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Minaccia Primaria: Le Origini di Luke Stone—Libro #3. Джек МарсЧитать онлайн книгу.

Minaccia Primaria: Le Origini di Luke Stone—Libro #3 - Джек Марс


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faccenda era uno sbaglio. Avevano attraversato in fretta e furia il continente, a velocità supersonica, stavano per iniziare la missione e ora uno dei suoi uomini se ne stava tirando fuori.

      “Non mi piace per niente.”

      Era stato Murphy a parlare. Ovvio che fosse lui.

      Murphy non voleva buttarsi in quell’avventura.

      L’accampamento temporaneo, che di base consisteva in una decina di cupole modulari a tenuta stagna montate su una lastra di ghiaccio galleggiante, era spuntato come un mucchio di funghi dopo una pioggia primaverile, a quanto pareva in appena due ore. Era solo uno di tanti che circondavano la piattaforma petrolifera a distanza di sicurezza. La creazione di numerosi campi tanto lontani era dovuta alla possibilità che i terroristi li stessero spiando. In quella maniera gli sarebbe stato difficile prevedere da quale direzione sarebbe arrivato il contrattacco.

      All’interno di ogni cupola era stato scavato un foro rettangolare nel pavimento di ghiaccio, all’incirca delle dimensioni e della forma di una bara. Il ghiaccio lì era grosso dai sessanta ai novanta centimetri. Attorno a ogni foro era stato incastrato una specie di pontile di un qualche materiale sintetico simile al legno. Sotto l’acqua erano state affondate torce subacquee, che davano all’apertura un inquietante chiarore blu. Sulla superficie del foro stava già iniziando a riformarsi il ghiaccio.

      Luke ed Ed erano nelle loro mute in neoprene, seduti su due sedie accanto all’apertura. Brooks Donaldson era nella stessa posizione e attorno a ogni uomo erano affaccendati due assistenti, militari con indosso giacche in pile della marina degli Stati Uniti. Gli stavano caricando addosso tutto l’equipaggiamento necessario. Luke stava fermo mentre uno dei due gli montava un compensatore di galleggiamento sul torace.

      “Come se lo sente?” gli chiese il tizio.

      “Ingombrante, a essere sincero.”

      “Bene, lo è.”

      Ancora non aveva infilato i guanti sulle mani, e continuava a portarle senza pensare alla cerniera impermeabile sul suo petto. Era stretta e difficile da tirare, così come doveva essere. Laggiù l’acqua sarebbe stata gelida e la cerniera doveva tenere ferma. Ma significava anche che sarebbe stato complicato abbassarla una volta che fossero arrivati a destinazione.

      “Come dovrei fare per sfilarmi questa cosa?”

      “Adrenalina,” rispose uno degli assistenti. “Quando va tutto a puttane, di solito i soldati si strappano di dosso la tuta a mani nude.”

      Ed scoppiò a ridere e guardò Luke. Il suo sguardo diceva che non lo stava trovando affatto divertente.

      “Oh, accidenti.”

      Murphy non rideva per niente. Era arrivato fin lì da Deadhorse, ma non aveva nemmeno iniziato a infilarsi la muta.

      “È una trappola mortale, Stone,” stava dicendo. “Come l’ultima volta.”

      “Non mi devi dimostrare niente,” gli rispose lui. “Né a me né a nessun altro. Non sei costretto a venire. Non è come l’ultima volta.”

      L’ultima volta.

      Quando entrambi erano stati ancora nella Delta, in missione nell’est dell’Afghanistan. Luke era stato il capo della squadra, e non aveva scavalcato un tenente colonnello a caccia di gloria che aveva condotto tutti — a esclusione di lui e Murphy — alla morte.

      Era vero. Lui avrebbe potuto annullare la missione. I suoi uomini non avevano avuto alcun obbligo nei confronti del tenente colonnello. Se Luke avesse dato l’alt, la missione si sarebbe interrotta, ma lui avrebbe rischiato di finire di fronte alla corte marziale per insubordinazione. Si sarebbe giocato tutta la sua carriera nell’esercito, quella stessa carriera che stranamente era finita ugualmente quella notte.

      Murphy guardò Ed. “Perché vuoi andare?”

      Il grosso uomo di colore fece spallucce. “Mi piace l’emozione.”

      Lui agitò la testa. “Guarda quel buco, bello. È come se ci avessero scavato la tomba. Basta gettarci dentro una bara e siamo a posto.”

      Murphy non era un codardo. Luke lo sapeva. Avevano partecipato a decine di scontri a fuoco fianco a fianco nella Delta. Avevano lottato insieme durante la sparatoria a Montreal, nella quale avevano salvato la vita di Lawrence Keller e consegnato alla giustizia gli assassini del presidente David Barrett. Avevano persino fatto a botte sopra la fiamma eterna di John F. Kennedy. Quell’uomo era un duro.

      Ma non voleva andare. Era palese quanto fosse spaventato. Forse perché non era stato addestrato per quello che stavano per fare. Ma poteva anche essere perché…

      “Va bene, uomini, ascoltate!”

      Un uomo corpulento con una felpa della marina era appena entrato nella cupola. Per un istante, mentre attraversava i pesanti teli di plastica che facevano da portellone per l’esterno, gli occupanti dello spazio sentirono fischiare il vento. Il nuovo arrivato era rosso in viso per il freddo.

      “Da quello che ho capito, siete stati aggiornati a Deadhorse.”

      Poi si interruppe, notando la sedia vuota dove avrebbe dovuto trovarsi Murphy. Spostò lo sguardo sull’ex soldato.

      Murphy scosse la testa.

      “Io non ci vado.”

      Il nuovo arrivato scrollò le spalle. “Come preferisci. Ma questa è un’operazione segreta. Se non partecipi, non puoi ascoltare quello che sto per dire.”

      “Faccio parte della squadra di supervisione civile,” ribatté Murphy.

      L’uomo fece un cenno di diniego. “Secondo le mie informazioni i due membri della squadra di supervisione civile sono al centro di comando a Deadhorse, mentre il resto del team deve indossare la muta e andare con i SEAL.”

      Alzò le mani che per dire: È tutto quello che so.

      “Se non sei al centro di comando e non hai la muta, non sei nel team.”

      Murphy chinò la testa con un sospiro. “Ah, che diavolo.”

      Si infilò un pesante parka verde sulla grossa tuta da lavoro.

      “Murph,” gli disse Luke. “Chiama Swann e Trudy. Ti manderanno un elicottero.”

      Il nuovo arrivato fece un cenno di diniego. “Tutti i mezzi sono bloccati a terra. Sta arrivando la tempesta e non vogliamo incidenti. La missione è già abbastanza complicata così com’è.”

      Murphy imprecò sottovoce e uscì dalla stessa apertura da cui era appena entrato l’uomo corpulento. La plastica svolazzò e il fischio del vento risuonò. Il tizio lo guardò andarsene e poi fissò i tre sommozzatori rimanenti.

      “Okay,” disse. “Questa sarà un’immersione in acqua gelata, di notte, verso un ambiente sopraelevato. Non riesco a pensare a un incarico più difficile. Un anno fa abbiamo perso due sub esperti in una missione simile, ma era un’immersione d’addestramento durante il giorno, non c’era maltempo e gli uomini erano collegati con una corda al campo base. È chiaro? Dovete saperlo.”

      “Stavano anche nuotando verso uno scontro a fuoco?” domandò Ed.

      L’uomo si limitò a guardarlo. Non aveva voglia di fare battute e Luke si sentiva allo stesso modo. Non c’era niente di divertente in quella missione.

      “Come probabilmente avrete capito vi immergerete senza fune di sicurezza. Per gran parte del vostro tragitto il ghiaccio sopra le vostre teste sarà congelato e molto duro. È meglio che non ci andiate a sbattere. Muovetevi a cinque metri dalla superficie, mantenete un galleggiamento neutro e un orientamento corretto.”

      Ai suoi piedi c’erano quattro dispositivi di trasporto per nuotatori. In pratica erano piccoli siluri elettrici a batteria. Ogni uomo si sarebbe tenuto al manubrio del dispositivo con una mano, e la propulsione lo avrebbe portato a destinazione più velocemente, e con meno sforzo, che se avesse dovuto nuotare da solo.

      Il


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