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Legami Che Incatenano. Amy BlankenshipЧитать онлайн книгу.

Legami Che Incatenano - Amy Blankenship


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doverla condividere con altri…

*****

      Hunter sobbalzò a tal punto che si sollevò dal telaio della porta su cui era appoggiato. Alla vista di Angel che posava quel bacio innocente sulla guancia del suo ragazzo, si sentì in bocca un sapore amaro insieme a un forte prurito alle mani… di sicuro era la voglia di mollare un pugno ad Ashton Fox! Gli ci volle una buona dose di autocontrollo per non mettersi alle calcagna di lei, che nel frattempo si stava allontanando dal gruppo.

      Sentì che Tristian si stava avvicinando dal rumore rapido dei suoi passi.

      Per quanto poteva ricordare, lui e Tristian erano sempre stati ottimi amici, anche se negli ultimi tempi entrambi avevano dovuto fare i conti con parecchi dei loro lati oscuri. E tutto perché Angel li aveva abbandonati. Guardò fisso l’amico che si avvicinava e ne studiò i lineamenti.

      Con affetto sincero, Hunter lo raggiunse. “ Sono felice di constatare che sei sopravvissuto all’elicottero! – gli disse scherzosamente, appoggiandogli una mano sulla spalla e nel contempo facendo un cenno di saluto all’altro ragazzo che era arrivato con lui.

      “Sì, ma un giorno mi comprerò un bazooka e gli darò fuoco!– rispose di rimando lui. Tristian scrollò le spalle alla risatina di Hunter. Cambiò argomento. “Beh, almeno siamo tutti qui come da programma! L’ultimo cliente se n’è appena andato e ora siamo solo parenti e amici. Non ricordo di avere mai visto questo posto così deserto, ma mi sento davvero bene!”

      Cogliendo al volo la reazione di Hunter, Tristian fece un passo indietro per presentargli Ash. “Hunter Rawlins, ti presento Ashton Fox.”

      Ashton prese la mano di Hunter e la strinse con vigore. Si aspettava che l’altro la stringesse con altrettanta forza, e rimase sorpreso quando questo non successe. L’Indiano se n’era uscito con una stretta di mano tiepida come il sorriso che si era stampato sulla faccia.

      A dire il vero, Ash si sentiva un po’ in ansia nel conoscere il ragazzo Indiano di cui gli aveva tanto parlato Angel! A sentire lei, lui e il fratello Ray erano in grado di fare qualsiasi cosa, anche di camminare sull’acqua… proprio come gli Indiani che vedi nei films!

      “Benvenuto a Sanctuary. – gli disse Hunter, con lo stesso entusiasmo di chi saluta un cliente – Sei pronto a passare una settimana di allegria?” Le parole suonavano falese alle orecchie dello stesso Hunter, ma l’altro non sembrò notarlo.

      “Perché no? – sorrise di rimando Ash, soddisfatto di mantenere l’ansia perfettamente sotto controllo. – Ma prima vorrei farmi una doccia e riposarmi un po’, dopo quelle dieci ore di volo in elicottero!”

      “Sì, è vero! – esclamò Tristian, guidando il gruppo verso la hall dell’albergo. – Hunter, che stanza diamo ad Ash?”

      “Aspetta che cerco la chiave – disse Hunter, precedendoli nella hall e poi interpretando la parte di chi controlla la disponibilità sui registri.

      In realtà sapeva esattamente dove avrebbe piazzato Ash, proprio davanti alla stanza a cui aveva facile accesso Ray…ma non per i motivi di ospitalità che si poteva supporre. Ashton Fox aveva avuto una delle due stanze che sembravano galleggiare ai lati dell’ampio salone, di fronte all’enorme piscina coperta…e lontano da tutte le altre stanze.

      Dopo aver armeggiato un po’, Hunter estrasse dal casellario la chiave giusta e la porse a Tristian, che fece uno sguardo come per dire che era un’ottima cosa. “Ehi, sei fortunato! Ti ha dato la chiave della stanza più vicina alla piscina e alla palestra di quest’ala dell’hotel!”

      Tristian diede la chiave ad Ash e si allontanò, in modo che il ragazzo non potesse notare il cambiamento di espressione sul suo viso. Era contento che Hunter non avesse messo Ash nella stanza vicino a quella di Angel, ma era convinto che lo avrebbe almeno messo allo stesso piano in cui stavano tutti. Non che la cosa gli desse fastidio. Con quell’accoglienza c’era da augurarsi che Ash non sarebbe rimasto tutta la settimana.

      “E’ tutto pronto per la festa in piscina? – chiese ad Hunter, ben sapendo quanto Angel amasse nuotare. Stava cercando disperatamente di ricordare tutte le cose che le piacevano, prima che si separassero.

      “Hunter annuì. “Sì, i figli di Carley hanno anche invitato degli amici e aperto il Tiki Bar per fare tutto da soli.” Notando al volo un’occhiataccia di Tristian si affrettò a sottolineare: “Ho dato ai loro amici delle stanze contigue ai tuoi cugini, non dormiranno tutti insieme!”

      “Speriamo. – sospirò stancamente Tristian, consapevole che assegnare loro stanze diverse non avrebbe risolto il problema. Non tollerava che quei cuginastri si comportassero da padroni dell’hotel, mentre invece erano solo giovinastri da quattro soldi che non facevano nulla nella vita e senza voce in capitolo! Erano famosi per cambiare partner ogni fine settimana… se non ogni giorno. Non c’è che dire, a letto erano una favola, ma a parte questo…

      “Ci vediamo dopo! – esclamò Tristian allontanandosi con Ash.

      Rimasto solo, Hunter si voltò e andò a prendere la chiave di uno degli dell’appartamenti migliori del resort… la lussuosa suite nuziale al quarto piano. Beh, non era una di quelle stanze da usare per il fine settimana, ma Angel si sarebbe divertita moltissimo a starci per un po’!

      “Chi vuoi mettere nella suite nuziale?”

      Hunter si girò e vide Ray in piedi davanti al bancone con una scatola di fuochi artificiali sotto il braccio. Lui e il fratello non erano più in buoni rapporti, dopo la morte della madre un mese prima. Tuttavia avevano stabilito una seppur fragile tregua. Hunter voleva bene al fratello, ma ultimamente il suo comportamento lo aveva allarmato non poco.

      “E tu, hai deciso di fare i fuochi, stasera? – cambiò argomento Hunter, mentre s'infilava rapidamente la chiave in tasca. Ray notò quello strano movimento furtivo, ma lasciò perdere.

      “Certo! Vogliamo iniziare questa riunione di famiglia col botto?”

      “Perché no?! – rispose Hunter, un po’ stizzito dal modo in cui Ray lo stava guardando – Verrai alla festa in piscina, dopo?”

      “Sì, può darsi che sarò nei paraggi! – esclamò Ray con lo sguardo fisso, mentre afferrava una scatola di cerini dal bancone e la infilava nella scatola dei fuochi che teneva sotto braccio. Poi girò sui tacchi e se ne andò.

      Hunter attese che il fratello fosse definitivamente fuori tiro, poi prese la chiave dalla tasca e la guardò. Decise di non riporla al suo posto, ma invece la chiuse in un cassetto della scrivania. Poi stette un attimo a riflettere, tornò al casellario delle chiavi e prese per sé la chiave di una delle stanze comunicanti con la suite.

      Si sarebbe sentito più tranquillo se avesse potuto tenere d’occhio Angel… specialmente di notte!

      CAPITOLO SECONDO. SEGRETI

      Angel era in piedi, appoggiata alla grande vetrata, quando vide sua nonna. Era convinta che avrebbe trovato Isabel Hart nell’enorme veranda con vista sui giardini, a quell’ora del giorno.

      Sentì una fitta al cuore, quando vide la cara nonna armeggiare coi comandi della sua sedia a rotelle , mentre si avvicinava a lei. L’ultima volta che l’aveva vista era in piedi, alta e fiera, che si asciugava le lacrime sulle guance mentre le diceva addio. Angel fece un profondo respiro, poi alzò la mano ad aprire la porta della vetrata.

      “Nonna! – esclamò sorridendole, mentre si precipitava da lei. Il suo sorriso si fece raggiante, quando vide gli occhi della donna spalancarsi per la gioia. Chinandosi su di lei, Angel l’abbracciò stretta. “Oh Dio, nonna, quanto mi sei mancata!”

      Isabel chiuse gli occhi, godendosi quell’abbraccio sincero. Questo era ciò che amava di Angel e Tristian… che erano sinceri, non come il resto della famiglia! Se amavano qualcuno, lo facevano con tutto il loro cuore!

      “Ah, ecco il mio Angelo! – disse di rimando Isabel, toccando con affetto la schiena della nipote. Sentì un po’ della forza tornare in lei al solo contatto con la nipote. La ragazza aveva la capacità di intenerirla e farla sentire sempre amata! Malgrado ciò avrebbe continuato a giocare alla malata, pur di ottenere ciò che voleva. “Sono felice di poterti vedere per l’ultima


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