Il Dono Del Reietto. Mario MicolucciЧитать онлайн книгу.
un cucciolo di lupo. Era nato perdente ed era destinato a morire per il diletto dei più forti. Djeek sentì una morsa gelida nel cuore nel vedersi prossimo a subire un destino analogo e, quasi rassegnato, si lasciò sbattere con la faccia a terra.
Hork, tenendolo inchiodato al suolo con il bastone, richiamò l'attenzione delle guardie: «Miei padroni, perdonatemi l'interruzione, ma ho un fatto importantissimo da riferire allo sciamano.»
Il loro capo, Ioro, si fermò di colpo, gli altri lo imitarono in silenzio. Poi, si avvicinò lentamente all'addestratore squadrandolo: continuava a portarsi dietro il cucciolo tenendolo appeso per una zampa posteriore. I goblin non sudano, ma Hork sembrava quasi farlo, tanto era pietrificato dal terrore.
Quando la guardia del Tempio gli arrivò vicino, lo percosse ripetutamente in faccia servendosi del lupacchiotto, quindi avvicinò le loro teste dicendo: «Dai, adesso, fate pace: datevi un bel bacetto!»
La bestiolina, ritrovandosi con il muso schiacciato sul viso del goblin, tentò di morderlo e l'altro fece lo stesso. Poi, Ioro lanciò il cucciolo a un compagno e cominciò a ridere: gli altri lo imitarono.
«Allora, misero lavoratore! Cosa hai da riferire di così importante da interrompere le nostre attività e da invocare, addirittura, l'intervento dello sciamano? Spero che sia come dici tu, altrimenti dovrò prenderti a calci!» Come esempio di ciò che gli avrebbe fatto, tirò una pedata sul fianco di Djeek. Il malcapitato sentì come se tutte le interiora volessero scappargli fuori dalla bocca. Le percosse di Hork, al confronto, erano carezze amorevoli.
«Mio Signore. Ho riportato indietro questo otre che il vermiciattolo qui a terra ha riempito trafugando il Dono.» L'addestratore pesò attentamente le parole nel timore di irritarlo ulteriormente. Stava per fare riferimento al bastone, ma l'altro lo interruppe urlando: «Insolente! Vorresti asserire che noi ci saremmo fatti fregare sotto il naso da un lattante!»
«Fammi vedere!» aggiunse adirato strappandogli di mano l'otre con irruenza.
«Non volevo offendere, ma controlla: lì c'è il Veleno» balbettò.
«È vero!» constatò. Ioro fece per andarsene, ma proprio mentre Hork stava per tirare un sospiro di sollievo, la guardia roteò improvvisamente su se stessa, tagliandogli di netto il collo con la sua lama. «Questo è perché non hai sorvegliato a dovere i tuoi marmocchi!»
La testa rotolò a terra e Djeek che, ancora stentava a respirare per il colpo subito, si ritrovò faccia a faccia con il capo mozzato di Hork.
«Non ti sembra di aver esagerato Ioro! Ora dove lo troviamo un altro addestratore? In fondo, aveva ragione: non hai vigilato bene!» intervenne una raschiante voce familiare, la voce che soleva intonare il Rituale della Nascita.
Lo Sciamano Anziano Guro o, meglio, il Sommo Sacerdote di Corrupto era uscito dalla sua capanna piena di bizzarre decorazioni e trofei composti di ossa di varia origine. Indossava una pesante veste realizzata con pellicce di diversi colori, che quasi sommergeva la sua minuta corporatura. Come copricapo, usava la testa imbalsamata di un grosso groppalupo e, sulla spalla, poltriva un velenosissimo varano di palude. I radi e lunghi peli bianchi, oltre che la pelle secca e rugosa, ne dimostravano l'età avanzata: era, forse, l'unico vecchio del villaggio. Camminava poggiandosi a un bastone di legno marcio e aggrovigliato sulla cui testa era appollaiato uno straziatore: il corvide era completamente spennato e la pelle nuda era stata decorata con arcani tatuaggi.
La guardia si voltò e prese a giustificarsi con lo sciamano accaldandosi. Djeek approfittò dell'attimo per strisciare fino al bastone e afferrarlo. Entrò subito in trance, avvertì le profondità della terra, provò quanto il suolo soffrisse della presenza del Verme Primordiale: si sentì come se qualcuno gli avesse infilzato una clava giù per la gola fino alle viscere. Aveva bisogno di vomitare, di espellere quel grosso corpo estraneo che lo straziava.
Nel contempo, lo sciamano chiudeva la discussione sentenziando: «Vista la tua inettitudine, Ioro, sarai tu il nuovo addestratore, ma prima, uccidi quel ladruncolo e portami il bastone che ha in mano: voglio esaminarlo.»
L'ormai ex capo delle guardie rivolse allo sciamano uno sguardo furibondo e si diresse verso Djeek per sfogare su di lui tutta la frustrazione: lo avrebbe ucciso nella maniera più dolorosa possibile. Quello, però, era il suo giorno sfortunato: vide il piccolo goblin contrarsi a terra come in preda a uno spasmo e, contemporaneamente, ci fu un tremito del terreno dovuto al formarsi di un piccolo crepaccio che si spalancò e si propagò passando tra le sue gambe fino a danneggiare il pozzo. Perse l'equilibrio e, cadendo male, si infortunò a un ginocchio. Lo sciamano, vedendo il totem appendersi da un lato pericolosamente, emise un grido stridulo: «Sacrilegio! salvate il Monumento!»
Quando le guardie, barcollando per l'improvviso sisma, si lanciarono a sorreggerlo, Djeek raccolse tutte le forze e si diede alla fuga.
Mentre si allontanava, correndo al massimo che la gamba ferita gli consentisse, sentì la voce dello Sciamano recitare una strana nenia rivolta a Corrupto. Di essa, colse solo le parole: carni, disgrazia e corrompi.
Si lanciò verso la palude, dove le acque marce lo avrebbero aiutato a nascondere le impronte e le tracce odorose. Però, sentì, immediatamente dietro di sé, un rumore di passi e un ansimare: evidentemente, le guardie si erano lanciate all'inseguimento prima di quanto l'incidente al totem gli aveva fatto sperare. Senza arrestarsi, si voltò e, con la coda dell'occhio, constatò che, in realtà, gli inseguitori erano ancora lontani: ciò che aveva sentito era il correre un po' goffo del lupacchiotto ammaccato. Raggiunse la palude e si diresse verso le acque un po' più profonde, finché non sentì un guaire dietro di lui: il cucciolo, non toccando più il fondo con le zampette, era costretto a nuotare, ma così non riusciva a tenere il passo di Djeek. Il goblin, non seppe mai perché lo fece: per empatia, perché lo sentiva affine a sé, forse. Prese in braccio il piccolo lupo e proseguì la fuga con lui.
Man mano che procedeva, si sentiva sempre peggio, come se la forza vitale lo abbandonasse, ma non gli diede troppo peso: quel malore, però, lo rallentava progressivamente e sentiva le voci delle pattuglie via via più vicine. Si fermò per un attimo, poiché, in maniera sin troppo prematura per un goblin, aveva bisogno assoluto di riprendere fiato. Quell'attimo fu sufficiente per scorgere nella sua figura riflessa sul velo d'acqua, qualcosa che non andava: aveva molti peli bianchi. Si guardò le mani e, con orrore, vide che la pelle era secca e rugosa: stava invecchiando!
Si avvide di essere vicino alla Grantana e decise di raggiungerla: questa, ormai, era crollata in più punti a causa delle ripetute scosse che gli aveva procurato con il bastone durante la caccia. Djeek ricordava di aver portato allo scoperto l'accesso a un alveo abbastanza grande da ospitarlo. Sfinito e ansimante, arrivò al nascondiglio e vi si infilò insieme al compagno di fuga: era ben nascosto sottoterra, ma l'accesso era scoperto e, annusando, lo avrebbero scovato immediatamente. Grazie al bastone, però, riuscì a increspare il terreno circostante in modo da camuffare le impronte e, quindi, a far crollare l'accesso al cunicolo. Si era tombato vivo e la sua età biologica aumentava in maniera ben percepibile, eppure era determinato a sopravvivere in qualche modo.
Poco dopo, avvertì le vibrazioni dei passi degli inseguitori seguite a breve dalle loro voci.
«Qui si sente di nuovo il suo odore: deve essere uscito dall'acqua in questo punto.»
«Guarda! Ci sono dei cunicoli: forse è acquattato in uno di quelli.»
«Bel topastro vieni fuori, vieni da paparino.»
Dopo alcuni minuti di calpestio frenetico tutt'intorno, si sentì imprecare: «Per Corrupto! Ma dove si è cacciato quel verme, non riesco a seguire una pista!»
«Boh? Sarà andato sottoterra a fare compagnia ai suoi simili.»
Djeek sentì raggelarsi il sangue, ma tirò subito un sospiro di sollievo, quando li sentì ridere a quella che, in realtà, era solo una battuta.
«Nei cunicoli, non c'è: forse voleva celarvisi, ma vedendo che non erano un buon nascondiglio è tornato a fuggire in acqua.»
«Probabilmente, ora è acquattato in qualche canneto come un ratto bagnato.»
«Comunque,