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La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno. Charley BrindleyЧитать онлайн книгу.

La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno - Charley Brindley


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arrivato.

      “Hai un grosso carico da trasportare,”mi disse quando misi il mio fagotto su un tavolo.

      “Sì, Bostar ci ha dato undici pagnotte per la catenella.” Le porsi la borsa, poi, senza pensare, premetti la mano sul fianco destro.

      “Perché ti tieni il fianco in quel modo?”

      “Oh,” dissi, togliendomi la mano per sciogliere il nodo del panno con il pane. “Non è niente.”

      Se le avessi detto cosa era successo con il grassone sullaCollina Rocciosa, avrebbe potuto decidere di non mandarmi più a fare commissioni. Oppure avrebbeanche potuto insistere sul fatto che Jabnet mi accompagni. Volevo dimostrarle che avrei potuto lavorare da sola e non finire nei guai.

      Yzebel aprì la borsa e si versò nel palmo le monete di rame e gli orecchini rimanenti. Sorrise.

      “Hai fatto un buon lavoro con Bostar.” Ripose gli oggetti nella borsa e tirò forte il cordoncino. “Ma ora mettiamoci al lavoro. I soldati saranno qui presto.”

      Jabnet aveva il maiale allo spiedo su un secondo fuoco, quindi mi sono data da fare con le lampade. Quando furono tutte illuminate, tagliai i meloni gialli e raccolsi i semi, sentendomi molto sollevata dal fatto che Yzebel non mi avesse chiesto perché ci avevo impiegato così tanto tempo per prendere il pane.

      “Per favore, sguscia quelle arachidi per me,” mi disse da accanto al fuoco, dove stava tagliando le carote per lo stufato. “Metti una ciotola piena su ogni tavolo e cospargili di sale. Ma solo un poco. Il sale è prezioso fino a quando i prossimi carri con i buoi non attraverseranno il deserto.”

      Finii con le arachidi e misi otto ciotole di terracotta vuote su ogni tavolo, insieme a cucchiai di legno, come se gli uomini li avrebbero mai usati.

      Subito dopo il tramonto, arrivarono due soldati e chiesero di essere nutriti. Riempii le loro ciotole con lo stufato e servii loro fette di melone, insieme a piccole fette di pane. Arrivarono altri uomini e presto tutti i tavoli furono occupati. Mi affrettai da un soldato all’altro con i succosi bocconcini di maiale che Yzebel aveva tagliato.

      “Annibale verrà stasera?” Chiesi quando allungai una ciotola per prendere un pezzo che Yzebel stava tagliandodall’osso.

      “No. Probabilmente sta cenando con quella donna, Lotaz.”

      La guardai. ‘Quella donna?’Cosa intendeva? Ho sentito un accenno di veleno nelle parole di Yzebel, come se Lotaz fosse un tipo di creatura diversa da lei?

      Proprio mentre stavo per chiederle cosa intendesse, un uomo affamato urlò per avere altra carne.

      Per tutta la notte, ci fu un andirivieni di soldati. Cercai Annibale, ma quella notte non venne. Alla fine, solo tre uomini rimasero ai tavoli. Impiegarono molto tempo con il loro cibo e le bevande, parlando di una grande spedizione in preparazione per Gadir, in Iberia. Non sapevo nulla dell’Iberia, quindi decisi di chiedere a Yzebel più tardi.

      Qualche tempo dopo mezzanotte, gli ultimi tre uomini se ne andarono. Yzebel, Jabnet e io iniziammo a pulire i tavoli.

      “Bene,”disse Yzebel, “almeno hanno lasciato un po’di cibo per noi stasera.”

      Raccogliemmo le monete e i gioielli dai tavoli, poi ci sedemmo per cenare.

      “Dov’è Iberia?”Chiesi a Yzebel.

      Prima che potesse rispondermi, quattro uomini ubriachi vennero lungo il sentiero, barcollando verso di noi.

      “Ha-ha!”Urlò uno di loro. “Guardate là, amici miei. È proprio la Ragazza Elefante.” Mi indicò e rise. “Chiamiamo il potente Obolus, e lei lo farà ballare sui tavoli per l’intrattenimento di stasera.”

      Riconobbi l’uomo odioso. Era l’ultima persona che avessi mai voluto vedere.

      Capitolo Nove

      I quattro soldati barcollarono verso un tavolo e si sedettero sulle panche. Fecero cadere una lampada e l’olio fiammeggiante si sparse rapidamente lungo il tavolo, accendendo un piccolo fuoco e facendoli scoppiare a ridere. Jabnet indietreggiò e anch’io, non sapendo cosa fare.

      Yzebel si tolse il grembiule sfilacciato e soffocò le fiamme. Gli uomini la applaudirono per il suo trucco geniale, poi sbattettero le mani sul tavolo per avere del cibo e qualcosa da bere.

      Jabnet sostituì la lampada rovesciata e diede loro le ultime tre ciotole di cibo. Quando portai una ciotola vuota sul tavolo perché condividesseroil cibo con il quarto uomo, avevano già inghiottito quella che avrebbe dovuta essere la nostra cena.

      “Occhio!”Gridò l’uomo che avevo riconosciuto. “La brutta Ragazza Elefante ci stenderà, come fa con tutte le bestie della foresta.”

      I suoi amici trovarono questa osservazione molto spiritosa, e apparentemente anche Jabnet pensò che fosse divertente, perché rise alle mie spalle. Il soldato rumoroso era lo stesso che mi aveva preso in giro quando Obolus mi aveva tirato fuori dal fiume. I suoi piccoli occhi grigi erano troppo vicini a un naso storto e i pochi denti che gli erano rimasti erano storti, spezzati e gialli. I suoi capelli assomigliavano a un groviglio di erbacce secche e mi chiedevo perché non fossero rossi come la sua barba trasandata. Non mi piaceva né lui né i suoi amici e desideravo che non mi chiamasse“Ragazza Elefante.”

      Sapevo che sarebbe stato più saggio andare via, invece gli diedi la mia occhiataccia più cattiva. Non fece altro che continuare a ridere di me.

      “Uh-oh,” disse uno dei soldati. Le tre dita medie della sua mano sinistra erano state tagliate, lasciando solo il pollice e il mignolo, che usava come se fosse un granchio. “Sta’ attento, Sakul, ti sta facendo il malocchio.”Mi schioccò le sue dita da granchio.

      Altre risate. Ero così vicina a Sakul, che il suo cattivo odore mi fece star male. Avrebbe potuto facilmente allungare la mano e tirarmi uno schiaffo oppure stendermi con un pugno, proprio come il grassoneaveva fatto con Tin Tin Ban Sunia. Ma poi anche io avrei potuto colpirlo o graffiargli la faccia, e l’avrei fatto se non avrebbe taciuto. Le mie mani erano serrate così forte che sentivo le unghie tagliarmi i palmi.

      “Liada!” Yzebel mi chiamò dal focolare. “Vieni ad aiutarmi.”

      Fissai gli occhi viscidi di Sakul, rendendomi conto che erano vuoti e umidi, proprio come il suo cervello stordito.

      Dopo essermi allontanata, sentii uno degli uomini dire,“Ti sei salvato per un pelo, Sakul.”

      “Affetta quegli ultimi due meloni per loro,”mi disse Yzebel. “E io vedo se riesco a tagliare un altro po’ di carne dalle ossa di questo povero maiale.”

      Presi un coltello dal focolare. “Non diamo loro altro vino. Ne hanno avuto abbastanza.”

      Jabnet ridacchiò e andò a un altro tavolo, per prendere una brocca di frescovino passito e quattro tazze da dare agli uomini.

      Conficcai il mio coltello in un grande melone per aprirlo. Dopo aver estratto e gettato via i semi, ne pugnalai un altro.

      “Liada,” disse Yzebel a bassa voce. La guardai. “Credo che quei meloni siano già morti,”continuò, facendomi l’occhiolino.

      Sì, avevo fatto un macello. Portai le quattro metà gialle sul tavolo, le tagliai a pezzi chebuttai nello spazio tra gli uomini. Sembrava che si divertissero a essere nutriti come animali, in competizione tra loro per vedere chi riuscisse a fare i rumori più disgustosi. Forse un trogolo per terra sarebbe stato più adeguato viste le loro abitudini alimentari.

      “Non è rimasto molto, ragazzi.” Yzebel raccolse i pezzetti di maiale arrosto con le dita e lasciò cadere la carne nelle loro scodelle. “Siete arrivati un po’ tardi per la cena.”

      Quando si sporsesul tavolo per prendere una ciotola, Sakul le mise una mano sul fianco. “Il tuo cibo raffinato non è l’unica cosa che sazia l’appetito di un uomo.”

      Yzebel si raddrizzò e pensai che tirasse indietro la mano per schiaffeggiarlo, ma si spostò soltanto una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Con mia sorpresa, gli sorrise


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