La Tragedia Dei Trastulli. Guido PagliarinoЧитать онлайн книгу.
la morte per annegamento in fiume e non essendosi riscontrati indizi d’aggressione, il Tribunale aveva autorizzato l’inumazione del cadavere.
L’amico sapeva che la signora Trastulli era una cattolica praticante ed era convinto che avrebbe voluto per il defunto marito onoranze religiose. Qualora però l’indagine avesse accertato un suicidio e non un infortunio mortale, in base alle norme ecclesiastiche, in quel tempo rigidissime, il feretro non avrebbe potuto esser ammesso in chiesa, solo ricevere una svelta benedizione alla porta del cimitero; e sicuramente la vedova e forse tutta la famiglia ne avrebbe sofferto. Per il momento, nondimeno, restavano ancor aperti gl’interrogativi e l’amico, forzando un po’ la situazione, dato che un incidente tanto lontano da casa continuava ad apparirgli non verosimile, aveva voluto riferire personalmente al parroco della comune parrocchia, Santa Barbara, che non s’era arrivati a sicure conclusioni sui motivi della morte ma si supponeva un infortunio, non essendosi riscontrate serie motivazioni per suicidarsi: non aveva inframmezzato le parolette per ora, anche se le indagini erano in corso. M’avrebbe detto: “L’ho fatto per carità cristiana, la disposizione è troppo rigida, non mi pare proprio che consideri l’evangelico comando Non giudicate, se non volete essere giudicati. Chi può dimostrare che un suicida sia in sentimenti quando s’ammazza? O che non si penta nell’istante del trapasso?”
“Anche se avesse lasciato per iscritto l’intenzione d’uccidersi?”
“Ran, potrebbe pur sempre essersi pentito una frazione di secondo prima di schiattare.”
Evidentemente Vittorio, a differenza del suo portinaio, non era un baciapile; e qua gli era scattato in mente il suo personale concetto di purgatorio e non aveva resistito a parlarmene. Va precisato che la sua conoscenza del pensiero cattolico era notevole, acquisita su saggi teologici che leggeva regolarmente a fianco di testi filosofici. M’aveva chiesto: “Ran, sai cos’è davvero il purgatorio?”
“Mah, dicono si tratti di gente morta che soffre tra le fiamme a mezzo busto per anni e anni prima d’andare a Dio, a differenza dei dannati che son tutti avvolti dal fuoco per l’eternità.”
“Ah ah!” aveva riso bonario: “No, Ran, quelle sono raffigurazioni simboliche. La precisa definizione di purgatorio è del concilio di Trento31 ed è… ma t’interessa? Se no tralascio.”
“Sì, sì, t’ascolto.” Vittorio doveva aver notato disinteresse sul mio viso. Mentre assentivo, avevo procurato d’atteggiarlo all’opposta espressione.
“Ah, allora senti: la definizione è, più o meno questa: Una pena temporanea – nota bene: temporanea – per i giusti con residui di peccato. Tra i giusti eccetera, si comprendono anche i pentiti all’ultimo istante, perché si sono riconciliati con Dio, sia pur per il rotto della cuffia. Adesso dimmi se sai perché Dante mette il purgatorio sul pianeta Terra e non nei Cieli.”
“Beh, non so, forse perché il monte del purgatorio s’è formato, secondo l’immaginazione del Poeta, agli antipodi dell’ingresso dell’inferno, a causa del demonio precipitato da Dio giù sulla selva oscura presso Gerusalemme, dove il suo corpo satanico è sprofondato fin al centro della Terra creando un’enorme voragine a imbuto nel suolo, l’inferno; e il terriccio spostato in conseguenza è stato spinto verso gli antipodi ed è in parte emerso alla luce dall’altra parte, come monte del purgatorio: così ricordo dagli antichi studi.”
“Uhe’, un endecasillabo! Così ricordo dagli antichi studi: poeta anche sul lavoro, eh?” m’aveva burlato cordialmente.
Gli avevo risposto sorridendo con simulata sicumera: “Già, già, non metto mai limiti alla mia vena!”
Ne aveva ridacchiato, compiacente, quindi aveva proseguito serio: “Intendevo parlare del motivo teologico, Ran: Dante lo pone in terra perché, essendo una pena temporanea, cioè nel tempo, non può essere di là, nei simbolici Cieli, cioè nel Trascendente divino, dove il tempo non c’è. Invece, come ben sai, il nostro universo è spazio-tempo.”
“Sì, so che prima del mondo non c’è il tempo, non lo studiai solo in fisica ma pure in filosofia trattando Agostino d’Ippona che scriveva, ne Le Confessioni, che Dio crea il tempo e il mondo insieme, cioè tutt’e quattro le dimensioni congiuntamente, dicendola modernamente. Quindi prima che iniziasse l’universo, cioè prima del Big Bang e, per voi credenti, prima dell’atto creativo divino, il tempo non c’era.”
“Sissignore. Dunque il purgatorio, pena nel tempo, non è nell’Al di là, dove non c’è il tempo, non nei simbolici Cieli, ma nel di qua. Per me, è un istante minimo prima della morte, quindi ancora nel tempo, che Dio allarga nella mente del morente consentendogli, appunto, tutto il tempo, sia pur soggettivo, necessario per riconciliarsi con lui: anche anni, se occorrono. Messe e preghiere in suffragio sono successive ma sono già conosciute dall’Onnisciente, che ne tiene subito conto per ridurre la durata soggettiva della pena di riconciliazione. Se non fosse così, secondo il mio modo di vedere, avrebbero ragione gli evangelici che negano la realtà del purgatorio, suppongo perché considerano l’idea che ne ha la norma dei credenti, cioè che il purgatorio sia dopo la morte e, quindi, non nel tempo, in contrasto alla stessa definizione del concilio tridentino. Oh, questa cosa, non raccontarla in giro, che se la sente un qualche vescovo, mi scomunica. No, scherzo. Comunque hai capito perché t’ho fatto tutta ’sta tiritera sul purgatorio pena nel tempo?”
“Perché il Trastulli potrebbe sì essersi suicidato, ma per un momento prima di morire potrebbe aver scontato il suo purgatorio soggettivo ed essersi salvato: quindi meglio che la messa funebre sia celebrata.”
Ridente: “...e bravo Ran! 30 con lode in teologia!”
“...e in eresia?”
“Mah!”
FOTOGRAFIA FUORI TESTO
Ponte Franco Balbis con sullo sfondo il Ponte Isabella, fiume Po a Torino, Foto di Mihai Bursuc, particolare, TorinoToday 7 Febbraio 2019, https://www.facebook.com/TorinoToday/ foto su Facebook all’indirizzo https://www.facebook.com/TorinoToday/posts/2483753454986194
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