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Il Cuore In Attesa. Dawn BrowerЧитать онлайн книгу.

Il Cuore In Attesa - Dawn Brower


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alla persona che aveva conosciuto al liceo. "Non devi stare qui se non vuoi".

      "Su questo ti sbagli" – rispose – "Proteggerti è il mio lavoro".

      "Oh?" Lana alzò un sopracciglio. "Mi sono persa qualcosa?"

      Maledizione. Non avrebbe dovuto dirlo. "Nolan Pratt è scappato…"

      Per la centesima volta sperò che non avesse mai conosciuto quell'uomo.

      "Ren lo sa? Vorrà parlare con Dani e con lo studio legale, potrebbero essere tutti in pericolo…" Lana prese il suo cellulare e iniziò a digitare un numero. "È Claire…"

      Aveva dimenticato che sua sorella fosse amata da così tante persone. Avrebbe dovuto odiarla per quello, ma Claire era una brava persona e non avrebbe mai potuto odiarla per qualcosa. Reese non era mai riuscita a farsi degli amici e comunque non era stata colpa di Claire. Era facile incolpare le sorelle e lei l'aveva incolpata in più di un'occasione.

      Era abbastanza grande da capire che era sbagliato. Aveva preso le sue decisioni, doveva incolpare se stessa, non gli altri. Doveva convivere con le sue scelte e per la maggior parte non aveva molti rimpianti. Aveva pensato alla sua carriera e, nel processo, la sua vita sentimentale si era sgretolata. Forse se avesse lavorato di più su quell'aspetto della sua vita non avrebbe mai frequentato Nolan, tanto per cominciare.

      Non avrebbe mai dovuto ascoltare sua mamma quando le parlava di lui. Si era comportato malissimo a scuola e questo avrebbe dovuto farle capire che persona fosse. Sua madre l'aveva convinta che le persone potevano cambiare e che non avrebbe dovuto giudicarlo per i suoi comportamenti adolescenziali. Nolan aveva fatto il resto con il suo fascino e la sua bella faccia.

      "Tranquilla" Dane mise una mano sul braccio di Lana. "Carter si sta prendendo cura di Claire. Tornerà presto".

      Il suo adorato fratello era corso ad avvertire la loro sorella e aveva lasciato che Dane badasse a lei. Ok, forse era un po' cattiva. Era decisamente colpa sua se le cose fossero andate a finire in quel modo nella sua vita, ma non poteva evitare di sentirsi esclusa. Claire e Carter avevano un forte legame. Sicuramente voleva bene anche a lei e voleva proteggerla; ma non l'aveva chiamata per vedere come stesse né l'aveva invitata ai suoi eventi come invece aveva fatto con Claire. Ne era passato di tempo da quando aveva riflettuto a lungo sulla sua vita e aveva deciso cosa volesse realmente.

      "Ah bene" disse Lana riagganciando il cellulare. "Ren non ha risposto. Avevo dimenticato che è in sala operatoria".

      "Andrà tutto bene" disse Reese. "Sono sicura che lo prenderanno presto e questa preoccupazione sarà stata inutile". Cavolo, lo sperava davvero.

      "È una minaccia. Se verrà a cercare una di voi…"

      L'ultima volta Nolan non aveva dato la caccia a lei, era ossessionato da Claire. Il bastardo probabilmente era uscito con Reese per arrivare a sua sorella. Cosa che non riusciva a capire… Aveva rotto con Claire per uscire con lei. Perché l'aveva fatto se poi l'aveva perseguitata? Si era pentito di quella decisione o aveva perso la testa? Reese rischiava di impazzire cercando di capire le motivazioni di quel folle. Doveva dimenticarsene e andare avanti.

      "Matt non lascerà che succeda qualcosa a Claire. Scommetto che ora la starà convincendo ad andare a vivere da lui". Le labbra di Lana si inclinarono verso l'alto. "L'ho aiutato dopo il suo incidente e Claire gli ha fatto passare l'inferno. Pensi che accetterà mai di sposarlo?"

      Un rumore di passi riecheggiò nel corridoio. Tutti si girarono per vedere di chi si trattasse. I discorsi su Nolan avevano agitato tutti. Carter si fermò e li guardò. "Stavate parlando di Matt e Claire?"

      "Sì" disse Reese, sollevata che non fosse Nolan – anche se dubitava si facesse vivo alla luce del sole. Era molto furtivo e li avrebbe colti tutti di sorpresa se avesse deciso di farsi vedere. "Sta bene?"

      "Sì. Stasera abbiamo una cena a casa di nostra mamma".

      "Dobbiamo per forza?" Sua madre era stata implacabile dopo la questione Nolan. Reese non aveva nessuna intenzione di vederla per nessun motivo e, infatti, cercava di evitarla il più possibile. "Sarà terribile".

      "Ma ha il diritto di sapere cosa sta succedendo. Anche lei potrebbe essere un possibile bersaglio".

      Aveva ragione. Odiava ammetterlo e sperava non fosse così. "Claire come ha preso la notizia?"

      Doveva smettere di essere egoista e pensare alle persone importanti della sua vita. Se voleva farsi degli amici e magari innamorarsi doveva smetterla di pensare solo a se stessa. Non tutto girava intorno a lei.

      "Non bene" disse Carter. "Matt si sta dando da fare per portarla fuori città. Potrebbero anche sposarsi in segreto mentre sono via".

      "Ha accettato la sua proposta di matrimonio?" Lana batté le mani eccitata. "Devo chiamarla". Prese il cellulare e si allontanò da tutti.

      Erano successe troppe cose a Reese per poter andare a pranzo con Jessica e Lana… Era meglio non andarci. Con Nolan in fuga, non voleva mettere in pericolo altre persone. Si sarebbe occupata degli altri un altro giorno.

      "Verranno anche loro stasera?"

      "Sì" disse Carter, poi si rivolse a Dane. "Voglio che vieni anche tu. Dobbiamo metterci d'accordo su come mettere al sicuro Reese finché Nolan non sarà arrestato".

      "Contaci" rispose e poi sorrise. "So quanto ci tiene a me tua mamma".

      In realtà lo odiava. Lo aveva sempre considerato inferiore a Nolan. Rachel Jackson non poteva essere più sbagliata. Potevano anche avere gli stessi geni, ma Dane Hunter era molto più bravo. Reese forse era stata accecata dal fascino di Nolan, ma ora vedeva le cose in modo chiaro. Sicuramente li aveva giudicati male; però sperava che avrebbe imparato a vedere le persone realmente per quelle che erano. Dane non avrebbe mai fatto del male ad un bambino, ma non poteva dire lo stesso di Nolan.

      "Avrò bisogno di andare a casa a cambiarmi però." Disse rassegnata. "Devo finire il mio turno. A che ora è la maledetta cena?"

      "Va' a lavorare" disse Carter. "Sarò qui per accompagnarti a casa quando sarai pronta".

      "Non posso chiederti di rimanere così a lungo…" Odiava veramente che sentisse il bisogno di restarle accanto e proteggerla. Voleva che se ne andasse e che la lasciasse lavorare senza doversi preoccupare anche di lui.

      "Non ti preoccupare" rispose bruscamente. "È il mio lavoro e sei mia sorella. Non discutere con me".

      "Ok" concordò in modo riluttante. Poi se ne andò lasciandogli fare quello che aveva programmato di fare mentre lei finiva il suo turno. Sarebbe stato un giorno lungo e persino una lunga notte, dopo che tutto era stato detto e fatto. Non aveva la forza né l'energia per discutere con lui. C'erano cose molto più importanti che avrebbe dovuto fare… Come ad esempio guardare diversamente Dane. Forse l'aveva giudicato troppo duramente in merito a quello che era successo a Halie… Non era l'uomo nero della sua immaginazione e doveva cercare di fidarsi di qualcuno, quindi perché non iniziare da lui?

      CAPITOLO 4

      Se Dane avesse dovuto scegliere tra farsi arrostire allo spiedo, diventare il pasto di un branco di segugi infernali o andare a cena a casa di Rachel Jackson, avrebbe preferito legarsi ad un rogo e prepararsi per una morte orribile. Ecco quanto odiava la matriarca della famiglia Jackson. Era stato a mangiare lì pochissime volte e ogni volta quella donna l'aveva fatto sentire inferiore in tutti i modi possibili. Dire che era una criticona non le rendeva giustizia. Non si teneva le opinioni per sé e tutti intorno a lei erano dei potenziali bersagli. I suoi figli erano i suoi preferiti da appendere al muro o mettere a testa in giù sul soffitto – era meglio uccidere un pipistrello nella sua pignatta… I suoi pensieri proverbiali stavano sfociando in un caos emotivo.

      Non c'era mai stata una cena a cui aveva partecipato in cui qualcuno non se n'era andato in lacrime o arrabbiato. Erano quelli i modi con cui discutevano con la loro madre e spesso prevalevano entrambi. In più di un'occasione era grato che la sua famiglia fosse meglio della loro. Forse non aveva avuto una figura paterna esemplare, ma sua madre era sempre stata fantastica. Ora doveva entrare nella gabbia del leone e sperava che la signora Jackson non li mangiasse tutti e li sputasse per poi spedirli nell'oblio.

      "Cosa devo fare


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