Baia Di Kismet. Dawn BrowerЧитать онлайн книгу.
dei veri cittadini. Gli abitanti di Kismet Bay, invece, si conoscevano tutti e probabilmente erano anche imparentati tra loro.
“Perché cavolo siamo qui? – chiese Nicholas, stizzito, al suo amico Gabriel Reed – E’ una vera noia!”
“Tranquillo – lo rassicurò, ridendo, Gabriel – ci tratterremo solo un paio di giorni, il tempo necessario per convincere i miei genitori che sto bene e che non morirò presto!” Diede una pacca sulla spalla a Nicholas. “Ti prometto che ti troverai con la pancia al sole su una bella spiaggia bianca molto prima che ti venga l’allergia a questo posto!”
Nicholas si trattenne dal ringhiare contro l’amico. Gabriel non era solo come un fratello per lui, ma era stato anche il migliore battitore degli Houston Runaways. Poi si era infortunato gravemente ad una partita di playoff e da allora era rimasto in panchina. La prognosi non era delle migliori e anche il suo fisioterapista non gli aveva dato molte speranze.
Probabilmente Gabriel avrebbe dovuto appendere la sua mazza al chiodo, ma lui non era tipo da arrendersi tanto facilmente. Aveva convinto Nicholas ad accompagnarlo dai suoi genitori e poi da uno specialista alle Bahamas. Che razza di medico poteva essere, uno che aveva studio lì? Nicholas dubitava che quello fosse più competente del valente primario di Medicina dello Sport della squadra, ma comunque aveva accontentato l’amico e gli sarebbe rimasto al fianco in quel lungo calvario…
“Ma… è un bar, questo? – esclamò Nicholas, fermandosi di botto davanti alla vetrina del negozio. Poi guardò la scritta in alto. “Witch’s Brew. La pozione della strega. Ma che razza di locale è ?”
Gabriel si strinse nelle spalle. “Non saprei. E’ parecchio che manco da Kismet Bay. Entriamo e diamo un’occhiata.”
Non fecero in tempo ad aprire la porta del negozio, che questa si spalancò e una bella bruna gli piombò addosso, facendo rovesciare il caffè bollente che aveva in mano sulla bella camicia blu di Nicholas. A quel contatto da ustione, l’uomo gridò per il dolore.
“Ma che cavolo fai?” gridò, in preda alla rabbia. Cominciava già a non sopportare quella stupida cittadina, e i suoi abitanti non sembravano meno stupidi di lei!
“Oh…sono mortificata!” esclamò la ragazza, mettendogli una mano sul petto per pulirlo. Non appena le sue dita gli sfiorarono la pelle, Nicholas si sentì invaso da strani brividi e alzò lo sguardo sugli occhi di lei. Erano azzurri come il mare a mezzogiorno. Aveva capelli bellissimi e di uno strano colore, come una tazza di cioccolato su cui si spandevano rossi raggi di sole. Era… stupenda! Ma la scostò subito: quella strana sensazione che lei gli aveva suscitato gli faceva quasi paura!
“Non fa niente, capita.” mormorò.
“Agrifoglio?” – esclamò Gabriel, strabuzzando gli occhi – Sei proprio tu?”
Nicholas si girò a guardare l’amico e…gli vide disegnato sulla faccia il sorriso più smagliante che avesse mai sfoggiato in vita sua. Era come se fosse stato colpito al cuore da una freccia d’amore! Anche lui si sentiva bruciare in petto, e non era solo per quell’incidente col caffè. Ma cosa diamine c’era in quella ragazza da scatenare simili emozioni? Comunque sia, non aveva alcuna intenzione di farsi travolgere da strane magie!
Agrifoglio si fiondò tra le braccia di Gabriel, e, per un attimo, quasi sfiorò nuovamente Nicholas. Nel farlo perse l’equilibrio per un attimo e subito Nicholas la sostenne. Agrifoglio lo guardò, doppiamente mortificata. “Mi spiace. Ti assicuro che di solito non sono così maldestra.”
“Ok, ok.” rispose Nicholas, bruscamente.
Agrifoglio riportò la sua attenzione su Gabriel. “Mi hanno detto del tuo incidente. Sai, il tuo è uno di quegli sport chela gente ama guardare alla tv. Non mi perderei mai una partita degli Runaways! – esclamò, quasi eccitata. Poi, come folgorata dalle sue stesse parole, abbassò lo sguardo e si mise a tirare qualche filo, vero o presunto, dalla manica della sua giacca. A Nicholas parve sempre più strana. “Intendevo dire…tutta la famiglia, non solo io…” Era come se cercasse di correggere un errore, e a Nicholas parve tutto molto chiaro. Ma Gabriel non sembrava aver notato quel mutamento di espressione. Anzi, chiese:
“E la cara Edera, come sta?”
Un’altra? – si chiese Nicholas– E ora, chi è questa Edera?
Agrifoglio si sforzò di guadare dappertutto, tranne che Gabriel. “Ah, lei sta bene, benissimo. Non ti preoccupare.” rispose. Sempre senza guardarlo s’infilò la mano in tasca e ne tirò fuori il cellulare. “Se volete scusarmi, ora ho tante cose da fare. Comunque, visto che siete in città, perché non partecipate al Cacao Crawl? Vedrete che sarà divertente!”
Ciò detto, gli fece un cenno di saluto e sgusciò via, in direzione di quello che sembrava essere un negozio di fiori, dal nome altrettanto singolare: Bloom’s Destiny. Le Vie del Destino. Ma che razza di nomi avevano le attività commerciali, in quella stupida cittadina?
“Cocoa Crawl? – chiese Nicholas a Gabriel, aggrottando la fronte – Che cavolo è?”
“Se ti secca non ci andiamo. E’ una specie di gara tra i vari negozi di cioccolato e dolciumi. In pratica, acquisti una tazza di Babbo Natale e poi puoi fare un assaggio di tutte le cioccolate dei vari negozi, e dai un voto. Il ricavato viene devoluto in beneficenza tra le famiglie bisognose della città. E’ la famiglia Strana a organizzare l’evento, praticamente da quando è stata fondata Kismet Bay. E’ quasi una tradizione locale, ormai.” rispose Gabriel, facendo spallucce.
“Famiglia…Strana? – esclamò Nicholas. Ecco un altro nome di quelli che ti sembrano scappar via dalla testa – Si chiamano davvero così o è un appellativo?”
“No, no, è il loro vero nome. Non sarei mai riuscito ad inventarmelo! – ammiccò Gabriel – E la famiglia Strana ricopre quasi tutte le cariche importanti della città, dal Sindaco in giù.” Diede un’occhiata al negozio di fiori in cui era scomparsa la ragazza di poco prima. “Anche Agrifoglio fa parte di quella famiglia.”
“E anche l’altra che hai nominato prima? Quella…Edera?” chiese ancora Nicholas, ormai morso dalla curiosità. In genere, non sembrava interessarsi molto alle femmine, se non per una notte e via… e anche quello, molto raramente.
Nicholas sospirò a sua volta e si lasciò condurre dall’amico. Che altro gli restava da fare, in quel minuscolo e stupido villaggio?
CAPITOLO TERZO
Agrifoglio appoggiò le stelle di Natale sul bancone di Serendipity Lane. Probabilmente Edera doveva essere sul retro, perché l’ non c’era. Tuttavia, non c’erano clienti e la sorella avrebbe dovuto sentire la campanella sulla porta, e si sarebbe almeno dovuto affacciare per vedere chi era. Agrifoglio fissò nervosamente la porta: Edera non sarebbe stata molto felice di sapere che il suo ex fidanzato si trovava a Kismet Bay!
Gabriel era stato l’amore della sua vita, ma poi lui l’aveva mollata per andare in cerca di fortuna altrove. Adesso si era fatto male, e con ogni probabilità non avrebbe più giocato. Ma Agrifoglio non voleva che i due s’incontrassero: Edera aveva sofferto troppo a causa sua! Avrebbe dovuto informarsi un po’ su che intenzioni avesse, e per quanto tempo si sarebbe trattenuto in città. Ma l’amico di Gabriel…le aveva sconvolto le viscere, e lei non aveva resistito all’impulso di fuggire.
Lui invece non si era neanche degnato a chiederle come si chiamava. E lei, stupida!, che gli aveva anche buttato il caffè addosso! Cosa poteva pensare quell’uomo, di una così?
“Ah, sei tu!” esclamò Edera, apparendo dalla porta sul retro – La gara è già cominciata?”
“Sì