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Dannato Malloppo!. Mario MicolucciЧитать онлайн книгу.

Dannato Malloppo! - Mario Micolucci


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e non c'era nulla che capisse meno di un documento pieno di scritte. Però, una cosa la sapeva: i potenti riuscivano a fare miracoli esibendo pezzi di carta come quello. Inoltre, vi erano su dei timbri assai familiari, poiché molto simili ai disegni impressi sulle banconote. E se le banconote erano piccoli pezzi di carta dal grande valore, il suo era un pezzo di carta bello grosso e magari...

      Nel vederlo, Donnola si preoccupò ulteriormente. Il padre aveva intuito che il ceffo non avesse agito da solo; tuttavia, preso dall'avidità, aveva messo in secondo piano quel particolare rilevante. Se il tizio prima non era solo e dopo sì, significava che, probabilmente, si era intascato il meglio della refurtiva e se l'era data a gambe, ma ciò comportava, anche, che avesse i suoi ex-compari alle calcagna. Si trattava di una banda di fuorilegge capace di assaltare la carrozza di un pezzo grosso. Quel posto non era più sicuro. Quindi, urgeva riportare il discorso sull'argomento dei complici.

      Tutto sommato, il suo vecchio era un uomo arguto: se gli si dava un po' di tempo, arrivava sempre a conclusioni sensate. La minaccia, però, era imminente, mentre quel bastardo bramoso che si ritrovava per genitore era totalmente inebriato dalle ricchezze e non sembrava troppo lucido: serviva un aiutino.

      «Pa', sai cos'è quel foglio?» esordì.

      «No, ma potrebbe fruttare qualcosa.» Come poteva essere altrimenti: se era stato scelto e riposto tra i gioielli più preziosi, ci doveva essere un motivo più che valido.

      «Perché, prima, hai detto: "il tizio e i suoi compari"?»

      «Smettila di fare domande stupide: hai idea di quante guardie dispongano i ricconi quando si mettono in viaggio? Pensi che quel bellimbusto le abbia fatte fuori da solo?»

      «Sì, pa'. Ma ora, gli altri dove saranno?»

      «Che vuoi che ne sappia? Per quel che mi riguarda, possono starsene tutti ad ardere nell'inferno...» L'uomo si interruppe di colpo, s'irrigidì e imprecò: «Per tutti i diavoli! Dobbiamo svignarcela da qui!»

      

      Hugg Badfinger e il figlio si affrettarono con i preparativi per lasciare il villaggio. Per non dare troppo nell'occhio, distribuirono il bottino tra le tasche dei gilet e le sacche appese alle selle dei due cavalli: la nuova recluta e il buon vecchio Frik. Quest'ultimo era un ronzino orribile, quasi un mulo sia nell'aspetto che nel portamento, però era affidabile e faceva sempre il suo con assoluta dedizione. Ovviamente, non bisognava pretendere troppo dai suoi modesti mezzi fisici. Inoltre, la sua bruttezza era un ottimo deterrente per i ladri: se si voleva rubare un cavallo, tanto valeva procurarsi una gran bella bestia. Ad ogni modo, nonostante anni di onorato servizio, il suo padrone non ci pensò un secondo a scaricarlo a favore del bel sauro appena rimediato. Frik fu lasciato a Donnola che, comunque, gradì l'offerta.

      Di fatto, disponevano di due cavalcature e ciò rendeva decisamente più piccolo il deserto che li circondava; tuttavia mezzogiorno era passato da poco e attraversarlo a quell'ora non sarebbe stato comunque piacevole. Magari, sarebbe stato più agevole attendere un paio d'ore, per poi raggiungere il paese più vicino al calar della notte. Meglio ancora, partire prima dell'alba e arrivare con il sole già alto, ma non ancora davvero rovente. Inoltre, così facendo, avrebbero sfruttato il favore delle tenebre per lasciare il villaggio e non esporsi al tiro di quei pezzenti che avevano per vicini. Certo, non è che si sparassero tra loro a ogni occasione, ma quel curioso fagotto e la loro improvvisa sortita avrebbero potuto stuzzicare le brame di qualcuno, e la strada per assecondarle, spesso e volentieri, passa per una cinquantina di grani di polvere nera, un po’ di piombo e una canna fumante.

      Tutte valide considerazioni, ma l’evidenza meno trascurabile era che, assai probabilmente, degli spietati professionisti avrebbero potuto farsi vivi da un momento all’altro e se avessero intuito qualcosa, magari, avrebbero pure organizzato una bella festa in paese. Una festa di spari, fuoco e morte.

      L’alternativa alla fuga poteva essere quella di nascondere il cadavere e depistare gli eventuali inseguitori: sarebbe stata, senza ombra di dubbio, la via più comoda e sicura, se non fosse stato per il fatto che generare un tale allarmismo tra i suoi concittadini avrebbe spazzato via ogni loro dubbio sulla cospicua consistenza della refurtiva. In tal caso, le sopracitate brame sarebbero divenute inevitabilmente incontenibili così come il desiderio di soddisfarle...

      Badfinger giunse alla conclusione che, come sempre, la via suggerita dal cinismo era quella da seguire. Il suo malloppo valeva troppo, valeva molto più delle misere esistenze di un manipolo di straccioni. La vita di nessuno, a parte la sua, era più preziosa di quel bottino. Se quegli ipotetici fuorilegge avessero fatti fuori tutti quei pezzenti, gli avrebbero persino fatto un favore: si riduceva il numero di potenziali testimoni. Quella roba era sua. Sua e basta! Ne era geloso e non sopportava l’idea di condividere con alcuno neanche il segreto della sua esistenza. Non lo sopportava al punto che sopì a stento pensieri malsani in merito alla sorte del suo stesso figliolo.

      A Hugg bastò un’occhiata e Donnola capì subito come agire. Montarono in groppa e schizzarono fuori dalla stalla a spron battuto. Così facendo, non concessero a nessuno il tempo di organizzare le idee e agire di conseguenza.

      «Pa’, se sfianchiamo così i cavalli, non ce la faranno mai ad attraversare il deserto!» obiettò il ragazzo, mentre Frik ansimava e sbuffava per tenere il passo del sauro. Il ronzino reggeva il confronto, solo perché l’altra cavalcatura era provata per il viaggio appena affrontato.

      «Non stiamo attraversando il deserto, ci stiamo nascondendo. Taci e seguimi, cretino!» I modi irosi e la brutalità potevano farlo apparire come il classico uomo senza cervello, che faceva affidamento sulla sola violenza; ma Finn sapeva benissimo che suo padre non era affatto uno sprovveduto. Anche stavolta, aveva optato per la soluzione migliore.

      Spronarono i cavalli fino a sparire dietro un’altura dando, così, l’impressione di inoltrarsi nel profondo del deserto. Una volta lontani da sguardi indiscreti, cambiarono direzione e risalirono un alto colle dal fianco meno impervio. L’altro suo versante, quello visibile dal villaggio, era invece caratterizzato da uno strapiombo tipico dei canyon. Lì, il terreno era calcareo e caratterizzato da innumerevoli grotte e anfratti: il luogo perfetto dove celarsi o celare ed era anche il posto ideale da cui osservare senza essere visti.

      Nascosero la refurtiva in una piccola cavità naturale che si curarono di occultare con delle fronde e legarono i cavalli in una caverna, poi strisciarono fino all’argine del burrone per seguire le sorti di Little Pit.

      «Partiremo per Agua Dulce prima che albeggi» stabilì Hugg.

      «Non capisco pa': visto che è a due passi da lì, perché non andiamo direttamente a El Paso? E’ una città, e un paio di gringo in più non si notano. Ad Agua Dulce sono quattro gatti e ci metteranno subito gli occhi addosso. Sei stato tu a insegnarmelo!»

      «Non credere che, adesso che hai una pistola, possa permetterti di darmi dei consigli! Se sono stato io a insegnarti quelle cose, vuol dire che so qualcosa più di te. Molte delle persone dirette a El Paso fanno una sosta a Agua Dulce per rinfrescarsi e per abbeverare i cavalli. Quindi, pulcioso insolente, passeremo piuttosto inosservati anche lì. Inoltre, come hai appena detto, non sono che quattro gatti e ciò significa che riduco il rischio di imbattermi in un fottuto cacciatore di taglie che conosca la mia faccia. Sai? Quella bagascia di tua madre e l’altro imbecille di tuo fratello non sono le uniche persone che si sappia abbia ammazzato.»

      «Perdonami, ho ancora molto da imparare.» Negli occhi di Donnola divampò una fiamma fugace. Però, il suo sguardo era basso, come sempre d’altra parte; così l’uomo non ebbe modo di notarlo.

      Calò la notte e con essa, il gelo. Quel dannato deserto era sempre così: ti arrostiva di giorno per poi assiderarti dopo il tramonto; tuttavia i due abitavano lì da anni e non viaggiavano mai senza portarsi dietro una coperta. Anche Finn ne aveva una tutta sua: certo, era mezza tarlata e ospitava più di qualche pidocchio, ma era calda e ciò era sufficiente.

      Non attesero molto. Nella piana sottostante si palesò, alla luce della luna, un gruppo di otto individui. Fermarono i cavalli a una certa distanza dal paese e mandarono in avanscoperta uno di loro. L'uomo, liberatosi


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