Эротические рассказы

Salvato. Bailey BradfordЧитать онлайн книгу.

Salvato - Bailey Bradford


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avesse dormito per nulla, nemmeno quelle poche ore che era riuscito a farlo. Quel poco sonno era stato riempito dai sogni sensuali di un uomo dai capelli scuri con caldi occhi castani e il sedere più dolce che avesse mai visto. Le visioni dell’uomo si confondevano con quelle del lupo per poi tornare nuovamente all’uomo. Un nome, Mika, era uscito dalle labbra dell’uomo con una voce calda e sensuale. Mika, Mika… Non era un nome a cui aveva mai pensato, e non potÈ fare a meno di domandarsi dove la sua mente fosse stato in grado di trovarlo.

      L’intera esperienza era stata strana e Gabe immaginò che uno psichiatra avrebbe avuto pane per i suoi denti con l’analisi dei suoi sogni se mai gliene avesse dato la possibilità. Scrollandosi di dosso le sue preoccupazioni sul fatto di aver sognato di fare sesso—un sesso veramente, veramente sconvolgente—con un uomo che poteva trasformarsi in un lupo, gettò via le coperte.

      La sua erezione mattutina gli stava facendo veramente male, e pensò seriamente di alleviarla prima di controllare il lupo, ma non poteva giustificare la ricerca del proprio piacere a spese di un altro. Pur sapendo che era sciocco, indossò i suoi boxer in un tentativo di coprire la sua erezione mattutina. Gli sembrò solamente strano andare a prendersi cura del lupo con un uccello duro come il marmo.

      Aprì la porta della lavanderia, sorridendo in anticipo prima di vedere il lupo. Si bloccò sulla soglia. La sacca della flebo era vuota, la cannula sul pavimento, l’ago con ancora una piccola macchia di sangue non era attaccato al lupo. PerchÈ il lupo era scomparso.

      “Ma che diavolo?” disse irrompendo nella stanza, cercando freneticamente qualsiasi segnale di cosa fosse accaduto al lupo. Non poteva essere uscito; l’unica porta era quella da cui era entrato e che portava in casa. Perciò dove diavolo era finito il lupo? E perchÈ aveva la sensazione che qualcosa di vitale gli fosse stato strappato?

      Ispezionò la casa, cercando il lupo o qualche sua traccia, ma non trovò nulla. Poi si ricordò che la finestra della sua camera era rimasta aperta; la fresca brezza serale era stata troppo rilassante per resistere. La zanzariera tuttavia era stata bloccata. Non c’era modo per cui il lupo fosse stato in grado di aprire la serratura. Se il lupo fosse passato attraverso la finestra l’animale avrebbe rotto sicuramente la zanzariera. E quello lo avrebbe sicuramente svegliato. Corse fuori, notando che le porte della casa erano completamente chiuse ma non a chiave—lui raramente le chiudeva a chiave. Tuttavia, non era probabile che il lupo fosse stato in grado di aprirle. C’era bisogno dei pollici per cose di quel tipo.

      Colpendo il terreno coi piedi nudi mentre correva, controllò il garage, le cucce e qualsiasi posto che potesse venirgli in mente. Nulla, pensò, sentendosi stranamente in lutto. Non c’era traccia del lupo da nessuna parte. Si sedette sui gradini della veranda, arrabbiato, con le lacrime che gli bruciavano gli occhi. Doveva smettere di comportarsi come una femminuccia, maledizione. Poi un freddo terrore lo travolse. E se lo sceriffo fosse entrato proprio mentre dormiva e avesse rubato il lupo? Non sembrava probabile. Lo sceriffo avrebbe fatto a pezzi il lupo perchÈ lui lo scoprisse. Tuttavia, era ancora l’unica possibilità che gli venisse in mente. Si alzò e andò dentro a chiamare Todd.

      “Sì?” rispose Todd. Gabe si diede una manata in fronte. Si era dimenticato che aveva fatto il secondo turno. Non che quello lo avrebbe comunque fermato dal chiamarlo e svegliarlo.

      “Todd, scusami amico, mi dispiace svegliarti. Però qui c’è un problema.” Chiuse gli occhi cercando di bloccare i suoi pensieri pieni di panico mentre Todd si schiariva la gola.

      “Che succede, Gabe?” Incredibile come l’uomo passasse dal sonno allo stato di massima allerta in una questione di pochi secondi.

      “Mi sono svegliato questa mattina e il lupo…è…scomparso.” Gli spiegò gli avvenimenti del mattino, rispondendo alle domande di Todd nel miglior modo possibile. Quando ebbe finito di ricapitolare la storia, entrambi gli uomini restarono in silenzio per un po’ mentre consideravano le diverse possibilità.

      “Mi sto chiedendo se ti stai domandando se Kaufman abbia qualcosa a che fare con questo?”

      “Non so cosa pensare, Todd. Non sembra abbastanza crudele per essere opera sua, ma, merda, riesci a immaginare qualcosa di diverso?” PerchÈ lui non ci riusciva, a meno che il lupo si fosse alzato in piedi e se ne fosse andato da solo. Quell’immagine gli provocò un brivido lungo la spina dorsale, le visioni dei sogni erotici della notte precedente gli balenarono in testa. Che diavolo? Pizzicandosi il naso tra pollice e indice, obbligò i suoi pensieri a non divagare dal problema del lupo scomparso.

      “Beh, hai visto qualche traccia degli pneumatici del furgone dello sceriffo, qualche impronta che gli appartenga? E lo sceriffo non avrebbe avuto bisogno di aiuto se avesse preso l’animale? Voglio dire, ci son voluti due uomini forti per caricarlo nel tuo furgoncino.” Oh. Forse se non avesse sofferto per la mancanza di sonno ci avrebbe pensato da solo.

      “Ci deve essere stato un modo per cui il lupo è riuscito a uscire da solo, Gabe. Era piuttosto grosso; forse ha spinto la maniglia della porta così forte perchÈ si girasse. O forse l’ha girata con la bocca; ho visto farlo in TV. Hai trovato qualche sua impronta fuori?”

      Gabe ebbe il desiderio di alzare gli occhi al cielo per questi suggerimenti, ma poi pensò agli occhi del lupo, all’intelligenza che sentiva bruciare dietro di essi. Chi era lui per dire che il lupo non fosse stato in grado di girare il pomello? E quello lo fece stare malissimo, perchÈ significava che il lupo lo aveva lasciato, se ne era andato da lui, per davvero. PerchÈ gli faceva così male? Si massaggiò il dolore che sentiva nel petto.

      “Non ho visto alcuna traccia, ma non sono il miglior cercatore di tracce al mondo. Non so quante ne avrebbe lasciate se fosse rimasto sull’erba. Probabilmente nessuna che sarei mai stato in grado di trovare.” Maledizione.

      “Sai che ti dico, Gabe? Posso passare più tardi dal veterinario, prima sono di turno, e chiedere al dottore qualcosa sul tuo lupo scomparso, vedere se pensa che potrebbe essere scappato. Forse avrà anche qualche idea sul come trovarlo. Forse il lupo si è diretto verso il suo territorio nativo. Non che non abbia avuto una buona accoglienza qui.”

      L’idea di non poter vedere più il lupo gli strinse lo stomaco. Cercò di attribuirlo alla preoccupazione per la salute del lupo, e non era del tutto falso. Non era per nulla al sicuro lì, con lo sceriffo Kaufman e la sua contorta visione del controllo degli animali, e anche se Gabe fosse riuscito a trovare un modo per far stare il lupo lì, non sarebbe mai stato al sicuro. No, a meno che non avvenisse qualche cambiamento nella città di Shasta, il che non sarebbe accaduto, quantomeno subito, perciò il lupo doveva essere riportato nel suo territorio.

      Si rese conto che l’idea di trovare il lupo, solo per liberarlo in un posto più sicuro e non vedere più di nuovo quella magnifica creatura non lo faceva sentire per nulla meglio. Era sbagliato, sapeva che era sbagliato, voler tenere il lupo per sÈ. Solo che proprio non riusciva a togliersi quella sensazione che il lupo fosse suo, il che era proprio una stronzata. Il lupo era una meravigliosa creatura selvatica e non apparteneva a nessuno. Forse in qualche modo appartengo a lui, pensò Gabe. E quello fu proprio un pensiero strano.

      Terminò la telefonata e si diresse di corsa verso la sua camera per vestirsi. Gli altri cani salvati avevano ancora bisogno di essere accuditi e aveva passato troppo tempo nell’infruttuosa ricerca del lupo fuggito. Perso nei pensieri sulle faccende da sbrigare e sul lupo, si diresse verso la sua camera, l’erezione mattutina svanita e dimenticata mentre cercava di mettere da parte le sue sensazioni di abbandono e di concentrarsi su quello che doveva essere fatto. Aprì di scatto un cassetto, frugando tra i mucchi di vestiti piegati frettolosamente.

      “Dove sono le mie maledette felpe? Erano qui, almeno lo credevo…” Borbottando per la frustrazione, infastidito con sÈ stesso e con il lupo, fu colto alla sprovvista da un forte bussare alla porta principale—così forte che si chiuse le punte delle dita nel cassetto mentre lo chiudeva.

      “Ahi! Merda!” Chi diavolo bussa alla mia porta a quest’ora del mattino? L’unica persona a cui potÈ pensare fu lo sceriffo Kaufman, e quello gli fece uscire un gemito accompagnato da alcune imprecazioni. Ci stava; quella mattina era già stata una schifezza. Una visita di Kaufman ci sarebbe


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