Mai Sfidare Una Volpina. Dawn BrowerЧитать онлайн книгу.
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Indice
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, organizzazioni, luoghi, eventi e avvenimenti, sono frutto dell’immaginazione dell’autore o usati in modo fittizio. Ogni riferimento a eventi attuali, luoghi o persone, vive o morte, sono assolutamente casuali.
Mai sfidare una volpina Copyright © 2021 Dawn Brower
Cover art a cura di Midnight Muse
Edito da Victoria Miller
Tutti I Diritti Riservati
Nessuna parte I questo libro può venire riprodotta in alcuna forma, sia essa elettronica, meccanica, inclusa in una banca dati o un sistema di informazioni, senza il permesso scritto da parte dell’autore o dell’editore, fatti salvi alcuni stralci a scopo promozionale o di critica.
Dedicato a tutti quelli che sono le colonne dei propri cari, affidabili, incrollabili, determinate e degne di rispetto, e che cercano sempre di rimettere tutte le cose a posto.
Questo libro è per voi. Possano le persone che si affidano alla vostra forza comprendere che anche voi, a volte, avete bisogno di aiuto.
Ringraziamenti
Voglio ringraziare pubblicamente la mia editrice e cover artist, Victoria Miller. Lei mi sostiene più di quanto possa esprimere a parole. Apprezzo tutto quello che fa e che mi stimola a dare sempre di più ... e meglio. Mille volte Grazie.
Anche a te, Elizabeth Evans. Grazie per essere sempre al mio fianco e per la tua amicizia. Sei così importante, per me. Non potrò mai ringraziarti abbastanza, ma è tutto quello che posso fare, quindi grazie amica mia per il tuo aiuto.
Grazie anche a una delle mie migliori amiche, Samantha Morris. Grazie per avere letto con cura e impegno questo libro…
Prologo
I fulmini saettavano nel cielo notturno illuminandolo a giorno, e rischiarando l’ambiente molto di più di quello che poteva fare la luce di una minuscola candela. Il boato del tuono echeggiò nel silenzio che permeava la stanza. Era la fine di marzo, ma poteva anche essere inverno pieno, per quello che poteva interessare a Lady Wilhelmina Neverhartt, Billie per la sua famiglia e gli amici. Aveva cose più importanti per la testa. Deglutì a fatica e fece un passo verso il capezzale di sua madre. Suo padre, Richard Neverhartt, il conte di Siviglia, era morto proprio quel giorno, a causa di una folgorante malattia. Sua madre, Augusta, la contessa di Siviglia, era ormai in agonia e si sarebbe presto unita al marito per l’eternità.
“Billie - le sussurrò sua sorella, Theodora, detta Teddy - Non entrate lì dentro.”
"Devo.” rispose la ragazza, ma era facile percepire il terrore nella sua voce. Nessuna di loro voleva vedere morire la cara madre. Qualunque malattia i loro genitori avessero portato in quella casa dal loro ultimo viaggio sembrava letale, e l'idea che potessero ammalarsi anche loro ... Billie deglutì a fatica. Doveva mostrarsi forte. Presto avrebbe avuto la responsabilità di se stessa e dei suoi quattro fratelli.
Damon, il più giovane di tutti, aveva appena tredici anni ed era il legittimo erede del titolo del padre. Non che significasse molto, visto che la famiglia era ormai indigente e non c’era proprio nulla da ereditare. Ecco perché il loro padre era andato in un altro paese. Aveva fatto degli investimenti, che qualcuno gli aveva assicurato essere molto promettenti. Di certo l’uomo non si aspettava che l’unica cosa che avrebbe guadagnato sarebbe stata la sua morte e quella dell’amata moglie. Tuttavia, quel viaggio aveva portato la rovina in quella casa.
Si voltò verso sua sorella e disse con tono deciso: "Teddy, fate in modo che Carly e Chris non entrino qui dentro. Non possiamo rischiare di ammalarci tutti. Per fortuna Damon sta dormendo, grazie al cielo."
Ma le gemelle, Carolina e Christiana, erano due ragazzine testarde e sarebbe stato difficile tenerle a freno. Teddy invece era timida e riservata. Probabilmente non sarebbe stata capace di costringerle a rimanere nella loro camera da letto. Chris era quella che creava più problemi; Carly invece era probabile che avrebbe obbedito.
"Ci proverò - disse dolcemente Teddy - Ma sapete bene come sono ..." La sua voce si spense. Si mordicchiò il labbro inferiore, quasi fagocitata dall’ansia, mentre teneva gli occhi fissi sulla camera della mamma morente. "Dovete davvero entrare?"
"Sì. - insistette la ragazza - Ora andate a occuparvi delle nostre impetuose sorelle." Billie non poteva occuparsi dei fratelli e nel frattempo prendersi cura della madre che stava per esalare l’ultimo respiro. Teddy avrebbe dovuto farsi forza e darle una mano.
Teddy annuì e voltò le spalle a Billie, che fece un altro passo esitante verso la stanza, mentre un lampo le rischiarava il cammino. Il fragore del tuono che seguì la fece sobbalzare, anche se sapeva che sarebbe arrivato. Si fece strada nella stanza lentamente fino a raggiungere il capezzale della madre. I capelli biondi della donna sembravano bianchi quasi quanto il cuscino sotto la sua testa. La sua pelle aveva perso tutto il colore e le sue labbra erano secche e screpolate.
Ogni tanto levava un respiro affannoso denso di crepitii minacciosi, ma si capiva che faticava a respirare. Le sue guance erano scavate e gli zigomi erano diventati aguzzi, tanto era dimagrita in quei giorni. La donna sdraiata nel letto era sua madre, ma ormai non assomigliava più alla donna brillante e piena di vita che era stata fino a una settimana…no, fino a qualche giorno prima.
"Mamma.” la chiamò. Ma la sua voce era poco più che un sussurro. Billie deglutì e la chiamò di nuovo, questa volta a voce più alta. "Mamma, sono qui."
Le palpebre della contessa si spalancarono e lei puntò gli occhi verso Billie. Erano vitrei, quasi vacui, mentre cercava di mettere a fuoco la figlia. "Billie?"
"Sì, mamma.” rispose Billie.