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La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno. Charley BrindleyЧитать онлайн книгу.

La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno - Charley Brindley


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stanca, ma la mia mente vagava ancora: pensavo a tutto quello che mi era successo. Pensai ad Annibale, Tendao e Obolus. Sapevo che dovevano dormire e mi chiedevo dove. Non avevo idea di dove dormissero Annibale o Tendao, ma sapevo esattamente dove si trovava Obolus. Provai a visualizzarlo sdraiato sul suo letto di paglia o sonnecchiare da alzato mentre e ondeggiava in piedi.

      Mi sedetti sul mio letto e fissai Yzebel. Non sentii altro che il suo respiro lento e misurato e capii che si era addormentata. Così, presi silenziosamente il mio mantello, scivolai fuori dalla tenda e camminai al chiaro di luna verso Via degli Elefanti.

      Quando arrivai al sentiero che serpeggiava tra gli elefanti, ne trovai alcuni sdraiati, altri che mangiavano fieno e uno succhiava l’acqua da un foro di irrigazione con la sua proboscide per spruzzarsela in bocca. Diversi stavano sonnecchiando in piedi. Ero sorpresa nel vedere così tanti di loro svegli. Uno cercò di raggiungere un melone che era rotolato oltre la lunghezza della sua proboscide. Lo raccolsi e quando aprì la sua bocca per me, glielo spinsi dentro.

      L’atmosfera tranquilla del luogo era notevole. Quelli che erano svegli sembravano rispettare il sonno dei loro compagni, restando in silenzio mentre mangiavano o si muovevano, limitando il rumore a quellodelle catene ai loro piedi. Tutti i cuccioli di elefante erano distesi a terra accanto alle loro madri, tranne uno piccolo che veniva allattato.

      Non vidi nessun addestratore o ragazzi dell’acqua, ma trovai Obolus sdraiato su un fianco che dormiva profondamente. Stando attenta a non svegliarlo, mi trascinai nell’incavo tra la sua proboscide arrotolata e il collo. Mi lisciai il vestito nuovo, stesi il mantello di Tendao su di me e mi rannicchiai lì, sentendomi al sicuro e al caldo. Sarei rimasta solo un po’, poi sarei corsa di nuovo nella tenda di Yzebel e mi sarai sistemata nel mio letto.

* * * * *

      Mi svegliaiper via dei pezzi di fieno che mi cadevano in faccia. Dalla luce pallida, capii che sarebbe arrivata presto l’alba, ma non capii dove fossi. All’inizio pensai di trovarmi nella foresta, tra due alberi. I grandi pali grigi si alzavano su ogni mio lato e si incontravano sopra la mia testa in un enorme cielo grigio e rugoso. Inclinai la testa all’indietro e vidi una grande bocca che sgranocchiava un carico di fieno.

      “Obolus,” sussurrai. “Quando ti sei alzato?”

      La grossa proboscideoscillò verso di me e mi sfiorò il lato della testa. La strinsi e sentii Obolus inspirare mentre mi annusava la mano. Mi ci aggrappai per tirarmi su e scoprii che i suoi piedi erano posizionati così vicino a me, che sembrava quasi che mi trattenesse. Non sapevo come, ma era riuscito a rialzarsi senza disturbarmi, poi si è posizionato in modo da sovrastarmi.

      Feci scorrere la mano lungo la grande zanna curva che si estendeva lontano davanti a lui. Se mi fosse stato possibile distendermici, la mia testa non avrebbe raggiunto la punta. Aveva due di queste grandi zanne, una su ciascun lato della sua proboscide. Mi ricordavano dei denti meravigliosi, molto lisci al tatto.

      “Vedo che stai già facendo colazione, amico mio.”

      Emise un suono rimbombante nel petto e subito sentii un suono quasi identico dall’altra parte della strada, seguito da un forte tonfo. Obolus sollevò il piede e lo lasciò cadere, facendo un tonfo ancora più forte. Un tonfo di risposta arrivò da più lontano lungo il sentiero. Non sapevo cosa stessero dicendo, ma questi grossi animali stavano conversando. Di questo ne ero sicura.

      “Hai notato il mio braccialetto?” Alzai il polso affinché lo vedesse. Sbatté le palpebre e cercò dell’altro fieno.“Vedi quel melone laggiù?”

      Indicai attraverso il sentiero una grande anguria verde che giaceva accanto al fieno di un altro elefante. Non ero sicurache avesse guardato nella direzione che avevo indicato, ma la sua proboscide si era arrotolata attorno al mio avambraccio.

      “Lo prenderò per te, poi devo andare. Yzebel e io abbiamo un sacco di lavoro da fare stamattina, e devo tornare in fretta alla tenda prima che si svegli.”

      Guardai da entrambi i lati diVia degli Elefanti per assicurarmi che nessuno degli uomini fosse in giro, poi corsi attraverso il sentiero, afferrai il melone e corsi di nuovo verso Obolus. Immediatamente sollevò la proboscide e aprì la bocca. Non potevo esserne sicura, ma un grande sorriso sembrava essergli apparso sul viso quando gli spinsi il melone in bocca. Quando inclinò la testa all’indietro e masticò, emise un suono divertente attraverso la sua proboscide sollevata. Questo causò il barrito del precedente proprietario del melone, seguito da un calpestio da parte di entrambi. Speravo di non aver iniziato una discussione tra quei due grandi compagni.

      Un sussurro di lavanda tinse il cielo orientale quando raccolsi il mantello di Tendao e mi scrollai di dosso il fieno. “Arrivederci, Obolus. Devo tornare in fretta alla tenda di Yzebel. Ma tornerò presto, lo prometto.”

      Capitolo Sette

      Quando tornai ai Tavoli di Yzebel prima dell’alba, tutto era silenzioso. Usai l’attizzatoio per rastrellare i carboni, trovando alcune braci ardenti. Con un po’di ramoscelli e qualche soffio, il fuoco riprese vita. Vi aggiunsirami più grandi per ravvivarlo.

      Yzebel uscì e si stiracchiò. “Buongiorno.”

      “Buongiorno. Preparo la colazione?”

      Guardò verso est, dove il sole sarebbe presto giunto sopra le cime degli alberi. “È meglio barattare per le provviste di buon’ora, mentre c’è ancora una vasta scelta.”

      Jabnet ancoradormiva quando siamo partite.

      Un marsupio di cuoio attaccato a una corda attorno alla vita di Yzebel conteneva tutte le monete, gli anelli e i ciondoli che i soldati avevano lasciato sui suoi tavoli la sera prima.

      Abbiamo trovato il conciatoreal suo banco di lavoro nelle prossimità di un ruscello vicino al centro del campo. Rimasi in silenzio a guardare mentre Yzebel contrattava riguardo i vari tagli di carne. Una volta soddisfatta del montone e di un piccolo maiale che l’umo aveva steso, discussero molto sul valore dei gioielli che lei gli offriva in pagamento. Alla fine, lanciò un anello d’oro nell’affare e chiese tre polli vivi oltre alla carne. Il conciatoreesaminò l’anello per molto tempo prima di accettare. Yzebel gli chiese quindi di includere anche la gabbiadove erano custoditi i polli.

      Sulla via di ritorno verso la tenda di Yzebel, bilanciai sulla testa la gabbia con i polli che schiamazzavano, mentre lei portava il maiale macellato sulla spalla. Avremo dovuto fare un secondo viaggio per il montone.

      “Ora,”disse Yzebel con voceallegra, “questo è quello che chiamo un buon affare.”Il tono della sua voce variò con le parole. “Non solo abbiamo ottenuto il doppio della quantità di carne che volevo, ma anche i polli.” Si chinò per sbirciare sotto la gabbia che portavo. “Cosa ne pensi, Liada?”

      “Penso che hai ottenuto molto per una moneta, due collane e un piccolo anello d’oro, ma non volevo parlare mentre contrattavi con l’uomo.”

      “Sì.” Yzebel si raddrizzò e spostò il maiale sull’altra sua spalla. “È bene che tu guardi e impari. Non solo devi conoscere la qualità delle cose per le quali stai barattando, ma anche il valore degli articoli che hai da scambiare.”

      Arrivammo alla tenda e Yzebel urlò al figlio pigro di svegliarsi. Dovette chiamarlo di nuovo prima che finalmente inciampasse fuori dalla tenda alla luce del sole, stropicciandosi gli occhi.

      Borbottò qualcosa che non riuscivo a capire quando lei gli disse di fare la guardia al maiale e ai polli mentre andavamo a prendere il resto della carne.

      Sulla via del ritorno dal conciatore, ci siamo fermate vicino ai piedi dellaCollina Rocciosa per barattare per il vino passito e il grano duro. Tornammo alla tenda con le braccia piene.

      Dalla lunghezza delle nostre ombre capii che era quasi metà mattina.

      “Ti ha rubato il vestito,” disse Jabnet mentre stendevamo le provviste su un tavolo.

      Yzebel prese una brocca e versò del vino per me e per sé stessa. “No, nonl’ha fatto.”

      “Allora perché lo sta indossando?”

      “Jabnet.” Yzebel raccolse la borraccia


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