Sangue Saziato. Amy BlankenshipЧитать онлайн книгу.
sprofondare insieme a lui. Cercò di gridare per farlo svegliare ma ingurgitò solo altra acqua. Non provava dolore, però sentiva freddo… e aveva tanto sonno.
Kyoko sentì le dita di lui stringere le sue e l’ultima cosa che pensò fu che un angelo era venuto per portarla in paradiso, così avrebbe rivisto la sua mamma e il suo papà.
Toya sussultò quando riprese conoscenza e aprì gli occhi. Acqua? Perché era in acqua? Sentì qualcuno toccargli la mano e girò la testa, vedendo una ragazzina lì sotto con lui. I suoi capelli galleggiavano e le incorniciavano quel viso dolcissimo, ma i suoi occhi erano chiusi e le sue labbra a forma di cuore erano aperte.
Rendendosi conto di cosa ciò significasse, Toya la prese tra le braccia e la portò fuori dall’acqua così velocemente da lasciare un vortice dietro di sé.
Guardando il piccolo tesoro tra le sue braccia, rimase senza fiato… era bellissima e sembrava così fragile. Richiudendo le proprie ali, discese su un soffice manto di erba e ve la adagiò delicatamente. Posandole una mano sul cuore, pregò di sentirlo battere.
I suoi occhi dorati si spalancarono e il suo battito accelerò quando sentì il proprio potere di guardiano defluire verso la mano. Lacrime calde gli salirono agli occhi, sfocando l’immagine di lei. I suoi occhi si spalancarono di nuovo quando sentì il proprio potere defluire verso di lei.
“Kyoko?”. Toya poteva sentire il proprio potere mescolarsi con il suo, tra il palmo della mano e il suo cuore, e capì di avere ragione. Finalmente l’aveva ritrovata ma, in quel mondo, era solo una bambina. Alzò gli occhi al cielo e implorò “Mi avete mandato qui per un motivo… vero? Vi prego, ditemi che non è stato solo per farmela vedere morire di nuovo. Non posso… non voglio.”.
Non accadde nulla e Toya la prese tra le braccia; quando lei rimase inerte si udì l’eco del suo pianto desolato. Le affondò il viso contro il collo e se la strinse al petto, desiderando che il suo cuore sentisse il proprio battito.
“Maledizione, Kyoko, sono qui… mi senti?”. Col passare dei minuti, i nervi di Toya andarono in frantumi finché, esausto, urlò “Vi prego! Permettetemi di salvarla, stavolta!”.
Come per istinto, volse gli occhi pieni di lacrime verso la piccola struttura ad un paio di metri di distanza. Lì dentro, proprio dietro la porta, c’era la Statua della Vergine. Vedendo lo sguardo ardente del Cuore del Tempo, Toya sentiva di star perdendo il favore degli dei mentre la sua rabbia cresceva.
“Non m’interessa se i demoni stanno arrivando e tu avrai il tuo maledetto cristallo. Non m’importa di niente oltre a lei! Io la amo. Ho sempre amato soltanto lei. Non oserai portarmela via di nuovo!”.
Gli occhi brillanti della statua sembrarono guardarlo per un attimo, poi emisero una silenziosa ondata di luce. Pur non sentendo alcuna voce, Toya capì cosa voleva il Cuore del Tempo. Sentì un senso di calma scacciare via la sua rabbia e distolse lo sguardo dalla statua per guardare di nuovo la bambina inerte che teneva in braccio.
“Se questo è ciò che serve…” sussurrò Toya, disposto a sacrificare qualsiasi cosa affinché lei vivesse. Il suo esile corpo iniziò a brillare come lui, e la tenue luce blu li circondò. Abbassando le labbra sulle sue, Toya le diede il proprio respiro… segnando i loro destini mentre il suo cuore riprendeva a battere.
L’acqua nei polmoni di Kyoko svanì quando lei inalò l’aria calda e si fece strada a fatica nell’oscurità in cui stava per affogare. Si sentiva circondata dal calore. Si sforzò per aprire gli occhi, ricordando l’angelo che stava cercando di salvare.
Sbattendo le palpebre, aspettò che l’accecante luce blu svanisse. Quando ciò accadde, si ritrovò tra le braccia di quell’angelo e lui la stava guardando. Sentendo un formicolio sulle labbra, se le sfiorò con le dita.
Toya non riusciva a staccarle gli occhi di dosso mentre apriva quegli occhi verde smeraldo che brillavano di appassionata curiosità e intelligenza. Sentì il petto stringersi dolorosamente quando lei gli sorrise. Si sentiva come se avesse una ferita sanguinante mentre lei allungava innocentemente una mano e se la portò alle labbra, come se avesse percepito il suo bacio.
“Cosa può mai far piangere un angelo?” gli chiese Kyoko, vedendo le lacrime scendergli lungo le guance.
Toya si rese conto di star piangendo. “Non sto piangendo.” trattenne le lacrime e si asciugò le guance con il braccio. Dovette asciugarsi di nuovo, incapace di trattenere altre lacrime. “Ma promettimi che non ti tufferai di nuovo in acqua finché non avrai imparato a nuotare.”.
Sentiva di star già abbandonando quel mondo ma, adesso che lei era viva, non gli importava.
Kyoko si alzò e guardò il laghetto, poi si voltò verso di lui. “Avevo dimenticato che non so nuotare.” sussurrò, chiedendosi come si potesse dimenticare una cosa del genere.
Toya vide il bagliore della statua dietro di sé e capì che il suo tempo lì stava per scadere. Le mani della Vergine avevano iniziato a brillare più forte e, in lontananza, poteva sentire i mostri del suo mondo che cercavano di attraversare la crepa. La barriera tra i mondi era sempre più debole nel punto in cui si trovava Kyoko.
All’improvviso, lui allungò le braccia e strinse forte Kyoko, sentendo già la sua mancanza. Strofinando la guancia sui suoi capelli ramati, sussurrò con voce tremante “Devo tornare dall’altra parte e impedire ai demoni di venire qui.”.
“Sembri mio nonno… lui sa tutto sui demoni.” disse Kyoko, premendogli un orecchio sul petto per sentire il suo battito cardiaco. Fece scivolare un braccio intorno alla sua schiena e si chiese perché non sentisse le sue ali, sapeva che c’erano.
Notando di nuovo la sua innocenza, Toya le prese il mento e guardò in quegli splendidi occhi color smeraldo. “Non temere i demoni, Kyoko… tu hai il potere di scacciarli da questo mondo.”. Con quella confessione, Toya guardò la statua della fanciulla. Poteva sentire i demoni attraversare il Cuore del Tempo ad un ritmo pericolosamente veloce.
Adagiando Kyoko sull’erba, si alzò e si diresse verso la statua, estraendo i suoi pugnali gemelli nel mentre. “E io non sono un angelo… sono il tuo guardiano. Il mio nome è Toya.”.
Ancora inginocchiata sull’erba, Kyoko si sporse in avanti per guardarlo mentre entrava nel tempio, che fu pervaso da una nebbia blu. Lei gridò quando un paio di braccia emersero all’improvviso dalla luce e afferrarono l’angelo, poi emersero anche diversi demoni. Mentre il suo grido e il ringhio dell’angelo echeggiavano nella notte, la luce della statua iniziò ad implodere come se fosse risucchiata da un aspirapolvere
Kyoko sentì la porta di casa sbattere ma non riuscì a staccare gli occhi dall’angelo e dai demoni. Barcollando, si avviò correndo verso la porta aperta del tempio. Sentiva suo nonno e suo fratello gridare il suo nome, mentre Tasuki le si stava avvicinando.
Mentre lei allungava la mano per afferrare quella dell’angelo, Tasuki la prese tra le braccia, trascinandola via un secondo troppo tardi. Quando l’indice di Kyoko sfiorò a malapena le mani tese della statua, eruppero dei raggi di luce dal punto esatto in cui l’aveva toccata. A Tasuki sembrò come se gli fosse appena esploso in faccia un barile di fuochi d’artificio del 4 Luglio.
Uno di quei raggi luminosi lo colpì al fianco, facendolo sussultare. Invece di provare dolore per l’impatto, provò un senso di completezza… come se per tutta la vita gli fosse mancato qualcosa che adesso, finalmente, era tornato al proprio posto.
Spalancò gli occhi quando vide un bellissimo raggio di luce blu fluorescente che univa le mani della statua alle dita di Kyoko, come se stesse cercando di tenerle insieme. Tasuki rimase sorpreso quando, per una frazione di secondo, vide un bellissimo cristallo volteggiare all’interno del raggio luminoso. Volendo allontanare Kyoko, si lanciò all’indietro tenendola ancora tra le braccia.
Il cristallo fluttuò sempre più velocemente finché non esplose, emanando frammenti di luce in quella dimensione e in quella città… sembrava un’esplosione di stelle in una notte buia.
Tasuki respirò profondamente. Quando era tornato di soppiatto alla finestra della sua camera, aveva visto lo strano uomo che teneva Kyoko tra le braccia e, vedendola priva di sensi, era andato nel