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Il trono dei draghi. Морган РайсЧитать онлайн книгу.

Il trono dei draghi - Морган Райс


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dentro. Gli si schierò davanti, determinato a provocare una qualche reazione in lui. Lo stregone si fermò e lo fissò, finché lo scomodo peso del suo sguardo lo spinse a farsi da parte.

      “Voglio solo delle risposte!” insistette Devin.

      “Le risposte sono spesso preziose,” disse il Maestro Grey. “Ma di rado ci vengono date così.”

      “Voglio solo dare un senso alle cose che ho visto,” replicò Devin. “So di essere nato sotto alla luna del drago. So che i miei genitori non sono i miei genitori.”

      “Cose pericolose da dire,” ribatté il Maestro Grey. “Forse persino cose pericolose da sapere.”

      “E voi non avete intenzione di spiegarmi niente di tutto ciò,” suppose Devin. “Perché mi avete incontrato al cancello se non volete parlarmi?”

      “Perché devi eseguire un compito,” disse il Maestro Grey. “Un compito che potrebbe rivelarsi importante nei giorni a venire.”

      “Quale compito?” domandò Devin.

      Raggiunsero una porta di quercia nera, bloccata con del ferro, e il mago la spinse ad aprirla, rivelando uno spazio cavernoso dal soffitto a volta; una finestra soprastante lasciava entrare un fascio di luce che diffondeva un cerchio luminoso sul pavimento di piastrelle bianche e nere. La stanza era dotata di una forgia, un forno fusorio, un’incudine e ciò che a Devin sembrava un complesso di tutti gli attrezzi necessari per lavorare il metallo, disposti su scaffali di ferro annerito.

      Quella zona era piuttosto strana, ma c’erano simboli intarsiati su ogni superficie, simboli che ricordavano a Devin quelli presenti sugli indumenti del Maestro Grey.

      “Avete messo la magia in tutto questo?” chiese.

      Con sua sorpresa, il Maestro Grey scosse la testa. “Questo non è metterci dentro la magia, ma contenerla quando la usi.”

      “E come posso farlo?” chiese Devin.

      Persino il sorriso del Maestro Grey era enigmatico, impossibile da decifrare del tutto. “Sai già cosa vuol dire evocare la magia. Devi solo incanalarla nel metallo mentre lavori.”

      “E come lo faccio?” ripeté Devin.

      “Imparerai,” lo rassicurò lo stregone e indicò la forgia. “Dovrai farlo, perché il metallo stellare non risponderà semplicemente al calore o al martello.”

      Devin guardò dove il minerale grezzo del metallo stellare giaceva in attesa, vicino al forno fusorio. Camminò fin lì, lo toccò e avvertì la sensazione di qualcosa che da esso si propagava verso di lui; qualcosa che non riusciva a collocare, che non riusciva ancora a comprendere del tutto.

      “Ti risponde,” affermò il Maestro Grey e si spostò per mettersi in piedi accanto alla parete. “Adesso devi controllare quella risposta. La magia è pericolosa. I miei incantesimi la conterranno, ma se per disgrazia sbagli a rapportartici… il metallo potrebbe consumarti.”

      “Consumarmi?” ripeté Devin. All’improvviso, il ferro e l’acciaio parvero distanti anni luce.

      “Il metallo assorbe la magia. Ne ha bisogno per prendere forma, ma versane troppa e potresti perdere te stesso,” disse il Maestro Grey. “Trova la tua magia, ragazzino. Incanalala, usala per dare forma al metallo mentre lo lavori. Avvia il forno.”

      Devin voleva ribattere, ma quello era il compito che gli era stato attribuito. Doveva sbrigarsela da solo se voleva guadagnarsi il suo posto al castello. Doveva portare la spada al re… o a Rodry. Ad ogni modo, doveva prima fabbricarla.

      Accese il fuoco per il forno; prima la legna, poi il carbone, pompando il mantice, accrescendo il calore. Guardò le fiamme, aspettando che acquisissero il colore giusto, quello che gli faceva capire che erano abbastanza calde.

      “Non basta il calore, ragazzino,” gli ricordò il Maestro Grey.

      Devin si scavò dentro, cercando di trovare quell’energia che era uscita così prontamente in quella valle. Aveva risposto al metallo, quindi Devin toccò un pezzo del minerale grezzo, concentrandosi su quella sensazione. Poteva sentirla, poteva avvertirla. Cercò di spingere quella sensazione nel forno, nelle fiamme…

      Riuscì a malapena a gettarsi a terra quando le lingue di fuoco balzarono all’esterno, sfrecciando alle sue spalle come era accaduto in quella visione che aveva avuto del drago. Mentre approdava sul lastricato in pietra del pavimento, Devin vide le protezioni che il Maestro Grey aveva intrecciato brillare di vita per assorbire quella forza liberata.

      “Io…” Devin si alzò su gambe instabili. “Non posso farlo.”

      “Puoi e lo farai. Porta pazienza.”

      Devin era tutto tranne che paziente in quel momento, soprattutto perché le persone più su nel castello gridavano come forsennate, forte come se il posto fosse sotto attacco.

      “Che cosa sta accadendo là fuori?” chiese.

      “Non è rilevante per il tuo ruolo in tutto questo,” rispose il mago.

      “Voglio saperlo,” disse Devin, mentre si rialzava. “Cosa mi state nascondendo?”

      “Ci sono tante cose che io so e tu no,” sottolineò il Maestro Grey.

      Devin si incamminò verso la porta. “Lo scoprirò da solo.”

      “La Principessa Lenore è stata catturata dagli uomini di Re Ravin,” disse lo stregone a quel punto, con un tono empatico ma in modo distaccato, come se niente di tutto ciò lo toccasse davvero. “Il Principe Rodry è già andato a salvarla, mentre suo padre sta raggruppando gli uomini per attraversare i ponti e andare a sud.”

      Devin si sentì come se il cuore gli si fosse fermato in petto all’istante. Lenore era in pericolo? Il solo pensiero bastava a fargli desiderare di precipitarsi a cercarla, pronto a metterla in salvo. Non sapeva da cosa derivasse quel sentimento, ma era lì e lui era consapevole di non poter restare da una parte mentre lei era in pericolo.

      “Devo unirmi alle truppe del re,” disse, incamminandosi di nuovo verso la porta.

      Il Maestro Grey gli si mise davanti. “Per fare cosa?”

      “Potrei… Potrei aiutare nel combattimento e riportarla indietro.”

      “E pensi che non ci siano già abbastanza uomini che si stanno precipitando a farlo?” rispose il Maestro Grey. “Il Principe Rodry ha i suoi… amici. Il re ha i suoi cavalieri e le sue guardie. Non c’è niente che tu possa fare unendoti a loro, eccetto che condannarti a morte.”

      Lo fece suonare certo come il sorgere del sole.

      “Che ve ne importa?” domandò Devin.

      “Me ne importa perché sei troppo potente per essere sprecato così. Il ragazzo nato sotto alla luna del drago? Quello della profezia? No, questo è il tuo ruolo: imparare, migliorare nell’uso della tua magia e forgiare la spada.”

      Devin proseguì verso la porta, ma il Maestro Grey alzò una mano.

      “Pensi che il re non ti chiuderebbe qui se glielo chiedessi?” domandò e fece un cenno con la testa al forno. “Adesso, hai un compito da eseguire. Sii gentile questa volta.”

      Devin voleva ribattere, ma sapeva che non avrebbe portato a niente di buono. Voleva aiutare a salvare Lenore, ma che lo stregone avesse ragione era tanto frustrante quanto innegabile allo stesso tempo. Non poteva aggiungere niente agli uomini che si stavano già occupando del salvataggio, non poteva essere il nobile guerriero che l’avrebbe salvata. Quello era tutto ciò che poteva fare.

      Tornò al forno, pronto a fare un secondo tentativo. Avvertiva la frustrazione dentro di sé, e non solo per questo. Aveva così tante domande e il Maestro Grey non avrebbe mai risposto neanche a una.

      Avrebbe trovato un modo per ottenere le risposte però, a tutte le domande.

      CAPITOLO QUINTO

      Il Principe Greave non era abituato a occuparsi di navi se non a livello puramente teorico. Oh, aveva letto parti di Sulla


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