Papà Prende Le Redini. Kelly DawsonЧитать онлайн книгу.
del mondo per lei. Ma a volte occuparsi della sorella diventava estenuante e ormai era chiaro ad entrambe che, di lì a poco, sarebbe stato necessario ricoverare la povera Annie in un ospedale a lunga degenza, dove avrebbe ricevuto un’assistenza adeguata.
Dopo aver cucinato la cena e riassettato la cucina, Bianca si rannicchiò accanto ad Annie sul letto matrimoniale della loro stanza. Non dormivano sempre assieme ma il giorno dopo doveva trovarsi al lavoro molto presto, e voleva che sua sorella si sentisse calma e tranquilla, quella notte.
* * *
Arrivò alle stalle alle sei precise del mattino, come le aveva detto il signor Lewis. Anche di così buon mattino l’intero complesso era tutto illuminato e in pieno fermento.
"Buongiorno, sono Clay. Tu devi essere Bianca? Papà mi ha detto che saresti arrivata.” L'uomo in piedi sulla doppia porta aperta delle scuderie sorrise e le tese la mano.
Che bel pezzo d’uomo! Sentì subito la sua forte stretta, quando lui le prese la mano.. Lo guardò velocemente da capo a piedi, ma in modo che non si notasse troppo. Aveva gambe lunghe e magre e indossava dei jeans blu e alti stivali neri. Era alto, con le spalle larghe e i fianchi stretti, la tipica corporatura a trapezio. Portava una camicia a quadri blu con le maniche arrotolate sui gomiti, il che metteva in evidenza le sue braccia forti e muscolose. Ma la cosa migliore erano gli occhi, i più dolci e blu che Bianca avesse mai visto, e quella massa di capelli biondo scuro un po’ ispidi che gli ricadevano ai lati della faccia, dove l’ombra di un pizzetto gli delineava la mascella. Sotto agli occhi c’erano delle minuscole e sensuali rughe d’espressione, e l’uomo era bello abbronzato. Dimostrava circa trent’anni. Ottenere il lavoro come apprendista fantino nella stalla di Tom Lewis era già fantastico, ma avere a che fare con quel bellissimo manzo in piedi sulla soglia che ancora le teneva la mano, sarebbe stata la ciliegina sulla torta!
"Ehm, sì - balbettò, cercando di tenere a bada i suoi tic - Sono Bianca." Quando era nervosa i suoi tic peggioravano sempre e le veniva da fare delle smorfie, a causa della contrazione dei muscoli della faccia, dietro gli occhi e sulla mascella. Si concentrò per non dare spettacolo. Non era ancora il momento di rendere nota al quel bellissimo ragazzo quella strana parte di lei. Non sarebbero mancate le occasioni, per dirglielo.
“Ok, andiamo; papà mi ha chiesto di mostrarti tutto. Lui verrà più tardi."
Non appena Clay le ebbe voltato le spalle, Bianca smise di controllare il suo tic più frequente: girare il collo, contrarre la mascella e nascondere gli occhi dietro le mani mentre li faceva roteare intorno in modo bizzarro, spalancandoli fino a sentire dolore. Dopodiché alzò le spalle e cercò di rilassare i muscoli, ben sapendo di poter tenere tutto sotto controllo solo se non si lasciava prendere dall’ansia.
Continuò a dare libero sfogo ai suoi tic, mentre Clay le era di spalle e non le prestava attenzione, intento a mostrarle le scuderie, a presentarla al resto del personale e a farle vedere i cavalli, illustrandole la routine di tutti i giorni e infine indicandole la lavagna proprio fuori alle scuderie, dov’erano segnati i cavalli da far correre nell’ambito della giornata.
"Se tutto va bene, domani troverai il tuo nome su questa lista. – le disse – Oggi farai pratica strigliando e dando da mangiare ai cavalli, così comincerai a conoscerli.”
“ Ok.” mormorò Bianca distrattamente. Camminava con spavalderia e, dato che gli stava dietro, poteva ammirare il suo bel sedere stretto nei jeans. Niente male, non c’è che dire. I suoi capelli arruffati gli sfioravano la nuca e lei moriva dalla voglia di alzarsi sulla punta dei piedi e farci scorrere le dita.
"E qui - disse Clay, fermandosi di botto e aprendo una porta a lato delle stalle – teniamo la biada per i cavalli." Agitò un braccio per il locale indicandole i sacchi ammucchiati in un angolo e i barili contenenti mangime premiscelato e polveri di integratori vitaminici allineati contro la parete di fondo. Le reti da fieno erano appese a ganci sopra le botti, e una mezza dozzina di balle erano accatastate in modo precario l'una sull'altra lungo la parete laterale.
Una rete da fieno era stata gettata distrattamente sul pavimento, dando una sensazione di sciatteria a quel posto così ben organizzato, e Clay si chinò a raccoglierla. Le passò così vicino che lei potè sentire l'odore del suo deodorante, e un brivido di eccitazione la invase, mentre l’uomo le sfiorava inavvertitamente il seno con la spalla. Trattenne il respiro mentre quel brivido le si diffondeva per tutto il corpo, facendole accelerare il battito cardiaco e indurendole i capezzoli. Lo aveva sentito anche lui? Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, era quasi ipnotizzata, mentre lo vedeva riappendere la rete al suo gancio. Si sentiva fatalmente attratta dal modo sensuale con cui lui si muoveva, dalla leggerezza con cui i suoi capelli gli accarezzavano il colletto della camicia. Quando lui si voltò a guardarla, lei scosse la testa per liberarsi dallo stato di confusione in cui si trovava e si costrinse a concentrarsi su altre cose. Nessun uomo l'aveva mai attratta a quel modo, mai! Di cosa stava parlando, Clay? E perché quel semplice tocco l’aveva eccitata così tanto?
Continuarono il giro e Bianca rimase molto colpita dalla professionalità con cui era gestito l’intero complesso. Quando Clay la presentò agli altri lavoranti delle stalle, o incontrava qualcuno mentre camminavano, era evidente il senso di cameratismo che c’era tra loro. L'ambiente di lavoro era allegro, divertente, scherzoso e Bianca capì che si sarebbe trovata bene.
Lo seguì per tutto il tragitto, schivando le carriole parcheggiate fuori dalle scuderie, fino alla fine. Alcuni giovani si stavano dando da fare per ripulire per bene il pavimento delle stalle, e Bianca non potè fare a meno di immaginare Clay mentre spalava la segatura ... con quei muscoli poderosi che si flettevano per manovrare la pala, e il suo modo di muoversi sensualmente per la stalla.
"Ok, puoi partire da qui e farti tutto a ritroso.” Clay prese una pala da un gancio sul muro e gliela porse. "Immagino che tu sappia come pulire una stalla.” disse.
E se lo avesse preso un po’ in giro? Scosse la testa, riuscendo a mantenere una faccia seria nonostante il sorrisetto che le si stava formando agli angoli della sua bocca.
"No. Credo che dovrai insegnarmi.” rispose.
Mantenne una faccia da angioletto mentre lui la guardava fisso negli occhi. Forse aveva mangiato la foglia? Anche se di recente aveva fatto lavori diversi – la segretaria a tempo determinato presso un istituto scolastico – era ancora in grado di ripulire una stalla con una mano sola! Sentì arrivare un tic, ma riuscì a tenerlo a bada, e ciò la fece sembrare ancora più seria. Doveva stare molto attenta a non far emergere la sua sindrome di Tourette, altrimenti l’avrebbero licenziata su due piedi! Era già successo.
Riuscì nel suo impegno e controllò i tic e il sorrisetto, mentre l’uomo le faceva vedere come spalare la segatura sporca e bagnata e scaricarla nella carriola. Non appena lui le voltò le spalle, lasciò andare il tic che le fece prima torcere, poi scattare e infine contrarre la faccia violentemente. Il suo collo si girò così di scatto che sentì un dolore acuto irradiarsi fino alle spalle. Sempre meglio della lotta che doveva ingaggiare ogni volta per impedire ai suoi tic di darsi alla pazza gioia. Ruotò le spalle, cercando di rilasciare i muscoli in fiamme. E ci riuscì.
Quando la faccia le tornò normale, si rimise a guardare in estasi il corpo snello e muscoloso di Clay che si muoveva con abilità nel grande e arioso box, facendo scorrere la segatura ai lati per lasciare asciugare le chiazze bagnate di cemento. Era proprio un uomo forte e bellissimo! Sorrise, compiaciuta. Era passato un bel po’ di tempo da quando aveva avuto davanti agli occhi uno spettacolo eccitante come quello che adesso le stava offrendo Clay.
Soffocò una risatina mentre Clay si sbarazzava dell'ultimo residuo di segatura bagnata e si voltava a guardarla. "Pensi di riuscirci?" le disse, porgendole la pala.
Scosse di nuovo la testa, ma questa volta non riuscì a trattenersi dal mettersi a ridere. "Non posso credere che ci sei cascato! – esclamò – Sono pratica dei lavori di stalla già dai tempi dell’asilo; certo che sono in grado di pulire una stalla!” Gli sorrise sfacciatamente. "Volevo solo guardarti mentre lo facevi!"