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La Spia. Juan Moisés De La SernaЧитать онлайн книгу.

La Spia - Juan Moisés De La Serna


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che si ottiene per diritto, è qualcosa che si ottiene con la forza,” il nostro superiore all’Accademia ce lo ricordava di tanto in tanto.

      All’inizio, dopo essere andato in pensione, ritagliavo le notizie più assurde sui giornali, una piattaforma petrolifera affondata da uno tsunami, un’esplosione di gas in una regione dell’Alaska… cose che non erano collegate, che non avevano né capo né coda, e cercavo di indovinare cosa fosse successo veramente.

      Quando ero attivo non dovevo immaginare, sapevo esattamente chi avesse fatto cosa, quanti morti, e come veniva giustificato. E per quanto assurda fosse la notizia nessuno sembrava chiedere la verità di quanto accaduto, anche i parenti del defunto restavano “a proprio agio” con la “versione ufficiale”, senza mettere in discussione nulla.

      In pochi mesi dal ritiro, avevo così tanti ritagli e così poche idee su ciò che era realmente accaduto, che lasciai perdere in quanto era impossibile sapere con certezza cosa ci fosse dietro ogni storia, o se qualcuna, o più di una, fossero collegate.

      Ora, quando leggo il giornale, con notizie ovviamente assurde, sorrido e mi chiedo cosa abbia combinato il Governo questa volta.

      A dire il vero, ho notato qualcosa di strano in tutte queste storie di spionaggio, mi rendo conto che era necessario tenere il nemico sotto controllo, ma a volte penso che, se non c’erano vere minacce per un po’ di tempo, stranamente il nostro governo interveniva per “riscaldare il clima” e gli altri erano obbligati a rispondere.

      Non capisco molto il proposito di perdere la pace e la tranquillità che può offrire un periodo di calma, ma sembra che qualcuno delle alte sfere, evidentemente annoiato, approfittasse di quei momenti per infastidire il nemico e farlo reagire.

      Così tante storie, non sempre con un lieto fine, che mi fecero pensare se non ci fossero altri interessi dietro, i trafficanti di armi dell’esercito erano sempre più interessati a che il governo resti in un modo o in un altro in stato di allerta, intervenendo in piccole o grandi guerre; ma poi ci sono i militari, che non avrebbero alcun senso in un paese tranquillo; e poi i politici, che spesso basano i loro discorsi sul sentimento patriottico contro i nemici, senza di loro cosa direbbero? o come giustificherebbero le spese?

      Ognuno di loro voleva una cosa, tenere un alto livello di azione e di intervento contro i nemici, anche se questi nel corso degli anni cambiavano.

      Paesi alleati diventavano obiettivi strategici, nuovi nemici emergevano, e paradossalmente, Paesi nemici da tutta la vita diventavano alleati chiave della zona.

      Nonostante il mio accesso alle informazioni, non riuscivo a vedere l’intera equazione e a capire i movimenti coinvolti. C’erano molte cose che mi sfuggivano, e dire che avevo più informazioni di molti generali del mio governo.

      Comunque sia, se quello fosse stato un gioco di scacchi, sarei passato dall’essere un semplice pedone all’essere una torre, un posto sicuro per i segreti del governo, ma lontano dalle figure centrali della scacchiera quelle che realmente prendono le decisioni… e a proposito di scacchi, con questa cosa della memoria, non capisco come possa riuscire a continuare a giocarci ogni giorno.

      Mi avevano costretto a imparare a giocare a scacchi, un gioco insolito all’inizio, ma mi ha aiutato ad avere una mente agile, che si adattava molto bene con la matematica.

      Ma in poco tempo non avevo avversari da battere, e gli altri si stancavano di giocare, perché perdevano sempre, così ho dovuto imparare a farlo da solo.

      Un gioco con una scacchiera per due solo per me, il che mi creava un piccolo problema quando cambiavo posizione, e dovevo giocare con il colore opposto, e dal momento che conoscevo le strategie che stavo per applicare, dovevo pensare a come battermi da solo. In sostanza, una partita poteva diventare infinita, potevano passare giorni e giorni per vincerla.

      Ad ogni modo, con questa cosa della memoria, diventava sempre più difficile per me seguire il gioco, perché appena mi alzavo per vedere qualcosa, e tornavo alla partita, non sapevo con quale colore di pedine stavo giocando.

      Quindi, prima di alzarmi, dovetti iniziare a mettere degli appunti tipo “ora sposta quelli bianchi”, ma arrivò un momento, che mi dimenticavo perfino di scrivere gli appunti, così rimanevo lì, guardavo e guardavo la scacchiera, cercando di indovinare con quali pedine avrei dovuto giocare, ed era perfino difficile pensare alle mosse.

      Era imbarazzante, io che presumevo di essere in grado di vedere l’intera partita appena iniziavo a giocare, ed essere in grado di dire in quante mosse avrei vinto, ora, invece, diventava stranamente difficile concentrarmi per sapere cosa fare.

      Pertanto, gli scacchi diventarono una delle tante cose che ci sono in casa, cianfrusaglie che suppongo a un certo punto siano servite, ma ora servono solo come ornamento.

      Molte le ho riposte nei cassetti, quindi non sono d’intralcio, ma poi, non ricordo nemmeno che ci siano.

      A volte mi diverto aprendo i cassetti, a sorprendermi con la quantità di oggetti che ci sono, di alcuni avevo sensazione di vederli per la prima volta, ma non può essere, se sono lì è perché io ce li ho messi, ma non riuscivo a ricordare, né quando, né dove li avevo comprati, se fosse stato mio o di qualcuno che me lo aveva prestato e, a volte, non sapevo nemmeno a cosa servisse, quella “robaccia”.

      Nemmeno le piante, di cui mia moglie si preoccupava così tanto, nemmeno queste, sono sopravvissute alla mia dimenticanza. E questo nonostante mi avesse detto, “prima del pisolino, dalle un po’ d’acqua e dureranno per sempre”, ma non riuscii a ricordare perfino quella semplice istruzione e tutte finirono per seccarsi.

      La signora che veniva a fare le pulizie di tanto in tanto, mi portava una nuova pianta per “portare gioia in casa”, come diceva, e mi diceva quando innaffiarla, ma nonostante tutto non sopravvivevano.

      Beh, era meglio per me, così non avevo più obblighi, di quelli che mi pesavano per non sapere se li avessi adempiuti o meno.

      Credo di aver obbedito troppo nella mia vita, e ho anche fatto molto più dei miei doveri patriottici, se così si può dire.

      Per fortuna non ho mai dovuto usare una pistola, ma non sono ingenuo, le informazioni che ho maneggiato hanno portato alcuni alla morte, in particolare spie della parte avversa, ma soprattutto ho salvato delle vite.

      Fortunatamente per tutti, la matematica è definita e non importa quanta immaginazione ci mettiamo, c’è sempre qualche elemento che può essere usato per decodificare, è solo questione di tempo e fatica.

      Così abbiamo potuto stare al passo con i progressi dei nostri nemici, molte volte senza intervenire, in modo da non rivelare che eravamo in grado di leggere i loro messaggi, poi tutto si è complicato.

      Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il nostro paese assunse un ruolo rilevante in tutto il mondo, non era più un paese che si limitava a controllare i propri confini, ora manteneva la pace del mondo, e il nostro lavoro divenne così complicato che mi inviarono in Europa, perché in quel momento era di grande interesse politico per il nostro paese.

      La minaccia nazista aveva messo sotto scacco l’intelligence di tutti i paesi europei, ma soprattutto la nostra, e questo indipendentemente dalla distanza, qualcosa che non avevo capito fino a quando non sono arrivato lì.

      A quel tempo, nessuno aveva notato il pericolo reale di quel movimento popolare, o di tutto ciò che era accaduto dopo, e non doveva ripetersi.

      Ecco perché sono stato mandato lì, per studiare il più possibile i progressi nella codificazione degli europei, che negli ultimi anni erano stranamente molto avanzati, una cosa che avevo potuto osservare nel tempo, come i grandi progressi tecnologici avvengano in tempi di guerra e non solo in termini di sviluppo delle armi.

      Non so perché, se per la necessità di sopravvivere o altro, ma il progresso, quando c’è un pericolo imminente, è evidente e niente di meglio che l’Europa per dimostrarlo, sempre minacciata da una parte o dall’altra, eppure guardate come sono progrediti superando i loro concorrenti e diventando leader mondiali in molti campi, e nonostante, in pratica, abbiano dovuto ricostruirsi dalle fondamenta dopo la Seconda Guerra Mondiale.

      Beh,


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