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Prescelta. Морган РайсЧитать онлайн книгу.

Prescelta - Морган Райс


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circa tre metri di distanza, c'erano quattro vagabondi vestiti di stracci, che sembravano ubriachi o sotto l'effetto di droghe – o intendevano semplicemente fare violenza. Erano uomini più anziani di lei e non sbarbati, che la guardavano come se fosse il loro giocattolo, con sorrisi lascivi sui loro volti, rivelando svariati denti gialli e guasti. Ma erano forti, lei poteva vederlo, robusti e alti; mentre si avvicinavano, uno di loro lanciò una bottiglia di birra, scaraventandola sotto il ponte, e Caitlin seppe in un istante che le loro intenzioni non erano gentili.

      La ragazza provò a ricordare come fosse finita in quel posto. Era un luogo in cui non avrebbe mai provato ad addentrarsi. Ci era stata portata? La sua prima idea era che, forse, era stata stuprata; ma abbassò lo sguardo, e vide che era completamente vestita, e capì che non le era accaduto niente di simile. Si sforzò, provando a ricordare la notte precedente.

      Ma era completamente confusa. Scarlet ricordava gli eventi, frammentati: un bar sul lato della Route 9 … una lite … Ma era tutto fin troppo annebbiato. Non riusciva a rammentare i dettagli.

      “Sai di essere sotto il nostro ponte, giusto?” uno dei vagabondi disse, mentre tutti si avvicinavano sempre di più. Scarlet mosse freneticamente mani e ginocchia, e si alzò in piedi, affrontandoli, non intendendo voler apparire spaventata.

      “Nessuno viene qui senza pagare il pedaggio,” un altro disse.

      “Mi dispiace,” lei disse. “Non so come sono arrivata qui.”

      “Hai commesso un errore,” intervenne un altro dei vagabondi, con una profonda voce gutturale, sorridendole.

      “Per favore,” Scarlet disse, provando a sembrare dura; ma aveva la voce rotta mentre indietreggiava, “Non voglio problemi. Sto andando via adesso. Mi dispiace.”

      Scarlet si voltò per andarsene, con il cuore che le batteva forte nel petto, quando improvvisamente, sentì qualcuno correre, e poi sentì un braccio intorno alla gola,  proprio un coltello alla gola, e sentì il cattivo alito di birra sulla sua faccia.

      “No, tesoro,” lui disse. “Non abbiamo neanche cominciato a conoscerci.”

      Scarlet lottò, ma l'uomo era troppo forte per lei, la sua barba corta le graffiava la guancia, mentre strofinava la sua faccia contro la sua.

      Presto, gli altri tre apparvero davanti a lei, e Scarlet gridò, mentre si dimenava, per poi sentire  delle mani viscide scorrere lungo il suo stomaco. Uno di loro raggiunse il suo giro vita.

      Scarlet si dimenava e contorceva, provando a scappare—ma quelli erano troppo forti. Uno di loro si allungò, le tolse la cintura, e la gettò via, e lei sentì il rumore del metallo che cadeva sul cemento.

      “Vi prego, lasciatemi andare!” Scarlet urlò, mentre si divincolava.

      Il quarto vagabondo si allungò e le afferrò i jeans, per la vita e cominciò ad abbassarglieli, provando a sfilarglieli. Scarlet sapeva che, nell'arco di pochi istanti, se non avesse fatto nulla, le avrebbero fatto del male.

      Scattò qualcosa dentro di lei. Non capiva di che cosa si trattava, ma la sopraffece completamente, un'energia la inondò, dalla testa ai piedi, passando dalle gambe fino al petto. La ragazza sentì come una sorta di calore ustionante, colpire spalle, braccia, finendo fino alla punta delle dita. Il suo viso divenne arrossato, tutti i peli le si sollevarono, e Scarlet sentì come un fuoco bruciare dentro di lei. Provò una forza che non comprendeva, che la fece sentire più forte di tutti quegli uomini, più forte dell'intero universo.

      Poi, ci fu dell'altro: una rabbia primordiale. Era una nuova sensazione. Non intendeva più scappare via – ma ora, voleva restare lì e farla pagare a quegli uomini. Distruggerli, da un arto all'altro.

      E infine, sentì ancora un'altra cosa: fame. Una fame profonda e incredibile, che le fece venir voglia di nutrirsi.

      Scarlet si piegò all'indietro e ringhiò, un verso che spaventò persino lei; i canini si allungarono, mentre si piegava indietro e diede un calcio all'uomo, che le stava per sfilare i jeans. Il calcio fu così feroce, che fece volare l'uomo in aria, a una buona distanza di sei metri, finché finì con la testa nel muro. L'uomo collassò, privo di sensi.

      Gli altri indietreggiarono, rilasciando la presa, con la bocca aperta per lo shock e la paura, mentre stavano a guardare Scarlet. Sembrava che avessero realizzato di aver commesso davvero un grande errore.

      Prima che potessero reagire, Scarlet saltò intorno e diede una gomitata all'uomo che la teneva, spaccandogli la mascella, e facendolo girare due volte, per poi cadere svenuto.

      Scarlet si voltò, ringhiando e guardando gli altri due, come una bestia che osserva la sua preda. I due vagabondi se ne stavano lì, con gli occhi spalancati per il terrore, e Scarlet sentì un rumore, e vide uno di loro pisciarsi nei pantaloni.

      Scarlet si abbassò, raccolse la sua cintura dal pavimento, e avanzò a caso.

      L'uomo indietreggiò, pietrificato.

      “No!” lui frignò. “Ti prego! Io non intendevo farlo!”

      Scarlet balzò in avanti, e avvolse la cintura intorno al collo dell'uomo. Poi, lo sollevò con una sola mano, e lui stette in aria a penzoloni, ansimando, con la cintura che gli stringeva la gola. Lei lo tenne lì, oltre la sua testa, finché quello smise finalmente di muoversi e crollò a terra, morto.

      Scarlet si girò e affrontò l'ultimo vagabondo, che stava piangendo, troppo spaventato persino per correre via. Le zanne si allungarono, lei avanzò e le affondò nella gola dell'uomo. Lui si  agitò nella sue braccia, poi nell'arco di pochi istanti, giacque lì in una piscina di sangue, privo di vita.

      Scarlet sentì un movimento veloce a distanza, e poi lei vide che si trattava del primo vagabondo che si stava risvegliando, lamentandosi, tornando lentamente in piedi. Lui la guardò, con gli occhi spalancati per la paura, e mosse rapidamente mani e ginocchia, provando a fuggire.

      Lei si avvicinò rapidamente a lui.

      “Ti prego, non farmi del male,” si lamentò, piangendo. “Non intendevo farlo. Non so che cosa sei, ma non intendevo.”

      “Sono certa che sia così,” lei rispose, con una voce cupa, soprannaturale. “Proprio come io non intendo fare ciò che sto per farti.”

      Scarlet lo afferrò dalla parte posteriore della sua camicia, lo fece girare, e poi lo lanciò con tutta la forza di cui era dotata—proprio in alto.

      L'uomo finì per volare come un missile, andando a sbattere sotto il ponte, con testa e spalle scaraventate nel cemento, e fuoriuscendo dall'altra parte, col rumore dei detriti che cadevano ovunque, mentre lei lo fece volare a metà strada attraverso il ponte. Lui era appeso lì, bloccato, con le gambe penzolanti.

      Scarlet corse in cima al ponte con un solo balzo, e poi lo vide, con la parte superiore del dorso bloccato, mentre urlava, con testa e spalle esposte, incapace di muoversi. Ondeggiava, provando a liberarsi.

      Ma non ci riuscì. Era un bersaglio perfetto, per qualunque auto si trovasse a passare di là.

      “Fammi uscire di qui!” lui la pregò.

      Scarlet sorrise.

      “Forse la prossima volta,” lei disse. “Goditi il traffico.”

      Scarlet si voltò e balzò, volando in cielo, mentre il suono delle urla dell'uomo diveniva sempre più lontano e lei volava sempre più in alto, lontano da quel posto, non avendo alcuna idea di dove fosse, sebbene non le importasse più. Aveva una sola persona in mente: Sage. Il suo volto le apparve davanti agli occhi, il suo mento perfettamente scolpito, le sue labbra, i suoi occhi profondi. Poteva percepire il suo amore per lei. Che lo ricambiava.

      Non sapeva più dove fosse la sua casa in quel mondo, ma non le importava, purché potesse stare con lui.

      Sage, lei pensò. Aspettami. Sto arrivando da te.

      CAPITOLO SEI

      Maria era seduta con le amiche su un pezzo di zucca, odiando la vita, così gelosa di tutte loro. Tutte sembravano avere un ragazzo tranne lei. E quelle che non ce l'avevano sembravano avere davvero un buon giro di amiche, che le circondava.

      Maria


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