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Dannato Malloppo!. Mario MicolucciЧитать онлайн книгу.

Dannato Malloppo! - Mario Micolucci


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conoscenza della curiosa accoglienza che Little Pit era usa praticare con gli ospiti che recavano con sé doni appetitosi. Il tizio, così conciato, appariva come un malcapitato di nessun interesse e ciò gli avrebbe consentito di attingere indisturbato acqua dal pozzo e indizi dai suoi stessi occhi.

      Giunse in paese e subito fu approcciato da Studd Mash, detto Saloon. L'uomo aveva una gamba più corta: ebbero modo di riconoscerlo da quella distanza e alla penombra, proprio, grazie alla caratteristica postura inclinata da un lato e all'andatura sbilenca che lo facevano assomigliare all'insegna penzolante della vecchia locanda di Joe su cui, appunto, pareva ci fosse scritto "Saloon". Videro lo storpio avvicinarsi all'ospite, perquisirlo per poi andarsene scuotendo le braccia in segno di frustrazione. Nell'allontanarsi, gli cadde il copricapo a terra e lo raccolse.

      «Pa', quel fesso porta il cappello del nostro generoso finanziatore!»

      «Per l'alito di Giuda, figliolo! Come fai a vederlo!»

      «Non l'ho visto, l'ho intuito. Il suo non sarebbe mai caduto a terra perché ha un nastrino che glielo assicura al mento. Ce l'ha messo per non stare sempre a raccoglierlo. Quel poveraccio, non riesce proprio a stare con la testa dritta.»

      «Penso che tu abbia ragione: solo Studd è così idiota da fare sfoggio di un oggetto appena rubato con il primo sconosciuto che gli capiti a tiro. Be', a questo punto, penso che la festa sia inevitabile.»

      L'esploratore in incognito si sedette a terra con la schiena contro una parete di legno fingendo di riposarsi. Passato un po' di tempo, si alzò guardingo e sparì dietro il granaio. Un istante dopo, divampò un incendio: doveva aver nascosto l'olio infiammabile nell'otre. Quello era anche il segnale. Mentre gli abitanti del villaggio si riversavano sullo spiazzo per cercare di domare le fiamme, il gruppo di fuorilegge si lanciò al galoppo. Giunsero cogliendoli di sorpresa e, come un'onda di morte, spararono all'impazzata facendo strage di tutti coloro che ebbero l'impudenza di estrarre l'arma. Bastarono pochi concitati attimi e già i pochi abitanti di Little Pit, quelli superstiti, erano stati disarmati e allineati per essere interrogati. Degli assalitori, solo uno sembrava averci rimesso le penne.

      Nel frattempo, alcuni di quei professionisti si prodigarono a ripulire le sparute abitazioni per evitare di essere cecchinati alle spalle. Il rischio era reale. Infatti, prima che potessero abbatterlo, qualcuno aveva sparato un paio colpi di fucile dalla casa di Sean. Il primo dei due era andato a segno facendo fuori un altro aggressore.

      «Ora, ne rimangono sei» constatò Hugg.

      «Ti sbagli! Non hai contato me.»

      Clack

      L'inconfondibile rumore del cane che veniva armato gli mandò di traverso le parole che aveva in bocca e gli fece contorcere le budella.

      Padre e figlio alzarono le mani e si voltarono lentamente. Un uomo magro e dallo sguardo malizioso li teneva sotto tiro. Con quei baffetti appena accennati e quel sorriso strafottente, era un'autentica faccia da schiaffi; tuttavia stava dal lato giusto della pistola, quindi, aveva ragione lui. Pertanto, Hugg, quella faccia lì, doveva farsela piacere per forza: così, si limitò a fare una smorfia e sputare a terra.

      «Ero salito su questo colle per avere una buona visuale sullo scenario. Sapete? Non ci piace avere brutte sorprese. E guarda che ci trovo appollaiati sulla cima: due brutti avvoltoi pronti a far festa con i cadaveri.» L'uomo si passò la lingua sulle labbra. «Forza! Che fate lì impalati! Slacciatevi i cinturoni e lanciateli sotto i miei piedi. Provate a fare scherzi e vi ritroverete una pallottola tra gli occhi!»

      C'era poco da fare, dovettero ubbidire.

      «Bene! Ora bestione, dai un calcio a quella vecchia carabina e mandala di sotto.»

      Non era una carabina, era un fucile, e di quelli buoni! Hugg esitò per un attimo, cercò istintivamente conforto nello sguardo del figlio, ma non lo intercettò, poiché il ragazzo si guardava i piedi. Era come se gli avessero chiesto di calarsi le brache: senza il suo Jagy si sentiva nudo come un verme. L'indice del suo aguzzino cominciò a fare pressione sul grilletto e anche stavolta, dovette eseguire l'ordine. Mandò l'arma, la sua amata arma, a fracassarsi sulle rocce sottostanti. Se fosse sopravvissuto a quel fatto, avrebbe, come prima cosa, dovuto procurarsi un fucile o, perlomeno, una buona carabina.

      «Forza, ragazzi! Sbrigatevi a raggiungere gli altri al villaggio: non vorrete perdervi la festa!» Badfinger si rese conto di odiare la voce di quel ceffo più della sua faccia.

      «Non è che, per caso, nel corso della giornata, vi siete imbattuti in un pistolero a cavallo? Sapete? Abbiamo attraversato il deserto per trovarlo? Ci teniamo tanto a lui...» indagò l’aguzzino nel discendere l’acclive. Camminava dietro di loro tenendoli sotto tiro.

      In quei casi, la cosa migliore da fare era stare zitti e infatti, i due tacquero.

      «Ho capito: non volete cantare, d'altra parte, non mi risulta che gli avvoltoi lo facciano. Certo, è davvero triste dover partecipare a una festa senza poter stornellare. Ma non disperate: una volta là sotto, vi presenterò Lane, e vi assicuro che saprà farvi cantare come fringuelli.»

      Eh sì, parlava decisamente troppo. Ad ogni modo, Hugg sentì il sangue gelarsi nelle vene alla prospettiva di andare incontro a delle torture.

      Quella giornata era iniziata nel migliore dei mondi, ma si avviava a concludersi nella maniera peggiore.

      Bang!

      «Voi due! Giratevi lentamente.» Decisamente, la voce non era quella di prima.

      Il loro precedente aguzzino fissava la volta celeste da un ripiano roccioso diversi piedi giù dal sentiero. Lo faceva con gli occhi sbarrati e un buco in fronte. Un uomo dallo sguardo di ghiaccio e con abiti da viaggio relativamente curati li scrutava da dietro una Colt. Aveva un’altra rivoltella sul lato sinistro del cinturone lungo il quale si notava una batteria di tamburi già carichi. Il tizio aveva l'aria di uno sbirro.

      «Sono Cardigan Smith e sono un Texas Ranger. Mi dite cosa ci facevate in compagnia di quel criminale?» Era proprio uno sbirro e di quelli pericolosi. Non si trattava del solito pallone gonfiato con i gradi: era un ranger, quindi, un abile pistolero o un ex cacciatore di taglie che aveva deciso di lavorare per lo Stato. Il braccio operativo della legge.

      «Grazie di averci salvati, Signor Tenente. Noi non siamo che povera gente, contadini in questa terra maledetta» esordì Hugg.

      «Non sono un tenente... magari. Comunque, continua.»

      «Sì, Signore. Abitiamo qui vicino, a Little Pit. Lì su, ho sepolto la mia amata moglie e l'altro mio figlio quando morirono di vaiolo.» Hugg indicò un'altura vicina dove sapeva che effettivamente ci fossero due tumuli senza iscrizione. I corpi della sua coniuge e la sua prole, invece, li aveva lasciati a marcire nella vecchia dimora in Louisiana: commesso il delitto, era fuggito per darsi alla macchia. Strozzò un singhiozzo, finse di pulirsi una lacrima e continuò: «Oggi sarebbe stato l'anniversario del nostro matrimonio, sedici anni. Così, io e il mio figliolo siamo andati lì per stare tutti insieme... in famiglia. Al calar della notte, ci siamo riavviati verso casa, ma abbiamo visto del fumo levarsi dal nostro villaggio. Temendo il peggio, abbiamo risalito questo monte per accertarci di cosa fosse accaduto. Purtroppo, quell'uomo ci ha teso un agguato. Voleva sapere da noi notizie su di un pistolero: proprio non ho capito cosa intendesse. Noi non sapevamo cosa rispondergli, allora ha detto che ci avrebbe portato da un certo Lane che ci avrebbe fatto cantare.» Una mezza verità era sempre meglio di una bugia.

      «Lane, Lane Sadlann, suppongo. Allora, finalmente, ci siamo!» disse tra sé.

      «Come? Non ho capito?» cercò di speculare Hugg.

      «No, nulla che vi riguardi. Grazie, mi hai risparmiato di dover recuperare il cadavere di quel fuorilegge lì sotto: ho già appurato ciò che mi serviva. La vostra faccia, non mi sembra che sia tra i ricercati, almeno tra quelli che ricordo. Comunque, non mi fido ancora di voi: quindi, dovrete venire con me all'accampamento della mia squadra. Se siete ciò che dite di essere, non avete nulla da temere. Dove avete messo i cavalli?»

      «Ma Signore, noi non possediamo cavalli! Magari averne uno: potremmo attraversare questo dannato deserto


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