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Tornanti. Pamela Fagan HutchinsЧитать онлайн книгу.

Tornanti - Pamela Fagan Hutchins


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che prenderemo.» Patrick tirò fuori dalla tasca il suo coltello tascabile con la scritta segaossa. «E questo è il mio coltello multiuso.»

      Perry prese il coltello e lo esaminò mentre suo padre metteva le munizioni in una delle bisacce di Cindy. Quelle calibro 38 special, perché erano più economiche delle calibro 357. Suo padre preferiva le cose a buon mercato. «Posso portarlo io?»

      Patrick scompigliò di nuovo i capelli di Perry. «Questo è per un uomo adulto. Forse Babbo Natale te ne porterà uno per Natale.»

      «Papà, Babbo Natale non esiste.»

      «Io non lo direi tanto forte. Potrebbe sentirti.» Patrick gli fece l’occhiolino. Si diresse verso il pick-up e lo chiuse a chiave, poi andò dal suo cavallo e infilò le chiavi in una tasca esterna della sua bisaccia con la cerniera.

      Reno sembrava cattivo, ma in realtà era molto carino. Suo padre adorava quel cavallo. Il suo amico Henry lo tormentava perché cavalcava un cavallo da tiro nel paese dei veloci cavalli da mandria, allora aveva portato Reno a lezioni di cutting. Ora si vantava di avere il cavallo da cutting più lento del West.

      «Tutti pronti?» chiese Patrick con un tono allegro.

      «Per andare a casa», rispose Trish. «Anche Goldie. L’hai caricata troppo.» Ma salì ugualmente.

      «Mai quanto se ti avessi permesso di portarti tutta quella roba inutile.»

      Perry rispose: «Sono pronto, papà.»

      Patrick si mise di fianco a Duke e allungò una mano. Perry la usò come appoggio per salire in groppa al cavallo. Poi Patrick montò su Reno e prese la lunghina di Cindy. Si mise in cammino, Perry dietro di lui e Trish per ultima. Passarono davanti ad altri pick-up e roulotte parcheggiati lungo la strada, e anche qualche tenda. La gente caricava e scaricava, incordava gli archi e cucinava. Tutti salutavano.

      Con i loro carichi ingombranti, i cavalli ondeggiavano più che camminare. Passò quasi un’ora prima che Patrick dicesse a Perry di iniziare a cercare il posto adatto per accampare. Perry era stanco di cavalcare, ma cercò con attenzione.

      Dopo aver scartato alcuni posti - troppo rocciosi, troppo piccoli, senza un bidone per il fuoco - fermò Duke in una bella radura tra gli alberi, arretrata rispetto al sentiero, con buona erba e un contenitore per il fuoco ben sistemato. «Che ne dici di questo, papà?»

      Trish guidò Goldie al bidone del fuoco. «Sta ancora bruciando. Sembra che qualcuno stesse bruciando della spazzatura.»

      Patrick scosse la testa. Il suo viso era serio e disgustato. «Un buon modo per appiccare un incendio nella foresta, e questo è esattamente il periodo sbagliato dell’anno per farlo. L’intera montagna è secca e a rischio di incendio.»

      «L’erba è ancora buona. E c’è una corda tesa per legare i cavalli.»

      Perry vide punte di rami a terra che ricoprivano i bordi della radura. «Perché tutti quei pezzi d’albero sono per terra?»

      Patrick gli spiegò: «Molto probabilmente sono stati gli scoiattoli. Mordono e fanno cadere i rami nuovi e poi si nutrono delle gemme comodamente a terra.» Alzò bene la gamba per passare oltre le bisacce. Ne colpì una comunque. Reno si mosse di lato. Patrick fece leva sulla sella e scese. «Allora questo è il nostro posto. Ottima scelta, Perry.»

      Perry sospirò. Scivolò giù da Duke, improvvisamente stanco, come se avesse appena finito di giocare un’intera partita di calcio come attaccante.

      «Un po’ di vita, ragazzi. La luce del giorno sta calando e c’è un campo da montare.»

      Perry sospirò di nuovo, questa volta più forte.

      «Io mi occupo dei cavalli.» Trish stava già togliendo la sella a Goldie. La cavalla si voltò a guardarla e Trish le accarezzò il muso.

      «Allora tu e io ci occuperemo della tenda.» Patrick arruffò ancora una volta i capelli di Perry.

      Perry si sfilò da sotto la sua mano. Avrebbe voluto che suo padre smettesse di farlo.

      Trish fece un sorrisetto di scherno. «Mi spiace per te, mostriciattolo.»

      Il fratello le mostrò il dito medio alle spalle di suo padre, e lei arricciò le labbra e si batté la mano sul sedere.

      Mezz’ora dopo, i cavalli erano stati abbeverati a un vicino torrente e messi a brucare l’erba con le pastoie alle zampe. La tenda era montata, con i sacchi a pelo srotolati all’interno, in un punto per lo più pianeggiante senza troppe pietre. Le montagne bloccavano la maggior parte della luce del sole, anche se era ancora alto nel cielo.

      Patrick issò le bisacce che contenevano i viveri in alto su un albero all’estremità dell’accampamento. «Se ceniamo tardi, abbiamo tempo per fare un giro d’ispezione per la nostra caccia di domani.»

      Quelle parole elettrizzarono Perry. La stanchezza era solo un ricordo. Era per lui il primo anno in cui aveva l’età per cacciare legalmente. Aveva sparato a un sacco di animali nocivi con la sua pistola a pallini di gomma, per scacciarli, e suo padre gli aveva permesso di premere il grilletto del fucile durante la caccia al cervo, standogli a fianco, ma questa volta era diverso. Avrebbe scelto il suo cervo e usato l’arco compound da solo e reclamato il suo trofeo; se fosse riuscito a prenderlo, ovviamente. Si era esercitato con l’arco per tutta l’estate ed era diventato veramente bravo, ma suo padre gli ricordava sempre che un animale in movimento era diverso da un bersaglio fisso.

      I suoi pensieri furono interrotti da una voce proveniente dal sentiero che lo colpì come una frustata.

      «Questo è il nostro campo.» La voce apparteneva a un uomo alto e massiccio con le guance incavate e una barba rada. Aveva i capelli neri e brizzolati. Indossava una salopette mimetica con sotto una maglietta nera, dello stesso colore del suo cavallo.

      Perry non l’aveva nemmeno sentito arrivare e provò pietà per il cavallo, che doveva portare qualcuno così pesante. In ritardo, Goldie, Duke, Cindy e Reno iniziarono a nitrire e a sbuffare. Perry immaginò che fosse per quello che non esistevano cavalli da guardia. Desiderò che avessero portato Ferdinand. Abbaiava a tutto, ma era proprio per quel motivo che suo padre aveva detto “niente cani durante una gita di caccia”.

      Ma questo era il suo accampamento. L’aveva scelto lui.

      Gonfiò il petto. «È nostro.»

      Patrick tese una mano verso Perry con il palmo rivolto verso il basso, dicendogli di stare zitto. «Buongiorno. C’è qualche problema?»

      Perry e Trish si scambiarono un’occhiata. Gli occhi di lei dicevano: «Che diavolo sta succedendo?» e il fratello sapeva che anche i suoi dicevano la stessa cosa.

      Altri due uomini a cavallo apparvero da dietro la curva del sentiero. I due erano come il primo, dovevano essere una famiglia. Scuri di carnagione. Alti. Uno della stessa età del primo, ma magro e con i capelli completamente bianchi; l’altro sembrava abbastanza giovane da frequentare le scuole superiori. Quello più vecchio aveva uno stuzzicadenti in bocca e mostrava i denti. Il giovane aveva il capo chino e guardava dalla parte opposta all’accampamento.

      Il primo uomo ripeté quello che aveva detto: «Questo è il nostro campo. Lo è sempre stato. Per tutta la stagione.»

      Patrick scosse la testa. «Non c’era niente qui quando l’abbiamo trovato. L’avete prenotato?»

      I due uomini più anziani sghignazzarono. Il giovane non reagì.

      Il primo disse: «Divertente. Una prenotazione per un campeggio libero nel mezzo del nulla. Sei un comico, forse?»

      «No, sono un medico.»

      Il ragazzo si mosse sulla sella.

      «Forse potrebbe guardare la zampa di Blue.» Il tipo con i capelli bianchi era su un roano bluastro con un grande taglio aperto sulla zampa posteriore.

      Patrick sorrise. «Beh, ho curato un cavallo con una zampa rotta la scorsa


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