Orlando Furioso. Lodovico AriostoЧитать онлайн книгу.
me fe' quel che commandava agli altri:
a me credeva, a me si riportava;
né notte o dì con altri mai parlava.
Deh! perché vo le mie piaghe toccando,
senza speranza poi di medicina?
perché l'avuto ben vo rimembrando,
quando io patisco estrema disciplina?
Quando credea d'esser felice, e quando
credea ch'amar più mi dovesse Alcina,
il cor che m'avea dato si ritolse,
e ad altro nuovo amor tutta si volse.
Conobbi tardi il suo mobil ingegno,
usato amare e disamare a un punto.
Non era stato oltre a duo mesi in regno,
ch'un novo amante al loco mio fu assunto.
Da sé cacciommi la fata con sdegno,
e da la grazia sua m'ebbe disgiunto:
e seppi poi, che tratti a simil porto
avea mill'altri amanti, e tutti a torto.
E perché essi non vadano pel mondo
di lei narrando la vita lasciva,
chi qua chi là, per lo terren fecondo
li muta, altri in abete, altri in oliva,
altri in palma, altri in cedro, altri secondo
che vedi me su questa verde riva;
altri in liquido fonte, alcuni in fiera,
come più agrada a quella fata altiera.
Or tu che sei per non usata via,
signor, venuto all'isola fatale,
acciò ch'alcuno amante per te sia
converso in pietra o in onda, o fatto tale;
avrai d'Alcina scettro e signoria,
e sarai lieto sopra ogni mortale:
ma certo sii di giunger tosto al passo
d'entrar o in fiera o in fonte o in legno o in sasso.
Io te n'ho dato volentieri aviso;
non ch'io mi creda che debbia giovarte:
pur meglio fia che non vadi improviso,
e de' costumi suoi tu sappia parte;
che forse, come è differente il viso,
è differente ancor l'ingegno e l'arte.
Tu saprai forse riparare al danno,
quel che saputo mill'altri non hanno. —
Ruggier, che conosciuto avea per fama
ch'Astolfo alla sua donna cugin era,
si dolse assai che in steril pianta e grama
mutato avesse la sembianza vera;
e per amor di quella che tanto ama
(pur che saputo avesse in che maniera)
gli avria fatto servizio: ma aiutarlo
in altro non potea, ch'in confortarlo.
Lo fe' al meglio che seppe; e domandolli
poi se via c'era, ch'al regno guidassi
di Logistilla, o per piano o per colli,
sì che per quel d'Alcina non andassi.
Che ben ve n'era un'altra, ritornolli
l'arbore a dir, ma piena d'aspri sassi,
s'andando un poco inanzi alla man destra
salisse il poggio invêr la cima alpestra.
Ma che non pensi già che seguir possa
il suo camin per quella strada troppo:
incontro avrà di gente ardita, grossa
e fiera compagnia, con duro intoppo.
Alcina ve li tien per muro e fossa
a chi volesse uscir fuor del suo groppo.
Ruggier quel mirto ringraziò del tutto,
poi da lui si partì dotto ed istrutto.
Venne al cavallo, e lo disciolse e prese
per le redine, e dietro se lo trasse;
né, come fece prima, più l'ascese,
perché mal grado suo non lo portasse.
Seco pensava come nel paese
di Logistilla a salvamento andasse.
Era disposto e fermo usar ogni opra,
che non gli avesse imperio Alcina sopra.
Pensò di rimontar sul suo cavallo,
e per l'aria spronarlo a nuovo corso:
ma dubitò di far poi maggior fallo;
che troppo mal quel gli ubidiva al morso.
– Io passerò per forza, s'io non fallo, —
dicea tra sé, ma vano era il discorso.
Non fu duo miglia lungi alla marina,
che la bella città vide d'Alcina.
Lontan si vide una muraglia lunga
che gira intorno, e gran paese serra;
e par che la sua altezza al ciel s'aggiunga,
e d'oro sia da l'alta cima a terra.
Alcun dal mio parer qui si dilunga,
e dice ch'ell'è alchimia: e forse ch'erra;
ed anco forse meglio di me intende:
a me par oro, poi che sì risplende.
Come fu presso alle sì ricche mura,
che 'l mondo altre non ha de la lor sorte,
lasciò la strada che per la pianura
ampla e diritta andava alle gran porte;
ed a man destra, a quella più sicura,
ch'al monte già, piegossi il guerrier forte:
ma tosto ritrovò l'iniqua frotta,
dal cui furor gli fu turbata e rotta.
Non fu veduta mai più strana torma,
più monstruosi volti e peggio fatti:
alcun' dal collo in giù d'uomini han forma,
col viso altri di simie, altri di gatti;
stampano alcun con piè caprigni l'orma;
alcuni son centauri agili ed atti;
son gioveni impudenti e vecchi stolti,
chi nudi e chi di strane pelli involti.
Chi senza freno in s'un destrier galoppa,
chi lento va con l'asino o col bue,
altri salisce ad un centauro in groppa,
struzzoli molti han sotto, aquile e grue;
ponsi altri a bocca il corno, altri la coppa;
chi femina è, chi maschio, e chi amendue;
chi porta uncino e chi scala di corda,
chi pal di ferro