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Incantata Dal Capitano. Amanda MarielЧитать онлайн книгу.

Incantata Dal Capitano - Amanda Mariel


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lo sbirciò e, nonostante la rabbia, dovette riconoscere qualcosa in quell'uomo. Il capitano Blackmore era più di quello che sembrava. Le doleva ammetterlo, ma non l'aveva costretta a fare nulla e non l'aveva maltrattata in alcun modo. Le parlava con sincerità e sembrava che gli importasse di ciò che lei diceva. Era possibile che un pirata fosse un uomo rispettabile?

      “Molto bene. Vi accompagnerò a fare una passeggiata una vola al giorno, finché resterete a bordo.”

      Lei gli rivolse un sorriso trionfante. “Potrete farlo subito dopo aver disposto il mio bagno ed avermi trovato dei vestiti puliti. Se non avete una vasca, andrà bene anche una brocca d'acqua.”

      Jasper sospirò, girandosi dall'altra parte, poi uscì dalla cabina senza dire una parola. Il cuore di Prudence sobbalzò al sentire il rumore del chiavistello. Le avrebbe mandato quello che aveva chiesto? E sarebbe ritornato? Forse non avrebbe dovuto essere così maleducata.

      CAPITOLO 3

      Japser non aveva mai incontrato una donna così irritante. Un bagno! Su una dannata nave pirata! Chi credeva di essere? Il capitano? Dal modo in cui impartiva ordini, sembrava di sì. Bene, non si sarebbe piegato ai suoi desideri. Forse non avrebbe dovuto affatto salvarla. Svoltò l'angolo, entrando nel corridoio. Spesso il suo mozzo si trovava lì.

      “Kipp”, chiamò quando vide il ragazzo, che era come un figlio per lui, che stava affilando un coltello.

      Kipp mise da parte il lavoro e si alzò di fronte a lui. “Sì, capitano?”

      “Trova una bacinella di acqua fredda ed un mucchio di stracci e portali nella mia cabina. Lì troverai la ragazza che ho salvato dalla Black Dawn. Portale quelle cose, insieme a un paio di tuoi pantaloni e a una camicia. Non attardarti e non lasciare entrare nessun altro. Chiudi a chiave la porta quando esci.”

      Avrebbe scommesso che quella donna non sarebbe stata contenta di indossare abiti da uomo o addirittura da ragazzo. Era la giusta punizione per averlo fatto dannare così. Forse quei vestiti l'avrebbero fatta sentire così poco a suo agio che sarebbe rimasta sottocoperta. In qualche modo dubitava di essere così fortunato, ma almeno quella ragazza avrebbe potuto confondersi meglio sul ponte, indossando dei pantaloni. Oppure no? Un'immagine delle sue curve avvolte in abiti stretti gli attraversò la mente. Dannazione!

      Kipp arrossì per un attimo. “Volete che io le dia dei pantaloni?”

      “Sì. E adesso vai.”

      “Okay.”

      Jasper lo guardò allontanarsi per eseguire i suoi ordini. Erano due anni che Kipp era a bordo della Marion. Jasper lo aveva trovato ferito, nascosto nell'acqua di sentina. Invece di mandarlo all'orfanotrofio, gli aveva permesso di rimanere come mozzo.

      Dopo un po' di tempo, Kipp gli aveva confidato di essere stato abbandonato, affermando di avere sedici anni, quindi abbastanza grande per firmare i documenti di bordo. Kipp sembrava felice sulla Marion, andava d'accordo con l'equipaggio, lavorava sodo e si era dimostrato fedele. Era diventato come uno di famiglia per Jasper.

      “Capitano.” Hawkins gli diede una pacca sulla spalla, distogliendolo dal quelle fantasticherie. “Cosa aveva deciso per quella donna?”

      Jasper strinse la mascella. Non voleva parlare di lei, ma Hawkins aveva tutti i diritti di indagare. Non solo era un membro fidato dell'equipaggio, ma era anche suo cugino. “Vuole andare in America.”

      “La accompagnerete?”

      Jasper si strofinò la nuca. Aveva la netta impressione che Hawkins non avrebbe approvato. L'uomo seguì il capitano mentre camminava.

      “Le ho detto che le troverò un passaggio, ma solo dopo che la Marion sarà stata riparata. Per ora, dobbiamo seguire la rotta.” Poi si voltò verso il cugino. “Dite a Payne e Finch di riparare quello che possono, mentre viaggiamo.”

      “I danni alla nave non sono gravi. Payne ha già aggiustato la maggior parte di quelli sul ponte. Finch è sottocoperta e sta lavorando in questo momento.”

      “Dimenticate che io stesso ho controllato i danni? Non ho bisogno di un resoconto. Controllate solo che le riparazioni continuino”, scattò. Avere quella donna a bordo gli pesava ed aveva già messo a dura prova i suoi nervi in vari modi. Anche la sua pazienza stava diminuendo ad ogni istante: quella situazione non andava bene, né per lui né per l'equipaggio.

      Hawkins annuì. “Sì, capitano.”

      “Ora, se volete scusarmi.” Jasper di diresse veloce verso il cassero, non desiderando parlare ancora. Comunque, provava il desiderio di andare a controllare come stesse Prudence. Ormai, doveva essersi lavata e vestita. Voleva ancora fare una passeggiata sul ponte?

      “Capitano.” Styles lo chiamò, correndo verso di lui. Una punta di fastidio attraversò Jasper.

      “Cosa volete?” Inarcò in sopracciglio, irritato.

      “Vi ricordate di quella seta azzurra che avevamo?” Styles sorrise.

      “Cos'è successo?”

      “Preferisco mostrarvelo, capitano. Seguitemi.”

      Styles si avviò correndo verso la zona riservata all'equipaggio. Jasper diede un'occhiata al cassero, prima di seguirlo. L'avrebbe fatta finita con quelle assurdità, poi sarebbe tornato nella propria cabina. Per quanto si sforzasse, non riusciva a togliersi quella ragazza dalla mente. Voleva vederla- aveva bisogno di vederla.

      “Visto che abbiamo una signora a bordo, ho pensato di fare buon uso di quel tessuto.” Styles svoltò nelle stanze dell'equipaggio.

      Jasper lo seguì, mentre la sua irritazione aumentava ad ogni passo. “Non riesco a capire come le due cose possano avere qualche relazione.”

      “Vedrete, capitano.” Styles si fermò, poi sollevò un fagotto di stoffa dalla sua cuccetta e lo spiegò di fronte a Jasper.

      “Le avete fatto una dannata gonna?” Jasper fissava le pieghe del tessuto, senza sapere cosa dire. Una cosa era certa: la donna non avrebbe indossato quella gonna sulla sua nave. Non aveva alcuna intenzione di viziarla, non desiderava vederla avvolta nella seta. Non voleva che il suo equipaggio- e anche lui, ad essere onesti- la vedesse come una signora. La Marion era una nave pirata, non un camerino londinese.

      “Immaginavo che avesse bisogno di qualcosa da indossare, visto che il suo abito è rovinato.”

      “Vi siete sbagliato, Styles. Questo non è un dannato tea party a Londra.”

      Jasper si voltò per uscire.

      “Capitano”, Styles gli si avvicinò e gli gettò la gonna tra le braccia. “Avrà bisogno di un vestito decente quando sbarcherà.”

      Con un cipiglio, Jasper prese possesso di quel fronzolo. Buttò il fagotto di seta in un secchio, poi si diresse verso la propria cabina. Quella ragazza non avrebbe ricevuto regali dal suo equipaggio.

      Prudence si allacciò l'ultimo bottone della camicia bianca che le avevano imprestato, poi fece un passo indietro per osservarsi nello specchio ovale sopra la bacinella. La camicia non era nel suo stile, con il colletto svolazzante e le maniche arricciate, ma le piacevano i pantaloni. Aveva sempre preferito i calzoni da uomo alle gonne: limitavano meno i movimenti ed era molto più difficile inciampare o rimanere impigliati da qualche parte, come avveniva spesso con le gonne.

      Mr Stratford avrebbe approvato che lei indossasse abiti maschili? L'aveva vista in pantaloni qualche volta e non aveva mai sollevato un sopracciglio in disapprovazione. Tuttavia, ciò non significava che glielo avrebbe permesso, una volta sposati. Ma cosa importava? Prudence trasse un sospiro. Non è che avesse un'altra scelta. Suo padre voleva che lei sposasse Mr Stratford, e lei avrebbe fatto come desiderava. Sperava che sarebbero andati d'accordo ed avrebbero imparato ad amarsi.

      Osservò i dettagli della stanza. Un ampio letto sporgeva dalla curva di una parete, una scrivania di mogano era ancorata al muro dalla parte opposta e la bacinella per lavarsi occupava la parete più lontana, insieme ad un armadio. Si sentiva particolarmente attratta da un baule ai piedi del letto. Cosa


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