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La Fossa Di Oxana. Charley BrindleyЧитать онлайн книгу.

La Fossa Di Oxana - Charley Brindley


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      Sentì bussare ed entrambi alzarono lo sguardo per vedere Ambra sulla soglia, con in mano una tazza di caffè in polistirolo.

      “Entra,” disse Tosh.

      “Saresti così gentile da chiudere la porta mentre esci, Georgie?” Chiese Ambra mentre si dirigeva alla scrivania di Tosh.

      George capì il segnale. Quando passò oltre Ambra, i due si guardarono, poi Ambra sorrise.

      Dopo che George chiuse la porta, Ambra portò una sedia alla scrivania di Tosh e si sedette. “Ti dispiace prendere il caffè con me?”

      “Solo se accetti una di queste ciambelle.” Tosh spinse il vassoio verso di lei.

      “Grazie.” Ne prese una e la morse.

      “Ho parlato con le tue sorelle.” Tosh sorseggiò il suo caffè, guardandola.

      “Lo so.” Si leccò lo zucchero a velo dalle labbra. “Madeleine è responsabile del marketing e della pubblicità. Dominique dei sistemi informatici, Internet e della produzione.”

      “Non avrò molti segreti da queste parti, non è vero?”

      “No.”

      “Madeleine mi ha abbracciato e Dominique no.”

      “Lo so,” disse Ambra, “e neanche io lo farò.”

      “Bene. Odio gli abbracci.”

      Ambra sorrise, poi sorrise anche Tosh.

      “Sei responsabile della contabilità,” le disse.

      “Non mi dispiace.”

      “Ma non sembra molto rispetto agli incarichi di Madeleine e Dominique.”

      “Non ho detto questo,” ribadì Ambra.

      “Allora cosa hai detto?”

      “Ho detto...” Fece una pausa, esaminando una cucitura sulla sua camicetta a maniche lunghe.

      Tosh sorseggiò il suo caffè e attese. Borbottò qualcosa.

      “Cos’hai detto?” Si sporse in avanti. “Non sono riuscito a capirlo bene.”

      “Sei un tipo apposto.” Lo disse così in fretta che quasi non lo sentì.

      “Beh, ottimo. Dato che l’abbiamo chiarito, mettiamoci a lavoro.”

      “E tu?” Sorseggiò il suo caffè.

      “Cosa?”

      “Cosa ne pensi di loro?”

      “Dominique e Madeleine? Sono dolci, ma tu, Ambra...mi dai del filo da torcere. Sei scortese a volte. Sei anche ipercritica ed esigente. E sei troppo dannatamente logica.”

      “Sì,” disse lei sorridendo. “Ma pensi che sia brava?”

      “Sì.”

      “Grazie.” Osservò la mezza ciambella sul vassoio. Alla fine la prese e le diede un altro morso. “Ora,” disse, leccandosi le dita, “parliamo di affari.”

      Tosh la guardò per un momento. Il suo sguardo fermo era quasi tagliente mentre reggeva il suo ed aspettava.

      Infine, disse, “Risorse Umane.”

      “Cosa?”

      “Sarai responsabile delle risorse umane, della redazione, delle immagini, delle ricerche e del collocamento.”

      La vide sforzarsi per nascondere un sorriso.

      “Posso farti una domanda?” chiese.

      “Sarei deluso se non lo facessi.”

      “Perché mi affibbi tutte queste stronzate? La contabilità rappresenterà un lavoro a tempo pieno.”

      “Temo che il tuo dipartimento sarà un po’ più grande di quanto avessi pensato. Assumi un ragioniere e un assistente responsabile delle risorse umane e lascia che si occupino loro dei dettagli. Puoi supervisionarli.”

      “Va bene, ma cosa rappresentano ricerche e collocamento?”

      “Penso che parte della rivista dovrebbe essere dedicata agli orfani adulti che cercano i loro genitori biologici e ai genitori in cerca dei loro figli adulti. Cosa ne pensi?”

      “Sì, è un’ottima idea. E collocamento?”

      “Hai mai sentito di quei bambini che vivono nelle strade di Aleppo, in Siria? Con i loro genitori morti o dispersi e dell’assenza di abbastanza orfanotrofi per accoglierli tutti?”

      Lei annuì.

      “Una volta ottenuta la licenza dallo Stato di New York, aiuteremo a trovare case per alcuni di quei bambini.”

      Ambra batté le ciglia e deglutì. “Sei un piccolo e subdolo coglione, non è vero?”

      “Mi piace pensarlo.”

      “Ti comporti come un grande uomo d’affari, gettando i tuoi soldi a destra e a manca, guidando la tua macchina stravagante per la città, portando le persone in ristoranti costosi e parlando al telefono come un grosso pezzo di merda. Ma è tutto uno spettacolo, o mi sbaglio?” Si alzò e fece il giro della sua scrivania.

      Si alzò per guardarla in faccia.

      Sorprendendolo, gli mise le braccia attorno al collo e lo abbracciò, le labbra vicino all’orecchio. “In realtà, non sei altro che un grosso cucciolone. Tenero e dolce come una di quelle ciambelle alla marmellata.”

      Fece scivolare le mani intorno alla vita, ma lei indietreggiò.

      “Spero ti sia piaciuto,” il suo piccolo sorriso si spense mentre gli toglieva dello zucchero a velo dalla spalla, “perché sarà l’ultimo abbraccio che avrai da me.”

      “Va bene,” le disse, lasciandosi cadere sulla sedia mentre lei tornava dalla sua. “Una volta basta e avanza.”

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