Una sfida al Polo. Emilio SalgariЧитать онлайн книгу.
Si è rotta qualche scaglia del coccodrillo? — chiese ironicamente il canadese.
— Oh no!... Sono ben solide le mie!... —
Un hurràh fragoroso, lanciato dai canadesi e dagl'inglesi che assistevano in buon numero alla lotta, aveva salutato quel primo colpo.
Gli americani avevano risposto con dei grugniti e con delle imprecazioni, poichè avevano puntato molti dollari sul loro compatriotta.
I due partners s'avvicinarono ai due campioni, offrendo loro un bicchiere di gin coktail affinchè si riscaldassero un po' e potessero meglio resistere al freddo che accennava ad aumentare anzichè diminuire, poi diedero il segnale di rimettersi in guardia.
L'americano, il quale si era già prontamente rimesso dalla formidabile tambussata, fu il primo ad assalire, facendo una serie di finte all'altezza del viso del canadese. Certo cercava di tirargli il famoso colpo di Tom Powell che avrebbe dovuto sfigurarlo per sempre e forse acciecarlo.
Il signor di Montcalm, ripiegato su sè stesso come una tigre che sta per scagliarsi sulla preda, colle narici frementi, gli occhi scintillanti, parava con una velocità ed una precisione da strappare frequenti applausi così da parte degli anglo-canadesi come degli americani.
Tuttavia non riuscì a parare in tempo un fist-soke che lo colpì in mezzo al petto e che lo fece un po' traballare. Non era però il terribile colpo di pugno che il yankee si era giurato di assestargli, e che avrebbe dovuto spaccargli la fronte alla radice del naso.
Il canadese aveva fatto a sua volta un salto indietro, e dopo essersi passate le mani sul punto colpito, operando un energico massaggio, aveva detto, con voce perfettamente tranquilla:
— Siamo pari, signor Torpon. Io mi aspettavo il famoso colpo di Tom Powell.
— Verrà più tardi, — rispose l'americano.
— Uhm!... Ne dubito!... Ormai ho conosciuto il vostro giuoco.
— Non ancora; miss Ellen giudicherà. —
Un altro hurràh entusiastico aveva salutato quel colpo, mandato però questa volta esclusivamente dagli spettatori americani. I canadesi e gli inglesi erano rimasti impassibili come per dimostrare la piena fiducia che avevano nel loro campione.
I due partners si erano nuovamente avanzati, offrendo ai due lottatori del brandy.
L'americano tracannò d'un fiato il suo, mentre invece il signor di Montcalm lo respingeva, dicendo al partner:
— Noi canadesi non abbiamo paura del freddo e non abbiamo sempre bisogno di scaldarci.
— Vi darà maggior animo, — gli disse sottovoce il maestro di boxe.
— Ne ho da vendere: aspettate un po' e vedrete che cosa ne farò del mio rivale. È ora di finirla una buona volta.
— Per l'onore della vecchia Francia picchiate sodo e demolitemi per bene quell'insolente yankee. Ricordatevi del colpo segreto che vi ho insegnato e che credo valga meglio di quello di Tom Powell.
— Lasciate fare a me, maestro.
— E sopratutto sbrigatevi poichè temo sempre una nuova sorpresa da parte dei policemen.
— Pronti? — aveva chiesto il partner dell'americano.
— Pronti!... — avevano risposto ad una voce i due rivali, rimettendosi prontamente in guardia.
L'americano era diventato prudentissimo, mentre invece il canadese aveva subito cominciato ad eseguire una serie di finte con una velocità così fulminea, che certi momenti gli spettatori non riuscivano più a distinguere i suoi pugni.
Incalzava violentemente, come se fosse impaziente di finirla, costringendo il suo avversario a rompere senza posa ed a balzare indietro.
Il suo maestro, che funzionava da partner, lo incoraggiava collo sguardo.
L'americano, sconcertato, non osava più tentare il suo famoso colpo. Batteva invece sempre in ritirata suscitando, fra i suoi compatriotti, dei mormorii poco benevoli a suo riguardo.
— Fugge!... — borbottavano, pensando ai dollari che avevano scommesso. — Che abbia paura? —
Ad un tratto un grido scoppia dietro le ultime file della folla, subito seguìto da cento, da mille altri.
— I policemen!... I dragoni della Regina!... —
Un immenso urlo di furore risponde:
— Ancora loro!... —
Tre automobili, lanciati a tutta velocità, montati ognuno da una dozzina di poliziotti, divorano la bianca via. Dietro di essi galoppano disperatamente due squadroni di dragoni.
Gli elmi luccicano e luccicano pure le sciabole di già sguainate.
La legge la vuole vinta a qualunque costo ed arriva con forze imponenti.
I due campioni si sono fermati. Torpon bestemmia da vero americano; il canadese fa un gesto di furore.
I partners impugnano minacciosamente le bottiglie di brandy, pronti a resistere alla forza.
Delle grida s'incrociano.
— È una bricconata!...
— È una infamia!...
— Non si può più scambiarsi dunque due pugni nè negli Stati dell'Unione, nè nel Canadà?
— Dove è andata a finire la libera America? In fondo all'Atlantico forse?
— Gentlemen, alla prepotenza rispondiamo colla prepotenza!...
— Addosso alla legge!...
— Morte ai poliziotti!... Abbasso gli sbirri!...
— Sì, sì, addosso!... —
Una rabbia folle ha invaso, per la seconda volta, i diecimila spettatori. Inglesi, canadesi ed americani si slanciano verso i bars improvvisati ed in un momento li pongono a sacco, malgrado le proteste e le grida disperate dei proprietari.
Una tempesta di bottiglie è pronta a rovesciarsi addosso alla forza che sta per forzare l'entrata della pista.
Miss Ellen era rimasta impassibile, dietro il volante del suo automobile, guardando curiosamente la folla che si apparecchiava a resistere energicamente non solo ai policemen, ma anche contro i dragoni della Regina e ad inzuppare le rosse divise di questi ultimi d'ogni sorta di liquori.
Il canadese si era avvicinato a Torpon, il quale digrignava i suoi denti da orso grigio, sagrando:
— Lo vedete: un'altra volta il destino si è frapposto fra voi e me.
— Lo vedo, gentlemen, — rispose l'americano. — Eppure dobbiamo ben finirla.
— Lo desidero anch'io, ma per ora non ci rimane altro da fare che di battercela prima di venire arrestati.
— Lo vedo bene, by-good!...
— Sì, andiamo, — dissero i due partners, — e lasciamo che se la sbrighino i vostri ammiratori. —
Si erano affrettati a raggiungere l'automobile, il quale pareva impaziente di riprendere lo slancio.
— Salite dunque? — chiese miss Ellen. — Ormai non vi è più nulla da fare qui e la forza non tarderà ad aver ragione.
Sarà per un'altra volta.
— Siamo disgraziati, miss, — disse Torpon.
— È proprio vero, master, ma che cosa volete farci? Cercheremo un altro luogo dove potrete battervi.
— Sì, dovessimo recarci al polo, — disse il signor di Montcalm. — Là almeno non ci troveremo sempre dinanzi questi odiosi policemen.
—