Minaccia Primaria: Le Origini di Luke Stone—Libro #3. Джек МарсЧитать онлайн книгу.
Poi apparve un ingrandimento che mostrava l’area e gli edifici nel dettaglio. Non si vedevano persone dritte in piedi da nessuna parte, ma stesi a terra c’erano dozzine di corpi, diversi circondati da macchie di sangue.
Fu il turno di un’altra foto. Un grande striscione bianco con un messaggio scritto a mano era stato allungato sulle assi del pavimento.
AMERICA BUGIARDI + IPOCRITI
“Un messaggio interessante,” commentò Swann.
“In effetti non abbiamo molto su cui lavorare. Lo striscione che vedete suggerisce un attacco da parte di cittadini stranieri. Le riprese dei droni ci mostrano un complesso completamente vuoto. Gli aggressori sembrano aver portato ogni sopravvissuto al chiuso, ma non possiamo sapere se siano dentro le baracche di lamiera o all’interno dell’impianto stesso.”
Per un momento lo schermo rimase vuoto.
“Abbiamo un piano per riprenderci la struttura, neutralizzare i terroristi e salvare i membri sopravvissuti del personale civile. Prevede un’infiltrazione e un attacco principalmente da parte di Navy NEAL ma anche con voi. Per eseguire il piano è necessario portarvi nel Mar Glaciale Artico, quindi dobbiamo muoverci in fretta.”
Ed Newsam alzò una mano. “Quando cominciamo?”
Il generale rispose con un cenno del capo. “Stanotte, prima dell’alba. Ogni esperienza che abbiamo avuto con dei terroristi negli ultimi anni suggerisce che il protrarsi di situazioni è una strategia fallimentare, persino disastrosa. Viene coinvolto il pubblico, così come i politici. La stampa comincia a trasmettere il panico in televisione ventiquattr’ore su ventiquattro. Mettere in dubbio la risposta del governo diventa il passatempo nazionale. Un lungo stallo ispira ed esalta anche terroristi in altri paesi. Le immagini degli ostaggi bendati tenuti sotto tiro…»
Scosse la testa.
«Meglio non esplorare questa strada. Il gruppo in questione ha attaccato senza preavviso, e noi faremo lo stesso. Li colpiremo prima dell’alba, col favore delle tenebre, appena prima dell’ora della loro stessa aggressione e così riprenderemo il controllo. Con un’operazione riuscita, e sono certo che avremo successo, dimostreremo agli altri gruppi terroristici che facciamo sul serio.”
Stark doveva aver visto gli sguardi che il personale del GIS gli stava rivolgendo.
“Crediamo che la vostra agenzia sia perfetta per partecipare a questa missione. Se non siete d’accordo…” Lasciò la frase in sospeso.
Luke doveva ammettere che non gli piaceva la direzione che stava prendendo quella storia. Aveva appena lasciato sua moglie e il figlio neonato a letto. Ora doveva andare nell’Artico?
“Il Mar Glaciale Artico sarà a più di seimila chilometri da qui,” esclamò Swann. “Come facciamo a raggiungerlo prima dell’alba?”
Il generale chinò di nuovo il capo verso di lui. “Più che altro settantamila chilometri. E ha ragione, è molto distante. Ma siamo avanti di quattro ore rispetto a loro. Sulla piattaforma non sono neanche le sette e mezza di sera. Sfrutteremo la differenza di fusi orari.”
Si interruppe.
“E abbiamo la tecnologia per portarvi lì più velocemente di quanto possiate immaginare.”
* * *
“Cos’è che non ci sta dicendo?” domandò Luke.
Era seduto nell’ufficio di Don, dall’altra parte della grande scrivania del suo capo.
L’uomo anziano scrollò le spalle. “Lo sai che tengono sempre dei segreti. Ci sarà qualcosa di confidenziale nella piattaforma. O forse sanno di più degli aggressori di quanto non ci vogliano dire. Potrebbe essere qualsiasi cosa.”
“Perché noi?” volle sapere l’agente più giovane.
“Lo hai sentito,” rispose Don. “Hanno bisogno di partecipazione e supervisione civile. È un ordine diretto del presidente, che è liberale da sempre. Quell’uomo ritiene l’esercito una specie di mostro. Non sa che le agenzie civili sono piene zeppe di ex militari.”
“Ma noi siamo troppo piccoli,” insistette Luke. “Senza offesa, Don, ma l’NSA è un’agenzia civile, e anche l’FBI. Ed entrambi hanno molto più potere di noi.”
“Anche noi siamo parte dell’FBI.”
Lui annuì. “Sì, ma il Bureau ha dei distaccamenti molto più vicini all’azione. Invece vogliono trasportare noi dall’altra parte del continente.”
Don lo fissò per un lungo momento. Per la prima volta, Luke si accorse di quanto fosse ambizioso il suo capo. Era stato il presidente a scegliere il GIS per quella missione, ma l’anziano militare voleva quella missione anche più di lui. Quelle operazioni erano il suo fiore all’occhiello. Don Morris aveva messo insieme una squadra di conquistatori e voleva che tutto il mondo ne fosse consapevole.
“Come sai,” spiegò l’uomo, “i distaccamenti sul campo impiegano agenti operativi semplici. Praticamente sono solo ispettori e polizia. Ma noi siamo le forze speciali. È quello per cui siamo nati, ed è quello che facciamo. Siamo rapidi e leggeri, colpiamo duro e ci siamo fatti una certa reputazione, non solo di uscire vittoriosi anche da circostanze difficili ma anche di avere una certa discrezione.”
Luke e Don si guardarono, ai lati opposti della grande scrivania.
Don scosse la testa. “Ci stai ripensando, figliolo? Nel caso va bene. Non devi dimostrare niente a nessuno, men che meno a me. Ma in questo momento la tua squadra è là fuori a prepararsi.”
Luke alzò le spalle. “Io sono già pronto.”
Il suo capo fece un ampio sorriso. “Bene. Sono sicuro che non avrete problemi e sarete di ritorno in tempo per la colazione.”
* * *
“Diamoci una mossa,” disse Ed Newsam. “Questa missione non si sbrigherà da sola.”
Il giovane agente era alla porta di Luke, con uno zaino pesante caricato in spalla. Non sembrava entusiasta, né eccitato. Se Luke avesse dovuto usare una parola sola per descrivere la sua espressione, l’avrebbe definito rassegnata.
Lui era seduto alla scrivania e stava fissando il telefono.
“L’elicottero è già sulla pista.”
Luke annuì. “Ricevuto. Arrivo subito.”
Stavano per partire. Nel frattempo, lui era stato colpito dalla sindrome del Telefono Troppo Pesante. Era fisicamente incapace di sollevare il ricevitore e fare una chiamata.
“Maledizione,” bisbigliò sotto voce.
Aveva controllato e ricontrollato le borse. Aveva l’equipaggiamento standard per i lunghi viaggi, la sua Glock nove millimetri nella fondina da spalla in cuoio e anche qualche caricatore in più per la pistola.
Un portabiti con due cambi era steso sulla sua scrivania e accanto c’era una piccola sacca piena di prodotti da bagno formato viaggio, un mucchio di barrette energetiche e mezza dozzina di pillole di dexedrina.
Le pillole erano praticamente anfetamina, o speed. Erano segnalate in maniera esplicita nel manuale d’istruzione per gli agenti speciali. Dopo la loro assunzione si rimaneva svegli e vigili per ore e ore. Ed ogni tanto le definiva ‘il tiramisù più veloce che c’è.’
Erano prodotti generici, ma non aveva senso prendere niente di più specifico. Sarebbero andati nell’Artico, la missione richiedeva attrezzatura specializzata che gli sarebbe stata fornita quando fossero atterrati. Trudy aveva già mandato le misure di tutta la squadra.
Quindi ora fissava il telefono.
Se n’era andato di casa senza spiegarle quasi niente. Ovvio, lei stava dormendo. Ma ciò non cambiava nulla.
E il bigliettino lasciato sul tavolo del soggiorno non diceva niente di sostanziale.
Sono