Il Viaggio Del Destino. Chris J. BikerЧитать онлайн книгу.
loro tende.
Giunto davanti al tepee della giovane amata, scostò il lembo di pelle dell’entrata, incontrando lo sguardo di Grande Aquila, seduto di fronte.
- Posso entrare a sedermi accanto a Falco Dorato? - chiese con molto rispetto.
L’espressione di gioia sul viso della giovane non lasciava alcun dubbio sull’esito di quella visita, da lei tanto attesa.
- Entra pure - rispose Grande Aquila.
Vento Che Soffia si accomodò seduto, accanto alla ragazza, e la avvolse insieme a lui nella coperta.
Si erano ufficialmente fidanzati.
[1] Proverbio degli Ojibwa
Capitolo 5
Gokstad, 915 d.C.
Era una calda giornata di giugno. Ulfr e Thorald, quindicenni, si stavano preparando a fare il loro ingresso nel mondo adulto.
Tutti si davano un gran daffare con i preparativi della festa, alla quale erano stati invitati anche i familiari del Clan di Thorald.
Nell'aria si sentiva già il profumo della carne che si stava arrostendo: Re Olaf aveva fatto abbattere due grossi cinghiali per l'occasione.
Stavano indossando le cotte di maglia quando sentirono Re Olaf salutare calorosamente qualcuno.
- Bentornato amico mio! -
- Olaf! - rispose la voce profonda di un uomo.
Thorald riconobbe all'istante quella voce e si precipitò fuori.
- Padre! Siete tornato! - esclamò con grande gioia.
- Figlio mio, in un giorno così importante, non sarei mancato per nulla al mondo! - dichiarò Harald spalancando le braccia.
Si strinsero con vigore, battendosi con la mano la schiena a vicenda.
- Entriamo Harald! Dobbiamo brindare al tuo ritorno - disse Olaf, cingendo con le sue forti braccia le spalle dell'amico.
All'interno della casa la servitù era indaffarata nella preparazione di ogni sorta di cibo ed Herja dirigeva i vari compiti come solo una perfetta padrona di casa può fare. Anche la figlia minore, Isgred, lavorava insieme alla servitù, la madre a sua volta lo aveva fatto, da ragazza, e riteneva che solo sapendo svolgere tutte le mansioni si poteva poi dirigerle alla perfezione.
Isgred aveva 14 anni e tra uno o due anni si sarebbe sicuramente fidanzata con un giovane del suo stesso rango. La madre voleva farla arrivare al matrimonio in grado di svolgere perfettamente il suo ruolo di padrona di casa.
Herja stava controllando la cottura del pane quando i due uomini, seguiti dai rispettivi figli, entrarono nella grande cucina.
- Harald! - esclamò, spalancando le braccia mentre si dirigeva verso di lui.
- Herja, sei sempre splendida! Anche imbiancata dalla farina! - scoppiarono a ridere, mentre lei lo tempestava di domande.
Olaf prese due corni e li riempì di idromele.
- Brindiamo al tuo ritorno! - propose, offrendone uno all’amico.
- Drekka Minni! - brindarono all’unisono, innalzando i loro corni, per poi svuotarli in una sola sorsata.
Harald ordinò ai suoi uomini di portare in casa un grosso baule di legno.
- In questo viaggio gli Dei ci hanno protetti e condotti fino a una città chiamata Kiev, uno dei più grandi centri commerciali che abbia mai visto. Abbiamo venduto tutto il nostro carico al doppio del prezzo che a Hedeby, e abbiamo acquistato merci che ci hanno fatto guadagnare una fortuna.
Aprì il baule e ne estrasse seta e gioielli.
- Questi sono per Herja e Isgred! -
- Questa seta è splendida - disse Herja sgranando gli occhi. - E questi gioielli! Vieni a vedere Isgred! -
La ragazza si precipitò incuriosita, rimanendo a bocca aperta alla vista di quelle meraviglie.
- Queste coppe d'argento e le spezie sono per tutta la famiglia, mentre questo è per te - disse rivolgendosi all' amico…
Gli porse un elegante mantello rosso di lana con bordi di pelo e decori in seta e una grande spilla di filigrana d'oro per chiuderlo.
- Se non facesse tanto caldo oggi, lo indosserei subito - disse Olaf, suscitando le risa dei presenti, continuando ad ammirare il suo nuovo mantello, degno di un Re.
- Grazie, Harald, amico mio! Apprezzo molto il tuo dono. - Nei loro sguardi vi era tutto l'affetto e il rispetto reciproco che li aveva legati in tutti questi anni, fin da bambini, quando avevano scelto di diventare Fratelli Giurati.
Harald poi estrasse dal baule due foderi di legno battuti in cuoio, sui quali aveva fatto ornare le ghiere triangolari di bronzo e oro.
- E questi sono per voi... - disse, porgendoli ai due ragazzi.
- Sono molto belli, molto ben decorati, ehm... forse un po' leggeri - constatò Ulfr soppesandoli tra le mani.
- Non vi sembra che manchi qualcosa al loro interno, padre? - domandò Thorald.
- Non per molto... - rispose Olaf, che nel frattempo aveva fatto arrivare il fabbro con una cassetta in legno.
La aprì, rivelandone il contenuto.
- Che meraviglia! - esclamarono i due giovani vichinghi.
- Le abbiamo fatte forgiare apposta per voi, con il miglior ferro, quello della Renania - rivelò con orgoglio.
I due ragazzi non persero tempo a impugnarle, ne erano a dir poco entusiasti.
La loro prima spada! La più bella che avessero mai visto! Entrambe con la lama a doppio taglio, affilata e lucente, l'impugnatura impreziosita da intarsi, e rivestimenti in oro e rame con i loro nomi incisi in argento, perché risplendessero come le rispettive lame.
- Dovete dare un nome alla vostra spada per celebrarne la forza - disse Olaf.
- Subito? - chiese Thorald, un po' preoccupato che non gliene venisse in mente nemmeno uno, degno della “sua” spada.
- No - rispose suo padre divertito. - A meno che non vogliate usarla subito contro qualcuno! -
- Io ho già un nome! - disse Ulfr sguainandola in aria. - Tuono di Fuoco, e la userò per il combattimento di oggi! -
- Allora io la chiamerò Lampo del Re dei Mari! - esclamò Thorald, puntandola verso il soffitto. -
- Mi sembrano due nomi davvero degni delle vostre spade - commentò Harald.
Nel frattempo tutti gli invitati erano giunti, i quattro uscirono e i ragazzi finirono di prepararsi. La loro formazione era completa: colti, audaci e abilissimi nel maneggiare qualsiasi arma. Erano cresciuti sani e forti e stavano per dimostrare la loro virilità. Si cimentarono con fervore in un duello con la spada che appassionò tutti i presenti, soprattutto i loro padri che ne erano fieri e orgogliosi.
La gran tavolata venne imbandita con ogni sorta di leccornia, fiumi di birra, vino e idromele.
Quando tutti presero posto si diede inizio al banchetto e alla gran libagione. L'atmosfera era gioiosa e divertente, tutti parlavano con tutti e si facevano delle gran risate. Ma la vera sorpresa doveva ancora arrivare... Olaf si alzò in piedi richiamando l'attenzione di tutti i presenti.
- Io e Harald salperemo tra pochi giorni, torneremo prima che arrivi l’inverno. -
Thorald si ammutolì, incredulo nell’udire quelle parole. Suo padre era appena arrivato, non poteva ripartire tra pochi giorni. I suoi pensieri si potevano leggere nell'espressone che si dipinse sul suo viso, triste e deluso. Era ancora assorto quando sentì pronunciare queste parole...
- Naturalmente i nostri figli verranno con noi - dichiarò fiero Olaf. - Questo viaggio è il nostro dono per onorare la vostra maggiore età - Aggiunse