Il Giardino Dei Rododendri. Andrea Calo'Читать онлайн книгу.
silenzio durante il quale ognuno raccolse le idee.
«E’ tutto?», chiese Lynda senza espressione.
«Si Lynda, è tutto».
«Allora andiamocene via da qui ora», ordinò la donna mentre con passo deciso si dirigeva verso la porta di casa. Puh, che nel frattempo si era svegliato, la segui con un passo stanco, trascinato.
«Aspetta, non mettiamo la marmellata nei vasetti prima di andare?».
«Ma per favore James! Portami a casa ti ho detto!».
James coprì la pentola e la infilò nel portabagagli dell’auto mentre Lynda guadagnava il suo posto sul sedile posteriore, come sempre.
Il motore si avviò e James iniziò a guidare. Interminabili pensieri, lunghi come trame di film, affollavano la mente di Lynda in quel momento. Il passato che fino a quel momento aveva vissuto aveva perso ogni sua sfumatura, non aveva più alcun senso. Il futuro che aveva progettato e disegnato fin da quel mattino dopo il suono della sveglia era stato completamente demolito con colpi precisi e decisi, non esisteva più. Si sentiva in bilico, come uno spirito che aveva perso la materia alla quale era stato legato fino a quel momento. Forse era questo il significato di ciò che tutti chiamavano comunemente “morte”? Qualcuno aveva ucciso il suo futuro, qualcun altro aveva fatto altrettanto con il suo passato. Le rimaneva solo il presente, solo su quello poteva ancora agire. Forse, in questo modo, avrebbe potuto ridisegnare la sua nuova vita, il suo nuovo destino. Doveva solo calmarsi, attendere per poi rinascere.
Nei giorni seguenti Lynda si barricò in casa, rifiutando qualunque contatto con il mondo esterno. Persino Puh dovette rinunciare alle passeggiate alle quali era abituato. Trascorreva le sue giornate davanti alla televisione, guardando programmi che non le interessavano e mangiando senza controllo schifezze di ogni genere, perché non aveva alcuna voglia di andare al supermercato per fare la spesa. La sua mente era rivolta sempre al racconto di James, alle rivelazioni che aveva ricevuto. Ora riusciva a capire molte più cose, il suo passato cominciava ad assumere una nuova forma e riusciva a cogliere in pieno le radici del suo presente. Non poteva incolpare James di quanto accadutole, al contrario avrebbe dovuto esprimergli tutta la sua gratitudine! E avrebbe dovuto farlo quanto prima! Ma nonostante i buoni propositi, continuava a rimandare al giorno seguente.
«Grazie James, domani te lo dirò».
Ma quel domani sembrava davvero non voler arrivare mai.
5
Quando l’infermiera entrò nella stanza per aprire le tende alle finestre, Sarah era già sveglia da diverse ore.
«Buongiorno Sarah, come andiamo oggi?», chiese la ragazza con il suo marcato accento francese. Aveva origini marocchine e si era trasferita a New York da una decina di anni per seguire “l’amore della sua vita” che dopo poco tempo l’abbandonò. Lei decise comunque di restare, di vivere la sua vita in quel posto e continuare il suo lavoro che tanto le piaceva. Anche se fosse tornata nella sua terra non sarebbe mai più stata accettata da alcun uomo, poiché aveva violato la legge imposta dal Cornano.
«Buongiorno a lei Lynette. Come vuole che stia? Come ieri, e come starò domani!», rispose Sarah svogliatamente al consueto rituale mattutino.
La ragazza estrasse una lettera dalla tasca e la consegnò nelle mani di Sarah con un sorriso.
«Guardi che cosa le ho portato oggi! E’ una lettera che arriva dalla Cornovaglia! Vede il timbro sul francobollo?».
«Dalla Cornovaglia? Ma allora è una lettera di mia sorella Beth! Non ci scriviamo più da tantissimo tempo, ultimamente ci sentivamo solo per telefono!».
L’emozione di Sarah salì alle stelle, non vedeva l’ora di aprire la busta ma le sue mani logorate dal tempo non le permettevano di compiere agilmente quell’azione che per altri sarebbe stata banale.
«Oh accidenti! Le mie maledette mani!», esclamò nervosamente Sarah.
«La prego signora, lasci fare a me», si offrì di aiutarla Lynette. La ragazza prese la busta e con un coltellino cominciò lentamente a lacerarne la parte superiore fino ad estrarne il contenuto. All’interno c’era un semplice foglio piegato in due, riportante poche righe scritte a mano e con calligrafia incerta, quasi tremolante.
Newquay, 15 Maggio 2012
Mia cara sorella Sarah, ti scrivo queste poche righe per dirti che la mia vita sta giungendo ad una svolta. Molte cose sono cambiate e molte altre accadranno in breve tempo. Ho un forte bisogno di parlarti, di raccontarti tutto come facevamo una volta. Per questo motivo vorrei davvero rivederti, riabbracciarti, per stare insieme a te proprio come quando eravamo bambine, moltissimo tempo fa, prima che gli eventi accaduti nelle nostre vite ci separassero. Porta Lynda con te, ho ancora delle ricette da insegnarle e un grosso favore da chiederle. Vi aspetto, non tardate per favore…
La tua amata sorella Beth
Sarah rimase molto scossa da quel messaggio. Non era usuale da parte di Beth scrivere così poche righe senza accennare a qualche cosa di più preciso, in fin dei conti era sempre stata una gran chiacchierona. Cosa poteva esserle successo di così importante da spingerla a scrivere un messaggio tanto criptico? Lynette, che nel frattempo aveva portato la colazione al tavolo, notò il viso incupito della donna.
«Qualche brutta notizia signora?», chiese preoccupata la giovane, «Mi auguro di no!».
«No, o quantomeno ancora non lo so. E’ un messaggio piuttosto strano, insolito per una donna come mia sorella che in vita sua non è mai stata capace di mantenere il benché minimo segreto. Lo legga anche lei Lynette, e mi dica cosa ne pensa», rispose la donna mentre porgeva il foglio alla ragazza che lo lesse attentamente.
«Sembra non dire molto, in effetti. Ma si intuisce che c’è una grossa novità della quale vuole mettere lei e sua figlia a conoscenza. E anche con una certa fretta a quanto pare», rispose la giovane senza togliere gli occhi dalla lettera, sperando forse fino all’ultimo momento di scoprire qualche dettaglio di più ma senza successo.
«Che cosa pensa di fare signora? Pensa di partire?», chiese la ragazza.
«Non so se potrò andarci Lynette, sono quasi inferma, non vede?», replicò la donna.
«Non sarà da sola, con lei ci sarà anche sua figlia. E poi quel “quasi inferma” non significa che lei lo sia veramente! Anzi, sa che cosa penso? Muoversi un po’ e cambiare aria lontano da qui le farà davvero bene! Mi hanno raccontato che la Cornovaglia è un posto splendido, avrei fatto carte false per poterci andare anche io. Forse un giorno accadrà, chi lo può sapere!», esclamò la ragazza con tono convincente.
«Mia figlia! Mia figlia! Lei è troppo assorbita dai suoi impegni, dal suo lavoro, dalla carriera. Si figuri se può mollare tutto senza preavviso e partire con me per verso un cottage perso nella campagna inglese! E per far cosa? Per assecondare le idee bizzarre di una vecchia zia che non vede ormai da tanti anni».
«Ma qui leggo che sua sorella Beth avrebbe un grande desiderio e bisogno di vedere anche lei, di parlarle. Se ha un po’ di cuore accetterà, non crede? Io farei subito le valige e partirei con il primo volo disponibile, se solo mi fosse possibile! Le passo il telefono, la chiami e le dica tutto subito, così se avrà necessità di sistemare delle cose al lavoro potrà cominciare a farlo», replicò la giovane regalando alla donna un bel sorriso rassicurante.
«Va bene Lynette, mi hai convinta. La chiamerò. Farò un paio di telefonate. Ora, se mi vuole scusare, la pregherei di uscire e di chiudere la porta dietro di sé. La chiamerò io quando avrò finito di fare colazione».
L’infermiera acconsentì con un inchino del capo e si allontanò dalla stanza facendo esattamente ciò che Sarah le aveva chiesto di fare. Rimasta sola, Sarah cominciò a pensare a cosa avrebbe detto alla figlia, cercando di anticiparne la reazione e le possibili risposte, per pianificare di conseguenza la prossima mossa. Passarono diversi minuti e poi, decisa, cominciò a comporre il numero.
Il telefono squillò a vuoto per parecchio tempo prima che partisse il messaggio della segreteria telefonica. Ma Lynda era in casa. Sarah lasciò un messaggio che Lynda ascoltò in diretta, seduta sul suo letto in balia delle sue