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La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno. Charley BrindleyЧитать онлайн книгу.

La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno - Charley Brindley


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mi fece l’occhiolino. “Beh, vediamo che cosa succede.”Allungalo, dandone a ogni uomo solo un po’.”

      “Abbiamo ancora una pagnotta.” Annuii verso il mio fagotto a terra vicino al fuoco. “Se si arrabbiano con noi, possiamo buttarla fuori sul sentiero, e correranno tutti per farla a pezzi come un’orda di sciacalli.”

      La faccia di Yzebel si illuminò e pensai che avrebbe riso, ma non lo fece.

      “Vieni, ora,” disse Yzebel con un sorriso,“torniamo al lavoro.”

* * * * *

      Un po’ dopo mezzanotte, anche l’ultimo dei soldati se ne andò. Avevano leccato pulita ogni ciotola.

      Mi aveva fatto piacere vederli andare via.

      Jabnet iniziò a pulire uno dei tavoli, ma Yzebel lo fermò, dicendo che avrebbe potuto lasciarlicosì fino al mattino. Tutti e tre abbiamo raccolto tutto il rame e i ciondoli che gli uomini avevano lasciato sui tavoli e li abbiamo messi insieme alla fine del primo tavolo. Jabnet e io ci sedemmo di fronte a Yzebel e la osservammo sistemare gli oggetti.

      “Argento.”Tenne una grande moneta lucente alla luce della lampada.

      “Penso che l’abbia lasciata Annibale,” dissi.

      “Davvero?” Yzebel la girò per guardare dall’altra parte. “È romana.”

      “Romana?”

      Mi consegnò la moneta. “Sono le persone oltre il mare. Quelli che hanno sconfitto il generale Amilcare nell’ultima guerra.”

      “Sembra davvero vecchia. È un cavallo con le ali?

      “Sì,”rispose Yzebel. “I romani lo chiamano Pegaso. Pazzi a pensare che i cavalli possano volare.”

      Sul retro della moneta c’era il contorno del volto di un uomo e alcune parole attorno al bordo. “Chi è?”Domandai restituendo la moneta a Yzebel.

      “Qualcheromano morto.” Gettò di nuovo la moneta nella pila.

      “Ho fame,”disse Jabnet.

      Yzebel si guardò attorno verso tutte le ciotole vuote, poi le pentole accanto al fuoco; anche quest’ultime erano vuote. “Anch’io,”rispose, “ma hanno mangiato tutto.”

      “No, non l’hanno fatto.” Corsi a prendere il mio fagotto dal focolare. Lo riportai al tavolo e tirai fuori l’ultima pagnotta. “Ho salvato questo.”

      Yzebel rise e prese la pagnotta. La spezzò, dando a ognuno di noi un grosso pezzo di pane, poi prese una brocca dal tavolo. Scosse la caraffa e scoprì che conteneva ancora un po’di vino. Presi tre tazze da un altro tavolo e Yzebel vi versò il vino, dividendolo equamente tra le tre ciotole.

      “Jabnet, portami la borraccia,” disse.

      Il ragazzo scivolò dalla panca e si diresse verso il focolare, borbottando qualcosa sul vino. Quando tornò con la borraccia, Yzebel annacquò il vino; Jabnet e il mio molto più del suo.

      Mangiammo il nostro pane mentre Yzebel esaminava un paio di orecchini con grandi cerchi d’oro e un pettine d’avorio.

      Avevo quasi trovato il coraggio di raccontare a Yzebel del vino che avevo versato su Via degli Elefantiquando prese un anello dalla pila di ciondoli e lo diede a Jabnet. Lui lo studiò, poi provò a metterselo sul pollice, ma non ci entrava.

      Dopo aver fatto scivolare l’anello sul mignolo, disse: “È tutto quello che otterrò?”

      Yzebel ignorò il ragazzo e continuò a sistemare i gioielli sgranocchiando il pane. Alla fine raccolse un altro oggetto, lo esaminò per un momento, poi me lo porse.

      I miei occhi si spalancarono e trattenni il respiro. “Per me?” Sussurrai.

      Capitolo Sei

      Non potevo crederci al fatto che Yzebel mi avesse dato il braccialetto. Realizzato in rame spesso, era largo e adornato da incisioni intricate. Al centro c’era un grande cerchio che racchiudeva l’immagine di qualcosa che non riuscivo a distinguere. Più lo guardavo da vicino e più dettagli riuscivo a scorgervi. Me lomisi al polso, ma mi scivolò giù, cadendomi dalla mano.

      “Ecco.” Yzebel prese il braccialetto. “Lascia che ti faccia vedere.”

      Lo esaminò per un momento. Uno spazio dalla larghezza del suo pollice separava le due estremità che si curvavano attorno al polso. Premette le estremità l’una verso l’altra, le lasciò andare, poi le strinse ancora una volta, avvicinandole. Mi fece segno di allungare la mano, quindi aprì leggermente il braccialetto per mettermelo al polso. Si adattò perfettamente, c’era abbastanza spazio per muoverlo ma non perché mi scivolasse dalla mano.

      “Bellissimo.” Allungai la mano per ammirarlo. “È la cosa più incredibile che abbia mai visto. Grazie Yzebel. Non lo toglierò mai.”

      Agitai il polso verso Jabnet in modo che potesse vederne la bellezza. Socchiuse gli occhi con il suo fare odioso.

      “Vado a letto,”disse.

      Sua madre gli diede la buonanotte e lui prese la nostra lampada per andare nella tenda.

      Avvicinai un’altra lampada per esaminare il braccialetto sotto una luce migliore. All’improvviso, mi resi conto di ciò che vi era inciso.

      “Elefanti!”Esclamai.

      Due colonne di elefanti finemente incisi marciavano sui lati, verso la parte rotonda al centro. Il pezzo rotondo copriva parzialmente l’ultimo elefante su ciascun lato, dando l’impressione che l’animalevi abbia camminato proprio sotto di esso.

      “Hai visto gli elefanti?”Girai il polso verso Yzebel.

      Sorrise e annuì.

      La parte centrale rotonda conteneva una piccola area levigata, a forma di fagiolo, con qualcosa che somigliava a uno stivale che si estendeva dal bordo superiore. Scaglie di blu si intravedevano sull’area circostante, facendomi pensare che potesse essere stato colorato una volta, ma non riuscivo a capirne il significato. C’erano simboli incisi sul lato esterno del cerchio, ma non riuscii a comprendere quello che dicevano. Domandai a Yzebel se lo sapesse, ma lei scosse la testa.

      “Che cosa è successo alla brocca da vino che ti avevo dato per il fornaio Bostar?”Mi chiese.

      Incurvai le spalle. Avevo temuto questo momento per tutta la sera. Giocherellai con il mio braccialetto, poi sospirai profondamente.

      “Potresti riprenderti il braccialetto dopo che te l’avròdetto.”

      “No. Hai lavorato duramente per me stasera. È tuo da tenere. Quando eri scomparsa per così tanto tempo, ho mandato Jabnet a cercarti, e lui ha detto che hai buttato giù la mia brocca di vino e che sei scappata via. Mi ha riportato i pezzi rotti.”

      “È vero, suppongo. Sulla strada per la tenda di Bostar, ho attraversato Via degli Elefanti, dove vivono tutti gli elefanti. Quando ho visto quegli splendidi animali lungo entrambi i lati del sentiero, ho dovuto dare un’occhiata più da vicino. Avevo pensato di avvicinarmi solo un po’ per poi andare da Bostar per le tue pagnotte. Ma poi ho visto Obolus, ed era vivo! Pensavo fosse morto vicino al fiume.”

      Le raccontai di Obolus che mi tirava fuori dal fiume e di come era corso all’indietro contro l’albero, di comeè rimasto privo di sensi dopo che era caduto e dopo che la sua testa aveva colpito il masso.

      Apparentemente, questo sorprese Yzebel. “È caduto?”

      “Sì, pensavo di averlo ucciso.”

      “Perché eri nel fiume?”

      “Qualcuno mi ha gettato in acqua ieri sera.”

      “Perché?”

      “Non lo so. Mi sembra di aver dormito per tanto tempo. Non ricordo niente prima del fiume. Sono andata sott’acqua e Obolus mi ha afferrato con la sua proboscide.”

      Yzebel masticò il suo pane e bevve un sorso di vino. “Ma non ti ricordi chi ti ha gettato nel fiume?”

      “No.”

      Prese


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