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La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno. Charley BrindleyЧитать онлайн книгу.

La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno - Charley Brindley


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sul fieno. “Sdraiati come me, cosìpotremo guardare le stelle.”

      Mi distesi per farle vedere come e lei si sdraiò accanto a me.

      “Tin tinbansunia,” disse e indicò una stella che sembrava più luminosa delle altre.

      “È bellissimo.”

      C’erano molte cose che volevo chiederle. Il lato del suo viso doveva farle male, e anche la nuca, nel punto in cui aveva colpito l’albero. E il marchio sul suo viso – come deve aver gridato quando l’ha marchiata. Mi chiedevo da dove venisse e come avesse imparato a creare il filo e quale lingua parlasse. Probabilmente era curiosa riguardo a me, chiedendosi da dove venissi e perché dormissi accanto a un grande elefante.

      Cercai di ricordarmi dove fossi solo tre giorni fa, ma ben poco era rimasto nella mia memoria. La mia vita sembrava essere iniziataal fiume, poco prima che Obolus mi salvasse dall’annegamento.

      Perché quegli uomini mi hanno gettata nel fiume? Chi erano?

      Non riuscivo a ricordare nulla. Ricordavo solo di aver avuto molto caldo e di non aver voluto altro che dormire, poi la forte proboscide di Obolus mi si era avvolta intorno per tirarmi fuori dall’acqua.

      “Tin tinbansunia,” dissi

      La ragazza ridacchiò e mi si rannicchiò vicino.

* * * * *

      Mi svegliai per via della paglia che mi cadeva sul viso. Obolus torreggiava su di me, mangiando dal suo pagliaio prima dell’alba. Mi chiedevo se Tin Tin dormisse ancora, ma se n’era andata.

      “Dov’è andata?”Chiesi a Obolus quando mi alzai e mi stiracchiai.

      La sua grande proboscidemi si avvicinò e mi si avvolse attorno alla nuca per poggiarsi sulla mia spalla. La accarezzai.

      “Immagino che volesse andare via prima che l’uomo grasso si svegliasse e scoprisse che non c’era.”

      Sollevai la sua proboscide dalla mia spalla.“Torno subito,” dissi, poi camminai lungo Via degli Elefanti.

      Accanto al sentiero, trovai quello che cercavo: più di quei blocchi alimentari. Ce n’era una pila dietro un pagliaio a metà del sentiero. Ne presi due e tornai di corsa da Obolus.

      Gli piacevano davvero quei blocchi. Quando finì il secondo, succhiò l’acqua dal suo abbeveratoio e se laversò in bocca.

      “Devo andare, Obolus.” Gli diedi una pacca sul lato del viso. “Verrò a vederti più tardi oggi dopo aver terminato il lavoro.”

      Emise un suono rimbombante e sollevò un po’ di terra con la zampa. Non ero sicurase volesse dirmiarrivederci oppurese avesse ancora fame.

* * * * *

      Tornai alla tenda prima che Yzebel si svegliasse, quindi spazzai via le ceneri dal fuoco della notte precedente per scoprire alcuni carboni ardenti. Vi aggiunsi dei ramoscelli e delle foglie e presto il fuoco divampò. Dopo aver riempito una pentola con l’acqua dalla borraccia, la posizionai sulle pietre del focolare.

      Yzebel sembrò sorpresa quando uscì dalla tenda e mi trovò a lavorare al focolare, ma poi sorrise e inspirò profondamente l’aria fresca del mattino.

      “Partiamo presto per barattare per leprovviste,”disse Yzebel. “Poi andremo a vedere Bostar per quanto riguarda lo zaffiro.”

      “D’accordo.”

      Spinsi tre grossi bastoncini di legno sotto la pentola, mi alzai e mi lavai le mani, pronta per partire.

      Il sole sorse non appena oltrepassammo la fine di Via degli Elefanti e continuammosul Sentierodelle Ceramiche. Stavamo andando dall’uomo dell’orzo per vedere se avesse del grano duro.

      “Sei mai stata nella città di Cartagine?”Chiesi.

      “Sì, ma è un posto enorme, con così tante persone che sono sempre di corsa. Ci vado solo se mi serve assolutamente qualcosa che non posso trovare qui.”

      Un carretto a due ruote venne verso di noi sullo stretto sentiero. Un vecchio con una tunica laceravi zoppicava accanto. Schioccò la frusta sulla testa del bue. Yzebel e io ci spostammo dal sentiero per lasciarlo passare. Vidi le ceramiche ammucchiate nel carretto. Tutte le ciotole, i vasi e le brocche erano decorate con navi dipinte, soldati ed elefanti. Uno strato di paglia faceva loro da cuscinetto sulla pista accidentata. Aveva infilato altra paglia tra i vari pezzi.

      Tornammo sul sentiero per continuare il nostro cammino. “Ti piace vivere nel campo?”Chiesi.

      “Sì, mi piace. Qui puoi conoscere le persone e fare amicizia. In una città grande, a nessuno importa degli altri. La loro unica preoccupazione è separarti dai tuoi averi. Se non hai nulla di valore, allora sei inutile per loro.”

      Oltre le ceramiche, arrivammo a un conciatore. L’odore del posto era terribile, come l’odore della carne in decomposizione, ma Yzebel si fermò per dire buongiorno. La sua tenda era attaccata al lato di un carro a due ruote, ma le ruote erano a raggi, e non solide come quelle del carro del vecchio con il carico di ceramiche. Una tenda da sole copriva il suo spazio di lavoro e gli faceva ombra, e diverse pelli di capra erano stese tra i pali di supporto affinché si asciugassero. Una pila di spessi pellami di bue giaceva alle sue spalle. Usava un martello di legno e una serie di piccoli pugni di ferro per decorare una corazza di cuoio con una scena di battaglia. Il pettorale giaceva su un blocco di legno rotondo posizionato sulle sue cosce.

      L’uomo disse buongiorno e sorrise mentre metteva da parte il suo lavoro. Si alzò in piedi e fui sorpresa di vedere che non era molto più alto di quando stava seduto. Le sue gambe magre si piegarono e dovette alzare lo sguardo per guardarci.

      Una donna uscì dalla tenda e prese le mani di Yzebel tra le sue.

      Yzebel sorrise alla moglie del conciatore. “Buongiorno, Avani.”

      “E questa chi è?”Avani mi indicò.

      “Lei è Liada.”

      “Liada? Laprigioniera della Rocca di Byrsa?”

      Annuii.

      “È lì che avevo già sentito quel nome.” Disse Yzebel. “Proviene dalla leggenda della principessa Elissa.” Mi guardò, corrugando la fronte.

      “Dove l’hai trovata?” Chiese Avani a Yzebel.

      Yzebel si voltò di nuovo verso la donna. “È arrivata ai miei tavoli solo l’altro giorno e ha deciso di restare.”

      “Ti sarà di grande aiuto, Yzebel. Hai sempre da fare con tutti quei soldati che vengono ogni notte.”

      Yzebel mi mise un braccio attorno alle spalle. “Potrebbe essere,” disse e mi fece l’occhiolino.

      Lasciammo il conciatore e sua moglie e oltrepassammo molti altri pellettieri mentre il sentiero percorreva un dolce pendio e attraversava gli alberi di carruba. Le lunghe e sottili foglie degli enormi alberi frusciavano nella brezza mattutina.

      “Come si chiama questa collina?”Chiesi.

      “Fonte fredda,”mi rispose Yzebel. “A causa della sorgente che scorre da sotto una grande pietra dall’altra parte. L’acqua è sempre gelida, anche nei giorni più caldi.”

      In fondo alla collina, arrivammo a un altro sentiero che si chiamavaSentiero dei Tessitori.

      “Tutti nel campo prendono la loro acqua fresca dalla sorgente.”

      Abbiamo visto molte persone impegnate a realizzare tessuti lungo entrambi i lati di questo nuovo sentiero.

      “Dove vanno tutte le ceramiche e le stoffe?”

      “Quasi tutto ciò che viene prodotto nel campo va all’esercito,”rispose Yzebel. “Soprattutto, ci sono armi e armature, ma i soldati hanno bisogno anche di altre cose. Abiti, ciotole, cibo, tende e qualsiasi altra cosa ti venga in mente. Ciò che l’esercito non compra va a Cartagine. Poi i mercanti caricano tutte le merci sulle navi per portarle attraverso il mare per barattare per oro, argento, spezie, seta e buoi.”

      Il numero di persone che conoscevano Yzebel era incredibile. Parlò con molti di loro lungo ogni sentiero.

      Arrivammo


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