Le Tessere Del Paradiso. Giovanni MongiovìЧитать онлайн книгу.
che il ricatto dell’eunuco avesse sortito l’effetto sperato.
Agli inizi di marzo Amjad ricevette la conferma di essere entrato nelle grazie del padrone alla cui presenza segretamente ambiva prostrarsi. Uno dei reduci di Mahdia volle incontrarlo mentre lui se ne stava in casa dell’amata sorella per il consueto incontro settimanale.
«Un uomo sulla porta cerca il mio Signore.» avvertì una delle serve, saracena anch’ella, a cui l’eunuco aveva affidato la cura di Naila.
Avendone dunque accertato l’identità, e nonostante lo preoccupasse il fatto che qualcuno fosse risalito con tale facilità a lui, Amjad lo ricevette in casa.
«Il mio nome è Ahmed. Ho rischiato l’arresto e la morte in naufragio per incontrarti, mio Signore. Il califfo mi ha nascosto tra i cristiani che ha rimandato dal loro re, e costoro, grati per la libertà accordatagli da Abd al-Mu’min, non hanno voluto rivelare chi fossi. Ed eccomi qui, al cospetto dell’uomo a cui il mio signore è debitore.»
«Siamo tutti debitori ad Allah! Di’ al mio signore che non mi deve nulla, eccetto che il suo braccio agisca ancora con la stessa risolutezza con cui ha colpito fino ad ora.»
«Il braccio di Abd al-Mu’min è più esteso di quanto riuscirebbe ad esserlo se egli fosse un uomo solo. Ogni persona che china il capo verso La Mecca guarda al mio signore con speranza, e grazie ad uomini come te il suo potere arriva perfino al cuore del suo nemico. Perciò il mio signore ti chiede di radunare tutti coloro che tossiscono di fronte alle malefatte degli infedeli e di portarli alla rivolta, affinché questo volgare regno muoia così come esso è nato, con dolore e patimenti, e questa terra ritorni ad essere pura del fango dei miscredenti.»
Amjad si sentì investito di un rinnovato senso di responsabilità, qualcosa di maggiore a qualunque altra funzione avesse ricoperto finora alla corte di Re Guglielmo. Poi, a suggello del ruolo a cui era stato appena iniziato, l’uomo del califfo gli donò un oggetto dal significato emblematico. Si trattava di una piccola scultura in malachite, una mano aperta avente sul palmo l’abbozzo di un occhio.
«Il verde è il colore del Profeta e cinque, come queste dita, sono i precetti del Corano… affinché tu non scordi mai che la causa del tuo signore è anche la causa di Allah, Colui che come quest’occhio vede tutto, l’esposto e il segreto, i tuoi atti favorevoli e il tuo eventuale tradimento.»
L’eunuco di corte strinse quell’oggetto nel suo pugno ed inspirò profondamente ad occhi chiusi. Quel risveglio che era cominciato con Forriāni di Sfax, adesso per Amjad diventava un sogno ad occhi aperti dai contorni vividi e reali.
Capitolo 10
Novembre 1160 (555 dall’egira) Balermus
Amjad fece presto a radunare in seno alla comunità araba di Palermo i sostenitori della causa almohade. La casa di Naila divenne da quel momento la base di coloro che cospiravano contro il Regno e il quartiere saraceno della città il mare da cui pescare nuove reclute da risvegliare alla jihad45.
Nel giro di pochi mesi, Amjad, trasformato in predicatore, aveva raggruppato attorno a sé una considerevole cricca di fedeli pronti alla rivolta. Tra di essi vi erano alcuni fuoriusciti dell’esercito del Regno, che avevano preferito vivere in clandestinità, e pochi giovani di famiglia agiata, cresciuti nell’ambiente opulento di Palermo, la cui noia li aveva portati a covare risentimento verso le istituzioni del Palazzo Regio. Adesso avrebbero aspettato che Abd al-Mu’min preparasse la flotta e desse un segnale, e allora nel cuore del Regno si sarebbe scatenata la guerra santa contro gli infedeli, preparando così il terreno all’arrivo del califfo. La restrizione di Majone che proibiva ai saraceni di portare armi aveva certamente svantaggiato gli uomini di Amjad, tuttavia aveva avuto la conseguenza di fare inabissare il loro raggruppamento nel silenzio e nell’ombra, senza che nessuno si preoccupasse della sua esistenza.
Col passare dei mesi le file dei rivoltosi si ingrossarono, sennonché quell’atteso segnale che avrebbe dovuto richiamare alla guerra i saraceni di Sicilia tardò ad arrivare. Una causa che si regge su una promessa prossima a realizzarsi è sicuramente una causa destinata al fallimento quando l’attesa supera l’aspettazione… E così per Amjad tenere uniti tutti quegli uomini, specie i meno convinti, divenne sempre più complicato. L’entusiasmo, che era alto in primavera, andò scemando in estate e parve scomparire del tutto in autunno. L’eunuco dovette attingere allora alle migliori argomentazioni per rinvigorire lo zelo che quelli avrebbero dovuto conservare per la battaglia. Ma fu adesso che la paura della defezione si materializzò con la più terribile delle sorprese.
La giovane Naila aveva limitato la sua complicità negli affari del fratello alla sola disponibilità dell’abitazione. Sapeva bene in quali guai Amjad si stesse cacciando e aveva assistito alla sua progressiva radicalizzazione sin da quando questi era entrato in contatto col vecchio Forriāni. Comunque sia, indottrinata dall’amato congiunto, aveva anche riposto le sue speranze nell’avanzata degli almohadi, affinché ricostituissero le basi per una nuova Sicilia islamica. Nondimeno, all’ingresso di novembre, qualcosa in Naila parve improvvisamente cambiare.
Un giorno questa informò il fratello che attorno al suo appartamento circolavano da qualche tempo alcune guardie reali, e che alcune voci dicevano che stessero lì per indagare riguardo a certe riunioni di rivoltosi. Amjad ci credette e prese le sue precauzioni, salvo scoprire poco dopo che Naila si era inventata tutto. Per l’eunuco del Re quella ragazza aveva da sempre rappresentato la più forte ragione di vita, l’unica persona che aveva amato quasi come si ama una moglie. Amjad ne uscì deluso, tradito, e una gelosia mai provata prima lo pervase da testa a piedi. Avrebbe potuto affrontarla, avrebbe potuto ricercare una spiegazione direttamente parlandole, tuttavia conosceva già quella malattia che induce le donne a mentire; Margherita di Navarra era stata colpita da un simile cambiamento il giorno in cui Majone era entrato nella sua vita e aveva cominciato a tradire Guglielmo. Amjad ne era sicuro, Naila si era innamorata di un uomo e costui si stava sostituendo al suo affetto e alle sue cure. Decise allora di indagare e non ci volle molto per scoprire che Naila, senza la presenza di un protettore che la limitasse nelle libertà, lasciava giornalmente la sua abitazione per incontrarsi con un tale raccoglitore di conchiglie di nome Vittore. Amjad rimase sconvolto. Se si fosse trattato di un circonciso se ne sarebbe fatto una ragione, ma saperla tra le braccia di un infedele demolì la sua anima. Inoltre Naila era una donna raffinata e molto bella; che cosa poteva avere mai in comune con uno che vendeva conchiglie e pesce al mercato del porto? Amjad proprio non si dava pace e, non riuscendo neppure a guardare in faccia l’amata sorella, decise che avrebbe posto fine a quella relazione sentimentale affrontando quel giovanotto che abitava sulla punta del Cassaro.
Il cinque del mese, poco prima di mezzogiorno, si recò al mercato del pesce portando con sé cinquanta tarì46. Benché avesse smesso per quel giorno le sue vesti di seta e i suoi gioielli, non passavano inosservate la sua pelle liscia, la bellezza dei suoi occhi e la sua camminata raffinata; in molti si voltarono al suo passaggio e all’olezzo emanato dai suoi lunghi capelli, mormorando tra di loro che quello doveva essere sicuramente uno degli eunuchi del Re. Amjad avanzava tra la folla privo di seguito o scorta, intenzionato a risolvere la questione senza fare troppo rumore. Temeva, infatti, che se si fosse saputo l’inghippo, la reputazione della sorella ne sarebbe uscita compromessa dinanzi alla comunità islamica della città. Amjad, che già faticava a tenere alto lo zelo dei suoi, sapeva che la sua credibilità ne sarebbe uscita macchiata qualora per risolvere la questione non avesse agito con risolutezza. Prima di predicare l’epurazione della Sicilia dal male degli infedeli, ogni suo seguace gli avrebbe chiesto di ripulire la sua stessa casa. Per tutte queste ragioni Amjad doveva muoversi con segretezza.
Gli indicarono il banco del venditore di conchiglie, proprio quello in fondo alla strada e il più vicino alla discesa per il mare.
Vittore era un giovane uomo discretamente più alto della media e muscoloso. Portava sul viso un perpetuo ghigno di fierezza e una cicatrice sulla guancia sinistra appena al di sopra della folta barba. Vestiva gli abiti della gente comune, ma, controcorrente agli altri venditori, non indossava giacca e mantello, lasciando scoperte le braccia a sprezzo del clima del periodo. I suoi capelli erano scompigliati e bruni, e le sue sopracciglia
45
Jihad: parola araba che significa letteralmente “sforzo”. Può indicare la lotta interiore per raggiungere la fede perfetta, ma generalmente con questo termine si indica la guerra santa compiuta dai musulmani in difesa della propria fede.
46
Tarì: fu una delle monete principali utilizzate in Sicilia dal periodo arabo sino al XIX secolo. Letteralmente significa “fresco di conio”.