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Promette Di Onorarti. Shanae JohnsonЧитать онлайн книгу.

Promette Di Onorarti - Shanae Johnson


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di Natale. Scout lo sapeva solo perché aveva visto l’annuncio sui giornali dell’alta società. Nessuna delle sue sorelle aveva ricevuto un invito.

      Quello di cui Scout fu più sorpresa era che il matrimonio fosse ancora previsto. Non escludeva che Crudelia potesse posticipare il matrimonio di qualche settimana per ottenere il ranch. Ma pensava che la matrigna conoscesse troppo bene le figlie del suo ex marito. Sapeva che non c’era modo che le cinque ragazze supponenti, sboccate e immature potessero far abboccare un uomo in tre anni, figuriamoci tre mesi.

      Riabilitare questi animali era diventato il lavoro della vita di Scout e anche di Saylor. Non avrebbero rinunciato per un uomo. Tutto quello che doveva fare era trovare un marito. Come sarebbe stato possibile? Le persone si sposano ogni giorno. E divorziano il giorno dopo, la sua famiglia ne era un esempio.

      Tuttavia, Scout faceva fatica a trovare un uomo da legare a sé. Non sapeva esattamente dove cercarsene uno… Nessuno dei ragazzi in città andava bene. Era cresciuta con loro. Li aveva battuti in troppi sport. Aveva alzato la mano per rispondere a tutte le domande che loro sbagliavano. Che sorpresa… ai ragazzi non piaceva.

      Forse avrebbe dovuto andare fuori città? Ma dove sarebbe andata una volta arrivata lì? In un bar? Non era una grande bevitrice. In un night club? Era ancora meno una ballerina. E non aveva niente da mettersi.

      Cosa pensava suo padre? Non è che gli uomini cadessero dal cielo.

      Il rumore di stivali sul terreno fece voltare Scout. Sei degli uomini più alti e più muscolosi che avesse mai visto in vita sua stavano camminando verso il recinto. Quello in testa era un bellissimo esemplare.

      Non era il più alto. L’uomo dalla pelle scura alla sua sinistra era più alto di qualche centimetro. Ma il tipo al centro si dava un po’ di arie. Il suo sguardo scuro era attento, concentrato. I suoi pettorali ampi erano chiaramente definiti dalla camicia marrone chiaro che indossava. Appoggiato al centro del suo petto c’era l’inconfondibile piastrina di identificazione rettangolare.

      Soldati…

      Cosa ci facevano dei soldati nel suo ranch? Cosa ci facevano sei soldati nel suo ranch? Subito dopo la lettura del testamento di suo padre e la folle condizione che aveva imposto alle sue sei figlie?

      Bingley doveva aver sentito lo stesso formicolio che gli percorreva la schiena perché stava scalpitando ancora. La sua testa agitò con più forza la corda. Non riusciva a vedere la minaccia che stava arrivando al suo fianco.

      Prima che Scout potesse reagire, il cavallo si impennò sulle zampe posteriori. Bingley riuscì a liberarsi e scappò. Scout era lenta mentre cercava di inseguirlo. Ma a quanto pare, non ce n’era bisogno poiché i sei soldati entrarono nel recinto e si misero attorno al cavallo.

      Capitolo Quattro

      Linc non era cresciuto con i cavalli. Nessuno degli uomini del presidente l’aveva fatto. Ma quando erano diventati un’unità sotto il generale, era stata una delle prime cose che Silver aveva spinto i suoi uomini a imparare. Ovvero come cavalcare ma anche come gestire un cavallo.

      “In una mandria, c’è sempre un leader passivo e c’è sempre un leader alfa,” amava dire il generale Silver. “Il cavallo alfa è a sangue caldo e prepotente. Spingerà e si infilerà per raggiungere la parte anteriore. Gli altri cavalli si toglieranno di mezzo, ma raramente li vedrai seguire l’alfa.”

      Quando quel possente cavallo biondo si impennò sulle zampe posteriori, Linc non ebbe bisogno di dare l’ordine. Si mosse silenziosamente, lentamente, nel recinto. I suoi uomini si aprirono a ventaglio dietro di lui, seguendo le sue orme.

      “Il capo passivo si occupa della mandria,” aveva insegnato loro il generale Silver. “Sono attenti agli eventi e staranno a guardare se un altro cavallo si sia allontanato o sia in difficoltà. È per questo senso di unità ed egualitarismo che altri cavalli li seguono volentieri.”

      Quando il cavallo biondo si era spaventato, aveva quasi fatto cadere la donna che lo portava a mano. In quell’istante, tutta l’attenzione di Linc si spostò dal cavallo agitato alla donna.

      Quegli occhi… Anche a metri di distanza, lo splendore del loro azzurro lo stupì. Le spalle di Linc si raddrizzarono quando quello sguardo mozzafiato si posò su di lui. Ebbe l’impulso di alzarsi sulle dita dei piedi e scalpitare a terra alla vista di lei. Voleva ringhiare come un orso allegramente nell’aria a tutto ciò che gli stava intorno. Voleva seguirla in giro per il recinto finché non avesse avuto tutta la sua attenzione.

      Ma qualcosa lo bloccava. Era il cavallo biondo e irritabile che ora era libero. Linc avrebbe voluto entrare in azione e puntare dritto verso l’angelo dagli occhi azzurri. L’aveva quasi fatto, ma la mano di Jefferson sulla sua spalla lo tratteneva.

      Linc aveva quasi dimenticato l’addestramento del Generale. Non si attacca mai un cavallo nervoso. Solo un alfa farebbe una mossa così sciocca. Ci si avvicinava al cavallo con calma, piano, passivamente, facendogli capire che non si intendeva fargli del male.

      Senza dire una parola, i sei soldati si sparpagliarono intorno al recinto. Lentamente, piano, con calma. Con la coda dell’occhio, Linc poteva vedere che anche i loro respiri erano sincronizzati. Gli uomini del presidente si mossero in squadra verso la bestia, bloccando ogni via di fuga.

      Il cavallo rallentò i suoi movimenti nervosi, ma non si fermò. La sua testa ondeggiava a destra e a sinistra, segno che fosse ancora nervoso. La voce di Jefferson si fece sentire. Con i suoi toni calmi e rilassanti.

      “Abbassa la testa, ragazzo,” disse Jeff. Alzò la mano destra mentre il braccio sinistro penzolava al suo fianco. “Va tutto bene. Siamo amici.”

      Come in trance, il cavallo iniziò ad ascoltare il comando di Jeff. Linc colse l’occasione per allontanarsi lievemente e girare intorno al cavallo verso la donna da cui il cavallo era scappato.

      Per la prima volta, Linc notò che in realtà c’erano due donne. Nessuna delle due si era spostata dal proprio posto sul lato opposto del recinto. Entrambe fissavano, con gli occhi azzurri spalancati, i sei uomini che circondavano il loro cavallo. Era chiaro che si trattasse di due delle figlie del generale. Se non fosse stato per i capelli castani e il mento orgoglioso, sarebbero stati gli occhi azzurri a dargliene conferma. Linc non aveva mai visto una tale sfumatura di azzurro.

      Squadrò rapidamente la donna dall’altra parte della recinzione. Era più giovane, aveva le guance un poco più paffute che lo mostravano. Il suo shock stava rapidamente svanendo per essere sostituito dal divertimento e da un’altra diavoleria, uno sguardo che il generale aveva l’abitudine di avere negli occhi prima di pronunciare un cambiamento avvertibile nel piano della missione.

      Lo sguardo di Linc passò oltre la giovane Silver fino alla donna all’interno del recinto. Ancora una volta, il suo sguardo trovò quello della donna e si fissarono. Ancora e ancora.

      La confusione che Linc aveva in testa da quell’ultima operazione si dissipò e si schiarì mentre lui guardava in basso verso quello sguardo azzurro cristallino. Sparito lo stress da combattimento, tutto aveva di nuovo un senso per lui. Tutti i suoi pensieri ebbero un senso. Tutta la sua comprensione e ragionamento si sincronizzarono e concentrarono su di lei.

      La mano di Linc avrebbe voluto avere una penna e dei foglietti adesivi. Voleva essere sicuro di non dimenticarsi nulla di lei. Non l’inclinazione dell’angolo delle sue ciglia a destra. Neppure come si dilatavano le narici quando lei espirava. Neppure come il centro-sinistra delle sue labbra polpose si contraesse mentre lei lo squadrava.

      Era sull’attenti per lei. Le sue spalle erano indietro. Il suo mento era alto. Ma non distolse lo sguardo come gli era stato insegnato all’accademia militare. No, guardò direttamente in quello sguardo azzurro, sperando di aver superato l’esame, mentre aspettava qualsiasi ordine lei potesse dargli. Perché sapeva, senza dubbio, che avrebbe accettato qualsiasi missione assegnatagli da quella creatura mozzafiato.

      “Chi sei?” chiese lei. La sua voce era altezzosa. Le sue parole taglienti. Il suo tono esigeva una risposta.

      Linc


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