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The House Of Angels. Emmanuelle RainЧитать онлайн книгу.

The House Of Angels - Emmanuelle Rain


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grande. Isabel l'ho trovata in un cassonetto, aveva ancora gli occhietti chiusi, e Tristan era un cane randagio... gli animali sono puri, sono così come li vediamo e io li rispetto per il loro coraggio e la loro lealtà".

      "Anche tu sei come loro. Sei rimasta fedele a te stessa, nonostante tutto. Anche tu sei pura e coraggiosa".

      "Io non sono pura né coraggiosa, tu non mi conosci abbastanza, per poter dire certe cose".

      Così dicendo si avviò in cucina...

      "Vado a finire di preparare la cena".

      Magda stava tremando talmente tanto, da non riuscire a tenere niente in mano... si appoggiò al bancone, con la schiena rivolta verso il salotto, per nascondersi da Jess.

      Fece dei bei respiri profondi, cercando di riacquistare un po' di calma, e quando le sembrò di aver recuperato almeno un briciolo di controllo, si rimise ai fornelli.

      Si allungò verso il mobiletto in alto per prendere il riso, quando sentì una mano che le sfiorava il braccio e un corpo massiccio dietro di sé.

      "Ti serve aiuto?", le chiese il ragazzo.

      Magda scattò subito e si divincolò per mettere quanta più distanza quella piccola cucina consentiva tra i loro due corpi... con il cuore che le batteva forte nel petto e il respiro pesante, guardò spaventata quel magnifico ragazzo che ora stava di fronte a lei, con il pacco di riso in mano e uno sguardo davvero addolorato negli occhi scuri.

      "Magda scusa, non era mia intenzione spaventarti, volevo solo aiutarti".

      Si avvicinò, ma lei allungò un braccio tremante per tenerlo a distanza.

      "Magda ti prego… devi credermi, non volevo spaventarti. Puoi fidarti di me".

      "Va tutto bene", disse lei con voce flebile.

      "Ti sei spaventato anche tu, vero? Oddio! ho i nervi a fior di pelle da questa mattina".

      "Mi dispiace, io non volevo...".

      "Non ci pensare Jess, va tutto bene, ero solo sovrappensiero, ecco tutto".

      Con un cenno della testa gli indicò il piano cottura.

      "Potresti versare il riso nella pentola, per favore?".

      "Sì, ci penso io".

      Jess era preoccupato per lei, gli faceva così male vederla tremare e, nonostante tutto, cercare di non farlo sentire in colpa... avrebbe voluto stringerla forte tra le braccia e tenerla così per sempre, ma lei non sembrava intenzionata a farsi avvicinare.

      "Magda per favore guardami, io non ti farei mai del male, devi credermi. Preferirei morire piuttosto che farti soffrire".

      "Smettila per favore, ti ho detto che sto bene, basta... e non guardarmi così, non ho bisogno della tua compassione".

      "Io non ti compatisco, al contrario, ammiro la tua forza e ti rispetto".

      "Basta per favore, con questa storia... tu non mi conosci, non sai niente di me. Come puoi dire di rispettarmi sapendo come mi sono lasciata usare da quegli uomini".

      Le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance arrossate.

      "Oddio, mi vergogno così tanto!".

      "Dovrebbero essere loro a vergognarsi, non tu. Quelli sono solo feccia e non valgono niente".

      "È colpa mia... tutta colpa mia".

      Magda ormai piangeva senza ritegno, vergognandosi della propria debolezza.

      "Come puoi dire una cosa del genere, tu non hai nessuna colpa".

      Avrebbe voluto mettere le mani intorno al collo di tutte le persone, se così si potevano chiamare, che avevano fatto del male alla sua amata Magda.

      "Sai, all'inizio opponevo resistenza, mi dibattevo cercando di sfuggirgli, lottavo con tutte le mie forze, ma questo portava solo altro dolore, e altra umiliazione".

      Oh! Come si detestava in quel momento, non capiva perché si stesse mettendo così a nudo con lui.

      "Ma dopo alcune settimane smisi di combattere, rimanevo li ferma, sperando solo che finisse tutto il prima possibile. Ero morta dentro e non cercavo più di difendermi, io... mi faccio così pena!".

      Jess andò verso di lei e la strinse forte a sé, incurante dei suoi tentativi di allontanarlo, la tenne stretta finché non si calmò tra le sue braccia e ricambiò il suo gesto piangendo a dirotto come una bambina.

      Il ragazzo aspettò che si sfogasse, e quando la sentì rilassarsi, la prese in braccio e la portò in camera.

      La adagiò sul letto coprendola con una coperta trovata su una sedia.

      Rimase lì a guardarla dormire, il volto, ora rilassato, era così dolce da fargli stringere il cuore.

      Dio! Quanto l'amava... il tempo non aveva minimamente scalfito i suoi sentimenti.

      Capitolo 5

      Il confronto

      Magda si svegliò la mattina dopo, sentendo un buonissimo aroma di caffè appena fatto e pancake caldi, stordita, si avviò verso la cucina e trovò Jess intento a preparare la colazione.

      "Ehi! buongiorno", la salutò il ragazzo, guardandola da dietro la tavola.

      "Ho pensato che avessi fame, ieri sera non abbiamo avuto modo di cenare".

      Magda abbassò gli occhi.

      "Scusa, mi dispiace tanto per ieri sera, non so davvero cosa mi sia preso… non c’era bisogni che restassi".

      "Va tutto bene, non preoccuparti, il tuo divano non è male".

      Jess la guardò esitare sulla soglia della cucina, incerta su cosa fare.

      "Dai vieni, facciamo colazione", la spronò l'angelo.

      "Che ore sono?", gli chiese la ragazza, insospettita.

      "Le nove...".

      "Cosa? Dovrei già essere a lavoro...".

      "È tutto sistemato, hai la giornata libera".

      "La giornata libera? E perché?".

      "Ho chiamato Mark, ho trovato il numero nel tuo cellulare, scusa se ho curiosato, gli ho detto che sei stata male tutta la notte e che per questo ti sei addormentata tardissimo".

      "Ma non posso mancare al lavoro".

      "Mi ha detto lui di lasciarti dormire e di prendermi cura di te. Mi ha anche chiesto di andare da lui questo fine settimana, se vuoi naturalmente...".

      A Jess piaceva molto questa situazione così intima, si chiedeva solo come la stesse vivendo lei.

      "Non mi sono mai presa un giorno di ferie, e poi non è vero che sto male...", fece un gran sospiro e ci pensò un po’.

      "Ok, ve bene, per una volta...".

      Il ragazzo sorrise in maniera così aperta e naturale che le fece venir voglia di abbracciarlo...

      Era da molto tempo che non si sentiva a suo agio tra le persone, nemmeno con Mark e Nathan si lasciava andare più di tanto... Jess era veramente diverso da tutti quelli che conosceva: era bello, gentile, e cosa inspiegabile, sembrava sinceramente preoccupato per lei.

      "Che ne dici di mangiare, prima che si raffreddi tutto?", propose la ragazza.

      "Certo, aspettavo solo te".

      Magda si avvicinò e gli posò una mano sulla guancia, l'angelo rimase stupito.

      "Grazie Jess".

      "È solo una colazione. Certo! I miei pancake sono i migliori di tutta Chicago, ma non c'è bisogno che mi ringrazi..." tentò di minimizzare l'angelo.

      Il contatto con la sua pelle, quel gesto volontario e intimo, lo fece sperare in qualcosa in cui, fino ad allora, non aveva nemmeno osato pensare.

      Magari


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