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Orlando Furioso. Lodovico AriostoЧитать онлайн книгу.

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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da la freccia, fin che tutta piena

      non sia da un capo all'altro, esser rimosse.

      La grave lancia Orlando da sé scaglia,

      e con la spada entrò ne la battaglia.

70

      Rotta la lancia, quella spada strinse,

      quella che mai non fu menata in fallo;

      e ad ogni colpo, o taglio o punta, estinse

      quando uomo a piedi, e quando uomo a cavallo:

      dove toccò, sempre in vermiglio tinse

      l'azzurro, il verde, il bianco, il nero, il giallo.

      Duolsi Cimosco che la canna e il fuoco

      seco or non ha, quando v'avrian più loco.

71

      E con gran voce e con minacce chiede

      che portati gli sian, ma poco è udito;

      che chi ha ritratto a salvamento il piede

      ne la città, non è d'uscir più ardito.

      Il re frison, che fuggir gli altri vede,

      d'esser salvo egli ancor piglia partito:

      corre alla porta, e vuole alzare il ponte,

      ma troppo è presto ad arrivare il conte.

72

      Il re volta le spalle, e signor lassa

      del ponte Orlando e d'amendue le porte;

      e fugge, e inanzi a tutti gli altri passa,

      mercé che 'l suo destrier corre più forte.

      Non mira Orlando a quella plebe bassa:

      vuole il fellon, non gli altri, porre a morte;

      ma il suo destrier sì al corso poco vale,

      che restio sembra, e chi fugge, abbia l'ale.

73

      D'una in un'altra via si leva ratto

      di vista al paladin; ma indugia poco,

      che torna con nuove armi; che s'ha fatto

      portare intanto il cavo ferro e il fuoco:

      e dietro un canto postosi di piatto,

      l'attende, come il cacciatore al loco,

      coi cani armati e con lo spiedo, attende

      il fier cingial che ruinoso scende;

74

      che spezza i rami e fa cadere i sassi,

      e ovunque drizzi l'orgogliosa fronte,

      sembra a tanto rumor che si fracassi

      la selva intorno, e che si svella il monte.

      Sta Cimosco alla posta, acciò non passi

      senza pagargli il fio l'audace conte:

      tosto ch'appare, allo spiraglio tocca

      col fuoco il ferro, e quel subito scocca.

75

      Dietro lampeggia a guisa di baleno,

      dinanzi scoppia, e manda in aria il tuono.

      Trieman le mura, e sotto i piè il terreno;

      il ciel ribomba al paventoso suono.

      L'ardente stral, che spezza e venir meno

      fa ciò ch'incontra, e dà a nessun perdono,

      sibila e stride; ma, come è il desire

      di quel brutto assassin, non va a ferire.

76

      O sia la fretta, o sia la troppa voglia

      d'uccider quel baron, ch'errar lo faccia;

      o sia che il cor, tremando come foglia,

      faccia insieme tremare e mani e braccia;

      o la bontà divina che non voglia

      che 'l suo fedel campion sì tosto giaccia:

      quel colpo al ventre del destrier si torse;

      lo cacciò in terra, onde mai più non sorse.

77

      Cade a terra il cavallo e il cavalliero:

      la preme l'un, la tocca l'altro a pena;

      che si leva sì destro e sì leggiero,

      come cresciuto gli sia possa e lena.

      Quale il libico Anteo sempre più fiero

      surger solea da la percossa arena,

      tal surger parve, e che la forza, quando

      toccò il terren, si radoppiasse a Orlando.

78

      Chi vide mai dal ciel cadere il foco

      che con sì orrendo suon Giove disserra,

      e penetrare ove un richiuso loco

      carbon con zolfo e con salnitro serra;

      ch'a pena arriva, a pena tocca un poco,

      che par ch'avampi il ciel, non che la terra;

      spezza le mura, e i gravi marmi svelle,

      e fa i sassi volar sin alle stelle;

79

      s'imagini che tal, poi che cadendo

      toccò la terra, il paladino fosse:

      con sì fiero sembiante aspro ed orrendo,

      da far tremar nel ciel Marte, si mosse.

      Di che smarrito il re frison, torcendo

      la briglia indietro, per fuggir voltosse;

      ma gli fu dietro Orlando con più fretta,

      che non esce da l'arco una saetta:

80

      e quel che non avea potuto prima

      fare a cavallo, or farà essendo a piede.

      Lo seguita sì ratto, ch'ogni stima

      di chi nol vide, ogni credenza eccede.

      Lo giunse in poca strada; ed alla cima

      de l'elmo alza la spada, e sì lo fiede,

      che gli parte la testa fin al collo,

      e in terra il manda a dar l'ultimo crollo.

81

      Ecco levar ne la città si sente

      nuovo rumor, nuovo menar di spade;

      che 'l cugin di Bireno con la gente

      ch'avea condutta da le sue contrade,

      poi che la porta ritrovò patente,

      era venuto dentro alla cittade,

      dal paladino in tal timor ridutta,

      che senza intoppo la può scorrer tutta.

82

      Fugge il populo in rotta, che non scorge

      chi questa gente sia, né che domandi;

      ma poi ch'uno ed un altro pur s'accorge

      all'abito e al parlar, che son Selandi,

      chiede lor pace, e il foglio bianco porge;

      e dice al capitan che gli comandi,

      e dar gli vuol contro i Frisoni aiuto,

      che 'l suo duca in prigion gli han ritenuto.

83

      Quel popul sempre stato era nimico

      del re di Frisa e d'ogni suo seguace,

      perché morto gli avea il signore antico,

      ma più perch'era ingiusto, empio e rapace.

      Orlando s'interpose come amico

      d'ambe


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