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La Fossa Di Oxana. Charley BrindleyЧитать онлайн книгу.

La Fossa Di Oxana - Charley Brindley


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altro modo.”

      “Però so che la fa impazzire, e non voglio che si arrabbi con lei e...” Si fermò, esaminandosi le unghie, grattandosi lo smalto color corallo.

      “E cosa?”

      “Non vogliamo essere licenziate.” Madeleine prese un filo che trovò sull’orlo della gonna.

      “Devi star scherzando. È solo ieri che tu e le sue sorelle siete venute a lavorare per me. Non licenzio mai nessuno prima che sia passata una settimana.”

      Si voltò e lo guardò ad occhi spalancati, però quando vide il suo sorriso, sorrise anche lei.

      “Ora, voglio che non pensi ad Ambra, così possiamo parlare del tuo lavoro.”

      “Ve bene.” Si avvicinò al bordo del divano e si lisciò la gonna gialla. “Qualè il mio lavoro?”

      “Penso che dovresti essere la responsabile del nostro dipartimento di marketing. Che cosa ne pensi?”

      “Adoro il marketing. È stata la mia materia complementare all’università.”

      “Lo so; l’ho letto sul tuo curriculum.”

      “Comprende anche la pubblicità? Mi riferisco alle pubblicità che inseriremo nella rivista?”

      “Sì, sarà una tua responsabilità vendere la rivista e trovarci inserzionisti.”

      “Ottimo.”

      “Probabilmente aggiungerò altri compiti in seguito, ma prima di tutto voglio che organizzi queste due operazioni. Va bene?”

      “Sì, Tosh.” Gli sorrise per un momento, poi chiese bruscamente: “Posso abbracciarti?”

      “Perché no, Madeleine, non ricevo un abbraccio decente da quattordici anni.”

      Si alzarono in piedi e Madeleine fece il giro del tavolino. Lo abbracciò, poi fece un passo indietro. “Posso chiederti un altro favore?”

      “Certo.”

      “Parlerai con Dominique? Anche lei è un pochino preoccupata.”

      “Certamente.”

      Quando uscirono dall’ufficio, Madeleine lo ringraziò ed andò alla sua scrivania.

      “George,” disse Tosh,” facciamo una prova questa cosa del segretario.”

      “Sono pronto, signor Scarborough.”

      “Prima di tutto, chiamami ‘Tosh’.”

      “Va bene. Sono pronto per fare il segretario, ma non mi faccia scrivere, pinzare, scrivere al computer o fotocopiare nulla.” Sorrise al suo nuovo capo e agitò una mano verso la sua vuota scrivania.

      “Innanzitutto, voglio che Dominique venga nel mio ufficio. Dopo, vedi se riesci a trovare del caffè.”

      “Perfetto,” disse George, poi urlò, “ehi, Dominique, il capo ti vuole. Ehi, Contabilità, avrei bisogno di soldi per il cibo. Qualcun altro vuole qualcosa?” Lanciò un’occhiata a Tosh. “Com’è andata?”

      “Alla perfezione.” Tosh sospirò ed andò nel suo ufficio. Si sedette al suo computer ed aprì il file con le ultime foto satellitari che Quinn aveva scaricato. Le osservò tutte, poi ingrandì quella dell’Area 45. Si appoggiò allo schienale, facendo una smorfia a causa di quello che vide.

      Dominique bussò alla sua porta già aperta. “Volevi vedermi, Tosh?”

      “Ciao, Dominique. Accomodati.”

      “Vuoi che chiuda la porta?”

      “No, a meno che tu non lo voglia,” le rispose.

      “No, mi va bene che rimanga aperta.”

      “Ho appena parlato con Madeleine...” Tosh cominciò mentre andava alla sua sedia dietro la scrivania.

      “Lo so. È responsabile del marketing e della pubblicità.” Dominique si sedette sulla sedia davanti alla sua scrivania.

      Tosh annuì. “Era un po’ preoccupata per l’effetto che Ambra ha su di me.”

      “Madeleine mi ha detto tutto. Mi ha anche detto che ti ha abbracciato.”

      A differenza di Madeleine, i cui occhi si allontanavano nel momento stesso in cui la guardava, Dominique resse il suo sguardo.

      “Madeleine parla in fretta,” disse.

      “Beh, questo ci fa risparmiare un sacco di tempo, no?”

      “Sì.” Lei sorrise ed attese.

      “Sei preoccupata riguardo qualcosa?”

      “No,” rispose Dominique. “Ma ci piaci.”

      “Davvero?”

      “Sì. Anche ad Ambra piaci.”

      “Veramente?”

      “Sì, ma ha un caratterino a differenza di Madeleine e mia.”

      “Senz’ombra di dubbio,” rispose Tosh. “Ora, parliamo del tuo lavoro.”

      “Ve bene.”

      “Quanto ne sai dei computer?”

      “Tutto.”

      “Ottimo, questo è rassicurante. Ti vorrei incaricata dei nostri sistemi informatici. Avrai bisogno di un server e–”

      “Un router,” intervenne, con un sorriso, “così posso impostare la nostra rete.”

      La guardò per un momento. “Esatto, e connetterci ad Internet. Ti occuperai anche della produzione.”

      “Produzione?”

      “Sì, l’effettiva produzione della rivista. La assembleremo qui, usando QuarkXpress. È lo standard del settore; potremmo anche attenerci a questo. Puoi usare il mio computer per visitare il loro sito Web e dargli un’occhiata. A proposito, quella signorina Wishington è un mago della progettazione grafica. All’inizio ero preoccupato per le sue capacità comunicative, ma una volta che si è seduta al mio computer ed aperto Photoshop, sono rimasto sbalordito. Ha scaricato tre foto dal suo sito web, le ha disposte su una pagina e le ha sistemate tutte su uno sfondo, rappresentato da un bellissimo paesaggio in circa cinque minuti. Poi ha usato un bel carattere calligrafico per scrivere ‘Orphan Magazine’ nella parte superiore. L’ho assunta subito e penso che la vorrai nel tuo dipartimento.”

      “Va bene,” disse Dominique. “Quando comincerà a lavorare?”

      Tosh prese una cartella di documenti dalla sua scrivania e la porse a Dominique. “Il suo numero di telefono è nel suo curriculum. Chiamala, così potrete mettervi d’accordo sui dettagli. Puoi discutere del suo stipendio iniziale con Ambra. Quando la rivista sarà preparata ed approvata da tutti i responsabili di reparto, dovrai prendere accordi con la tipografia per decidere la composizione e le riviste prodotte.”

      “Posso farlo,” gli rispose Dominique.

      “Potrei aggiungere altri compiti in seguito, ma voglio che tu organizzi tutto ciò prima di tutto.”

      Si alzarono e lei si avviò verso la porta, ma poi si voltò. “Grazie, Tosh,” disse prima di uscire di corsa dall’ufficio.

      “Non c’è di che.” Tosh si sedette e si girò verso il suo computer. Pochi minuti dopo, sentì bussare alla porta.

      “Sì,” disse, senza distogliere lo sguardo dal suo computer.

      “Spero che le piacciano le ciambelle alla marmellata.” George entrò, bilanciando un piccolo vassoio di plastica contenente caffè e pasticcini.

      “I miei preferiti!” Tosh si girò. “Come facevi a saperlo?”

      “Fortuna.” Posò il vassoio. “Suppongo che possa aggiungerti tu la panna e lo zucchero. Ne ho portati due di ciascuno.”


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