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Raji: Libro Uno. Charley BrindleyЧитать онлайн книгу.

Raji: Libro Uno - Charley Brindley


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Il banchiere gli aveva chiesto di suo padre, poi gli aveva dato un suggerimento.

      “Forse dovresti pensare di affittare la fattoria a qualcuno che possa lavorarci”.

      “Leasing?” Aveva chiesto Fuse.

      “Sì, mancano solo quattro mesi alla semina primaverile. Se tuo padre non si sarà ripreso per allora, la fattoria potrebbe andare avanti un altro anno senza guadagnare nulla”. Il banchiere si era tolto gli occhiali e aveva preso un fazzoletto di seta bianca dal taschino del suo abito gessato. Con il fazzoletto aveva pulito una delle lenti di vetro. “In realtà”, aveva messo gli occhiali controluce, “sprofonderete ancora di più nei debiti”.

      Arare il terreno e piantare duecento acri era il lavoro più difficile dell'intero anno. Anche se Fuse avesse lasciato la scuola, non avrebbe potuto farlo da solo.

      “Puoi prestarmi abbastanza soldi per assumere due braccianti?”

      “Vincent, sai che pago il dottor Mathews e l'infermiera Smithers ogni mese”. Si era messo gli occhiali e aveva ripiegato con cura il fazzoletto. “Ti ho già anticipato più soldi di quanti avrei dovuto. Se il nostro consiglio di amministrazione scoprisse che ho prestato dei soldi senza garanzie, potrei perdere il lavoro”.

      “Sono spiacente, Mr. Kupslinker. Questo non lo sapevo.” Fuse non aveva pensato alla possibilità che suo padre restasse disabile a lungo. Se fosse rimasto altri quattro mesi senza entrate, non sarebbe mai migliorata la situazione.

      “Avere qualcuno che gestisca la fattoria è una buona opzione.” Il sorriso del signor Kupslinkeraveva rivelato due file di piccoli denti pari. Sembrava che fossero stati limati.

      Fuse non sapeva cosa dire. Non si era mai occupato di nulla era suo padre che gestiva l’agricoltura.

      “Puoi dare la fattoria in affitto a lungo termine. Consegnare la terra ad un…” Il banchiere si era fermato per schiarirsi la gola. “Ad un contadino competente, qualcuno di cui ci fidiamo, che può portare a termine il lavoro”.

      Fuse era contrario a permettere a qualcun altro di lavorare alla fattoria, perché assomigliava troppo ad una mezzadria, e sapeva che suo padre non avrebbe mai acconsentito a una cosa del genere. Aveva lavorato alla fattoria per quasi dieci anni, assumendo aiutanti quando ne aveva bisogno, fino a quando non era caduto dal mulino a vento e si era infortunato alla colonna vertebrale ad ottobre. Aveva cercato di prendere una chiave inglese, sostituendo una bronzina sull'asse, quando un'improvvisa folata di vento aveva fatto girare la banderuola di coda, facendolo cadere dalla piattaforma.

      Il dottor Mathews aveva detto a Fuse che non si poteva fare più nulla. Il braccio rotto era già guarito, ma la ferita alla schiena sarebbe dovuta guarire da sola. L'infermiera Smithers eseguiva una terapia fisica per mantenere in funzione i suoi muscoli, ma solo il tempo e il riposo avrebbero riparato il midollo spinale. Fino ad allora, suo padre era paralizzato dal collo in giù.

      “Non credo che papà vorrebbe che la fattoria venisse affittata”, aveva detto Fuse al banchiere.

      “Beh, in questo caso, non posso essere ritenuto responsabile di ciò che accadrà quando il consiglio scoprirà che ho anticipato un bel po’ di soldi alla tua fattoria. C'è la possibilità che venga pignorata, e magari messa all'asta”.

      Pignoramento. Allora dove andremmo io e papà? Vorrei che la mamma fosse qui.

      Aveva sempre preso lei tutte le decisioni riguardo ai soldi di famiglia.

      “Conosci Buford Quackenbush, vero, Vincent?”

      Fuse aveva annuito.

      “La sua fattoria confina con la vostra a nord. Ha un sacco di aiutanti, e penso che se ci rivolgessimo a lui con il giusto tipo di accordo, potrebbe essere disposto a rilevare la tua proprietà e a lavorare insieme in entrambe le fattorie”.

      “Devo pensarci, Signor Kupslinker.”

      “Potrei far preparare i documenti questo pomeriggio, e dato che tuo padre non è legalmente competente e tua madre è fuori Paese, potresti firmare per lui.”

      Fuse non sapeva se fosse legale o meno, comunque gli serviva un po’ di tempo per riflettere.

      “N-non so cosa fare”.

      “A volte bisogna fidarsidel giudizio di una persona più anziana in queste situazioni. Una persona che si occupa di affari da diversi anni. Conosci la mia reputazione, figliolo, e sai che non ho esitato in passato ad aiutarti”.

      “Sì, signore. Lo so.”

      “Adesso, vai a casa e pensaci su. Ma dobbiamo fare qualcosa entro la fine dell’anno. Manca solo una settimana. Se tua madre non sarà ancora tornata…Beh…” Aveva allargato le mani in un gesto impotente.

      Fuse si era alzato per andarsene e il signor Kupslinker lo aveva raggiunto per stringergli la mano. Non gli aveva mai stretto la mano prima. La sua mano era morbida e umida.Aveva ricordato a Fuse la pelle del collo di un maiale quando lo allontanava dalla mangiatoia per permettere ai più piccoli di mangiare.

      Il fuoco scoppiettò, interrompendo il ricordo di Fuse. Aprì lo sportello per mettere un altro tronco sul fuoco.

      “Mi prenderò cura degli animali prima di preparare la colazione, papà”.

      Diede a suo padre l'ultimo sorso di caffè e guardò verso l'angolo della stanza, vicino alle scale.

      “Credo che la mamma non sarà a casa per Natale”.

      Capitolo Cinque

      Cleopatra e Alexander non prestarono attenzione a Fuse quando aprì la porta della loro stalla. La coppia di cavalli da tiro percheron, mangiando, oscillavano la coda mozzata. I loro abbeveratoi di legno di quercia erano posizionati alle estremità opposte dell'enorme stalla, ma ciò nonostante le loro code quasi si sfioravano.

      “Bene, Alexander”, disse Fuse, stringendosi accanto all'animale daventi quintali. “Vedo che qualcuno ti ha già dato l'avena stamattina”.

      Il cavallo maculato grigio e marrone alzò la testa e si fece da parte mentre sgranocchiava il grano con le potenti mascelle. Il suono ricordava a Fuse la ruota di un carro sulla ghiaia di una stradina di campagna.

      Cleopatra era un po’ più alta di Alexander. Con quasi diciotto mani, aveva un metro e mezzo al garrese.La punta della testa della giumenta era a più di due metri e mezzo da terra. Era di un nero massiccio, tranne la gamba anteriore destra, che era bianca dal ginocchio in giù. Il suo sfumato manto invernale splendeva di una brillante lucentezza. I due cavalli erano abbastanza forti da tirare una trebbiatrice a quattordici lame con Fuse in piedi sulla piattaforma, che guidava con le redini.

      I 360 acri di terra della fattoria dei Fusilieravevano due ruscelli che scorrevano fitti tra i boschi di betulle gialle e imponenti querce rosse. La legna per scaldare e cucinare proveniva da lì. 40 ettari servivano da pascolo per mucche e cavalli, due stagni ne occupavano altri 4, i restanti200erano terreno fertile per la coltivazione.

      Nelle giornate migliori, il padre di Fuse poteva arare 15 acri con Alexander e Cleopatra che tiravano l’aratro Ferguson a tre file. Senza ipercheron, sarebbe quasi impossibile per i Fusilier lavorare. Potrebbero farlo con un trattore Henry Ford, ma non potrebbero permettersi il prezzo di trecentocinquantacinque dollari del macchinario e nemmeno il carburante necessario per farlo funzionare. L’alimentazione per i cavalli – fieno, avena e mais – può crescere dalla terra, ma la benzina no.

      Fuse diede un colpetto sul fianco di Alexandere andò a controllare Cleopatra.

      “Spostati, tesoro.”

      Le diede una pacca sul sedere infilandosi tra lei e il lato della stalla.Il grosso animale obbedì e si fece da parte. Sebbene potesse facilmente schiacciare Fuse con un semplice spostamento del peso, fece come le era stato detto senza esitazione.

      “Ha dato da mangiare anche a te,” Fuse sussurrò mentre grattava a Cleopatra il collo piegato.

      La cavalla ruotò l’orecchio sinistro verso il suono della sua voce, ma continuò a sgranocchiare l'avena.

      Fuse alzò lo sguardo verso le robuste travi di quercia.


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