, quelli di piccoli dimensioni,come la portano le forze di intervento rapido in caso di sequestro o simili.

      Ma in quell’occasione io ero la vittima e loro i sequestratori, almeno così sembrava per la proporzione di sei a uno, e perchè tutti erano armati tranne io.

      –Di quale corpo avete detto di essere?― chiesi, ricordando che non mi avevano mai letto i miei diritti.

      –Non glielo abbiamo detto― affermò quello che doveva essere il capo, che parlava con voce autoritaria.

      –Non so cosa volete, ma sono sicuro che avete sbagliato persona― insistetti sulla mia innocenza.

      –E questi biglietti?― chiese il secondo con la giacca che agitava nervosamente la propria arma come se volesse sparare in alto, mentre mi mostrava i biglietti del treno e la documentazione che avevo ricevuto pochi minuti prima.

      – E’ un incarico, ve l’ho già detto.

      –Deve portare qualcosa?

      –No.

      –Deve andare a prendere qualcosa?

      –No.

      –Allora per cosa va?― chiese quello con la giacca, nervoso, sventolandomi i biglietti in faccia.

      –A fare un profilo di queste persone.

      –Un profilo?, ci prende in giro? Crede che qualcuno ricercato a livello internazionale si disturberebbe per un profilo?, ci ha presi per stupidi?― chiese duramente, abbandonando il suo tono ironico.

      –Non so nulla di lui, nè cosa fa o non fa, vi dico solo che mi ha dato questo incarico.

      –E quanto le ha offerto?

      –Offerto?

      –Sí, per il lavoro, quanto?

      –A dire il vero non abbiamo parlato di denaro.

      –Come? Stia a sentire!, non posso sentire altre sciocchezze, mi faccia prendere informazioni a modo mio― disse l’uomo con la giacca, nervoso, all’altro che doveva essere il capo ―dammi una mezz’ora con la porta chiusa e canterà come un usignolo.

      –E’ la verità― dissi, mentre tentavo di alzarmi.

      –Non si alzi!, le ho detto― affermò l’uomo autoritario mentre mi puntava la pistola in mezzo agli occhi.

      –Va bene!, va bene!, rimango dove sono, ma vi assicuro che è tutto quello che so.

      –Perchè vuole questi profili?, Chi sono queste persone?, bersagli?, contatti?,…

      –Non so nulla, vi ho detto tutto quello che so― insistetti, guardando l’arma che teneva a pochi centimetri dalla mia fronte.

      –Sarà meglio che sia così. Faremo così, vogliamo che continui con il piano e intervisti queste persone, e che porti a termine il lavoro, e quando porterà i profili interverremo noi― disse l’uomo autoritario mentre con un gesto faceva uscire gli altri dalla stanza.

      –Quando e dove sarà la consegna?― chiese quello nervoso, mentre gli uomini armati di mitragliette uscivano dalla stanza camminando all’indietro.

      –La consegna?, che consegna?― chiesi, vedendo che l’autoritario non aveva ancora abbassato l’arma.

      –I profili!, quando e dove deve consegnarli?― chiese l’autoritario, avvicinando ancora di più l’arma.

      –Non lo so, non l’hanno detto― risposi, cercando di essere il più convincente possibile.

      –Vuole dirci che è venuto qualcuno a darle un incarico, e non sa se la pagherà, nè quando e dove deve consegnare il frutto dell’incarico?― chiese, sarcastico, il secondo uomo con la giacca.

      –Sì!― cercai di dire con voce strozzata.

      –Non è credibile, ci sta facendo perdere tempo, ma crede che siamo scemi?― chiese di nuovo l’uomo nervoso mentre camminava da un lato all’altro della stanza.

      –Vi ho detto tutto quello che so, cos’altro volete da me?

      –La verità!, per cominciare―


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