Tramonto Al Lago Delle Tartarughe. Carol LynneЧитать онлайн книгу.
che sia in condizioni di sopportare un viaggio alla sua vecchia casa, in Minnesota? La prossima settimana sarà Natale, e mi piacerebbe poterlo vivere insieme laggiù.”
"Penso di sì, ma dipende anche per quanto tempo vorrai farla rimanere. Dovrà essere abbastanza in forze da sopportare anche il viaggio di ritorno.” disse Ian. Sam si sentì un groppo in gola per l’emozione.
"Non voglio più staccarla da lì. Credo che anche lei desideri morire nella casa in cui è vissuta. Mi sono preso delle ferie e ho già avvertito il mio capo che starò con lei fino alla fine. So che non potrò mai compensarla del torto che le ho fatto, strappandola dalla sua casa, ma spero tanto che possa sentirsi felice, nei suoi ultimi giorni. Il problema è che non sono capace di occuparmi di lei da solo. Ho bisogno di una mano.”
Sam non aveva il coraggio di chiedere semplicemente a Ian di trasferirsi per qualche tempo da loro. Si sentiva in difficoltà. Forse perché era completamente all’oscuro della sua situazione personale, e non sapeva nulla della sua famiglia. Era davvero un peccato che fosse fatto così, un altro dei suoi tanti difetti.
Malgrado fossero tre mesi che Ian si occupasse di sua madre, Sam non aveva ancora stretto un rapporto con quel meraviglioso ragazzo. Anzi, aveva deliberatamente cercato di evitarlo. La situazione era troppo pesante per provare a combinarci qualcosa, ma era convinto che Ian non si sarebbe negato. Non aveva la sicurezza assoluta di piacergli, ma il suo intuito gli diceva di sì. Inoltre, non era cieco. Sam si era accorto dello sguardo libidinoso che Ian gli lanciava, ogni volta che si vedevano.
I due si erano conosciuti qualche mese prima. Avevano cominciato a parlare e poi Sam si era sfogato tirando fuori la situazione di sua madre e del fatto che stesse morendo. Ian allora aveva fatto ciò che gli sembrava più naturale, offrendogli il suo aiuto. Alla fine erano entrati in intimità e, a furia di bere, erano andati a letto insieme. Quando Sam si era svegliato il mattino dopo e si era trovato seminudo con lui accanto, era arrossito dalla vergogna e aveva provato a scusarsi per quello che aveva fatto. Da allora aveva evitato ogni occasione di rimanere di nuovo solo con lui.
"Hai capito che ho detto?” disse Ian, scrollandolo dai suoi pensieri.
"Ummm, no. Scusa, ero distratto. Che hai detto?"
“Ho detto che mia sorella capirà se non passo il Natale con lei.” ripeté Ian.
Sam sapeva che sarebbe stato pericoloso portarsi Ian nella sua casa di famiglia per un po’, d’altra parte trovare una persona così capace di occuparsi di sua madre sarebbe stato quasi impossibile. Non solo era un bravo infermiere, ma anche un volto amico per lei, e probabilmente l’unico conforto. Ian era perfetto, per sua madre Gloria. I due si capivano al volo.
"Credo che dovrai prendere accordi particolari con la Compagnia Aerea, per il viaggio.” gli disse Ian.
"Lo so. Pensi che abbia bisogno di lezioni? - rispose Sam, sgarbatamente - Forse è meglio non farne nulla. Magari non riconoscerebbe più la sua vecchia casa.”
Ian si schiarì la gola. "Non voglio complicare le cose, Sam. Sto solo cercando di aiutarti. E voglio che tu sia preparato, per ciò che potrà succedere…Dovrai usare tutto il tuo coraggio.”
“Una cosa che lei mi ha insegnato fin da piccolo. Mi diceva che non bisogna mai lasciarsi prendere dalla paura, altrimenti non si riuscirà mai a fare qualcosa di buono, nella vita. Ho paura di quello che succederà, Ian, ma non voglio che questo m’impedisca di starle vicino nei suoi ultimi giorni."
Sam non era affatto pronto a dire addio a sua madre, ma lei sarebbe morta comunque, che lui lo volesse o meno.
"Va bene. Dimmi solo quando vuoi che partiamo, così preparo tutto."
“Darò un’occhiata ai voli prima della fine della giornata. Verrò a stare da voi per qualche giorno, poi partiremo.”
Sam prese mentalmente nota di chiamare Jim Weatherly, l'uomo che aveva assunto per prendersi cura della sua casa di famiglia. Sam non sapeva che tempo facesse, a Turtle Lake. Diavolo, per quanto ne sapeva potevano essere in piena tormenta di neve, laggiù!
"Mi sta bene. Fammi sapere quando vieni, così ti preparo la cena.”
Era troppo servizievole per i gusti di Sam. Poteva prenderci gusto, a essere viziato da lui, e questo non andava bene. Per quanto a Sam piacesse, avrebbe troncato i rapporti con Ian non appena sua madre fosse…No! Sam scacciò via dalla mente quell’orribile pensiero.
“Ti pago per prenderti cura di mia madre, non di me.”
“Come ti pare.” brontolò Ian, e troncò la conversazione.
Sam chiuse il cellulare. Voltandosi di nuovo verso la finestra, provò a visualizzare un bel fuoco scoppiettante nel camino della sua vecchia casa, costruita da suo nonno poco prima che i suoi genitori si sposassero. Malgrado il padre, negli anni, avesse fatto vari ampliamenti, la parte originaria non era mai stata toccata.
Si chiese se tornare là sarebbe stato davvero un bene, per sua madre. Di certo sarebbe stata felice di ritrovare l’ambiente familiare e le sue vecchie cose, ma poi si sarebbe scontrata anche con i ricordi che la legavano al marito defunto, l’uomo che aveva amato per una vita e perduto troppo presto. Diavolo, erano passati quasi otto anni dalla morte prematura di suo padre, e Sam non aveva ancora elaborato la sua perdita! Forse era questo il problema.
E se fosse una mia incapacità, non riuscire a elaborare le emozioni? Come farò ad accettare la morte di…” rifletté.
Paula, una delle assistenti legali dello studio, fece capolino dalla sua porta aperta.
"Ho i documenti che mi hai chiesto sul caso Young; vuoi dargli un’occhiata?”
Merda. Sam scosse la testa. “Scusa, Paula. Ma devo parlare urgentemente con il signor Chessler. Ho intenzione di prendermi un periodo di ferie, quindi questo caso verrà riassegnato.”
La ragazza si morse il labbro inferiore. "Tua madre?" "Sì." Era stato difficile per Sam mantenere nascosta la malattia di sua madre ai suoi più stretti collaboratori, quindi non si stupì della sua domanda.
"Voglio trascorrere con lei le vacanze di Natale nella nostra vecchia casa."
"Bello." disse Paula. Forse. Sam non ne era così sicuro. Aprì l’ultimo cassetto della scrivania e ne tirò fuori un pacco incartato. "Nel caso non ci vedessimo prima che me ne vado, ti avevo comprato un pensierino per Natale."
Paula appoggiò sulla scrivania i fascicoli che aveva ancora tra le braccia e allungò una mano a prendere il pacchetto. "Grazie, ma lo sai che non dovevi farlo."
"Sapevamo entrambi che lo avrei fatto. Mi hai fatto risparmiare ore di lavoro negli ultimi tempi, e questo regalo è un modo per dimostrarti la mia gratitudine.”
”Vuoi che lo scarto adesso?” chiese Paula, ma Sam scosse la testa. Si sentiva sempre in difficoltà quando si trattava di scartare regali, soprattutto se erano destinati a delle femmine. A parte sua madre, non le conosceva abbastanza per capire i loro gusti e aveva sempre paura di sbagliare. Aveva comprato una sciarpetta firmata per Paula solo perché aveva notato che era solita portarne. "Meglio di no.” rispose.
Paula prese la scatola e la mise insieme ai fascicoli. "Bene, grazie allora. Ti auguro un Natale sereno.”
“Anche a te.” disse Sam.
* * * *
Mentre Gloria dormiva serena al lato opposto della stanza, Ian cominciò tranquillamente a fare i bagagli. Quando Sam l'aveva trasferita a Miami, aveva lasciato intenzionalmente la maggior parte dei suoi vestiti nella vecchia casa, quindi una volta lì avrebbe avuto a disposizione un guardaroba completo per cambiarsi. Guardò l'orologio prima di riporre le valigie nell'armadio. Sam era in ritardo. Ian non aveva ancora parlato a Gloria del viaggio, perché sapeva che a Sam avrebbe fatto piacere dirglielo lui e vedere il viso della sua vecchia madre illuminarsi di gioia, ma lei era crollata prima che lui arrivasse.
Sentendo dei rumori in cucina, uscì nel lungo corridoio dell’attico.