La favorita del Mahdi. Emilio SalgariЧитать онлайн книгу.
—L'arabo ammutolì e la sua fronte s'abbuiò. Non seppe cosa rispondere.
—Che t'importa se io avessi a scomparire? continuò Fathma. E poi, credi tu che io rimanga sempre in Hossanieh? Mi libro come l'aquila e mi poso or qua or là a seconda che mi spinge o il capriccio o la follìa.
—Ma tu non puoi lasciare così Hossanieh, dopo esserti fatta vedere.
—E chi me lo impedirebbe?…
—Fathma!… Fathma! esclamò Abd-el-Kerim. Tu sei bella, più bella di
El….
L'imprudente rattenne a tempo il nome di Elenka che stava per uscirgli dalle labbra. L'almea aggrottò la fronte e le sue mani si contrassero, chiudendosi: un lampo cupo balenò nei suoi occhi, un vero lampo d'ira.
—Di chi?… chiese ella vivamente. Di chi?…
—Di tutte le donne che io vidi in vita mia, si affrettò a soggiungere l'arabo. Sì, tu sei bella Fathma, e tanto bella che mi riesce impossibile cancellarti dal mio cuore, tanto bella che ne sono affascinato.
—Follie, amico mio, follie.
—Fathma, ti giuro su Allàh che tu mi hai toccato il cuore, continuò Abd-el-Kerim con crescente passione. Io ti ho veduta e mi sono sentito scuotere tutte le fibre dell'anima; ti ho sostenuta fra le mie braccia, e ho sentito il sangue accendersi nelle mie vene. Ovunque volga lo sguardo non vedo che i tuoi occhi più fulgidi delle stelle e il tuo volto più bello delle urì del paradiso del Profeta; ovunque tenda l'orecchio non odo che la tua voce incantevole, quella che udii laggiù, a Machmudiech, la prima volta che ebbi la fortuna d'incontrarti! Fathma, tu sei bella, tu sei sublime e io ti amo!… ti amo!… sono tuo schiavo!…
Abd-el-Kerim era caduto in ginocchio e la guardava con due occhi che mandavano fiamme. Un urlo strozzato, furioso, partito fra gli alberi, lo fece saltar in piedi. Un freddo sudore gli bagnò la fronte.
—Chi è la? domandò egli con voce rotta. Fathma che aveva ascoltata la confessione dell'arabo senza battere ciglio, nell'udire quell'urlo erasi voltata come una iena, col pugnale in mano.
—Chi ci spia? chiese ella rivolgendosi all'arabo.
—L'ignoro, rispose Abd-el-Kerim, armando la carabina.
Fra i cespugli si operò un movimento brusco, un corpo nerastro si slanciò dai rami di un gran tamarindo e cadde in mezzo alle erbe allontanandosi con rapidità fulminea. Abd-el-Kerim fece fuoco.
Nessun grido tenne dietro alla rumorosa detonazione della carabina; l'arabo fece atto di slanciarsi dietro a colui che fuggiva, ma Fathma lo arrestò.
—Era una scimmia, diss'ella. Non ne vale la pena.
—Mi parve un uomo; una scimmia non avrebbe gettato quel grido.
—Tanto peggio per lui. Io l'ho veduto cadere e a quest'ora sarà morto o sul punto di morire, disse l'almea con voce calma.
—Posso andare ad assicurarmi.
—Farai meglio a continuare la tua via.
—Fathma!….
—Ti comprendo tu vorresti ripetermi quella parola che cento altri prima di te mi ripeterono. Quella parola per me è morta; non ci credo più.
—Oh! non dire questo, Fathma! Ti amo, ti amo, ti amo e per te darei tutto il mio sangue. Mettimi alla prova: vuoi tu che ti porti la pelle di cento leoni? Non avrai che a comandarmelo e io, Abd-el-Kerim, te le porterò!
L'almea lo guardò con più dolcezza; un sospiro sollevò il suo seno.
—Ah! diss'ella con voce cupa. Sarebbe vero che tu avessi proprio ad amarmi? Sarebbe vero che tu parlassi col cuore? Anche un altro uomo un giorno mi ripetè le tue parole e poi le disperse e infranse i centomila giuramenti pronunciati ai miei piedi! Non credo più.
—Chi? Chi?… domandò Abd-el-Kerim, che si sentì mordere il cuore della gelosia, Chi è quest'uomo? Parla, Fathma, parla!
L'almea chinò il capo sul petto, poi rialzandolo bruscamente e prendendo una mano dell'arabo:
—Sai tu, innanzi a tutto, chi io sia?
—Chi ha sollevato fino ad ora il velo che ti copre? Molti ti conobbero, ma nessuno sa chi tu sei, qual fu il tuo passato nè in qual paese tu sei nata. Vi sono delle tenebre attorno a te.
—E tenebre fitte, disse Fathma, sospirando. Sono araba, se tu nol sai, e un dì fui la favorita di un uomo che oggi è più possente del re che ci governa, di un uomo che ha seco migliaia d'armati, forti e coraggiosi, che nessuno sarà capace di vincerli; nè gli infedeli che bombardarono Alessandria e che vinsero Araby pascià, nè l'esercito che conducono Hicks e Aladin.
—Favorita!… Favorita!… urlò Abd-el-Kerim, dando indietro con ispavento.
Le labbra di Fathma s'incresparono ad un amaro sorriso.
—E chi credi tu che sia un'almea? chiese ella.
—Hai ragione, perdonami, balbettò l'arabo. E quest'uomo chi è?
—Contro chi, Dhafar pascià conduce i suoi uomini?
—Contro il ribelle Mohammed Ahmed.
Fathma tese il braccio verso occidente con gesto altero.
—Chi impera laggiù nel Kordofan?
—Il Mahdi. E che vuoi concludere?
Guardami in faccia! Io fui la favorita del Mahdi!….
Abd-el-Kerim si nascose la faccia fra le mani e cacciò fuori un urlo strozzato.
—Non è vero, non è vero! ripetè egli. Non è possibile!
—Perchè? Il Mahdi non può dunque amare come gli altri mortali?
—Io l'odio quest'uomo, lo esecro!
—Hai torto Abd-el-Kerim. Quest'uomo che tu esecri è il vendicatore degli Arabi che languono sotto il giogo e la sferza dei Turchi ed infedeli.
—Ma come tu l'hai abbandonato? Come tu sei qui? Qual capriccio ti spinse a lasciare El-Obeid per venire in queste terre?
—L'amore, rispose Fathma con aria tetra.
—Ah! tu hai amato un altra uomo adunque? chiese l'arabo.
—Sì, un uomo bello e prode come te, che mi giurò eterno amore e che mi trasse sulle rive del Bahr-el-Abiad per poi abbandonarmi.
—Ma io lo odio questo tuo secondo amante e più ancora del Mahdi. Io ho sete del mio sangue nè tornerò tranquillo fino a che non l'avrò ucciso. Voglio vendicarti!
—È inutile, mio eroico amico. Egli cadde morto l'anno scorso nella battaglia di Kadir, pugnando contro Yussif pascià. Il Profeta mi vendicò.
—Ed ora?… chiese Abd-el-Kerim con angoscia.
—Sono libera come l'aquila che vola negli spazi del cielo.
—Tu puoi adunque accogliere nel tuo cuore un nuovo amore, una passione grande, gigantesca, che non si spegnerà che colla morte. Ah! se tu lo volessi Fathma!
—Non tentarmi, vattene Abd-el-Kerim, non mi scorderò mai di te… basta!
Ella volse altrove la faccia e fece qualche passo. L'arabo l'afferrò per le mani e la rattenne violentemente.
—No, Fathma, no. Ti amo, sono tuo schiavo, fa di me quello che tu vuoi, ma non respingermi, non parlare così.
L'arabo cadde per la seconda alle sue ginocchia.
Una fiamma umida passò sugli occhi dell'almea,
—È proprio vero adunque che tu mi ami? chiese ella, quasi con ferocia.
—Sì,