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Tramonto Al Lago Delle Tartarughe. Carol LynneЧитать онлайн книгу.

Tramonto Al Lago Delle Tartarughe - Carol Lynne


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delle velate minacce sul mio futuro allo studio.”

      Ian aprì il forno a microonde e tirò fuori la cena che aveva preparato prima per Sam. "Che schifo." esclamò. Mise il vassoio col cibo davanti all’amico. "Cos’ hai intenzione di fare?"

      Sam scrollò le spalle. "Non lo so. Oltre quel venerdì libero per portare la mamma qui, non mi sono mai preso un giorno di vacanza in due anni. Il mio contratto di lavoro dice che ho diritto a tre settimane di ferie all'anno, quindi, secondo la mia stima, mi sono dovute almeno sei settimane. Se volessi fare lo stronzo, mi rivolgerei all’assessorato per il lavoro e mi farei dare dodici settimane di ferie pagate senza il pericolo di essere licenziato.”

      “E questo secondo te sarebbe fare lo stronzo? Se ti sono dovute per legge è un tuo diritto, e basta.” esclamò Ian. Tirò fuori una birra dal frigo. “Ne vuoi una?”

      Sam lanciò un'occhiata a Ian prima di scuotere la testa. "Ho bisogno di qualcosa di più forte."

      "Vino o bourbon?"

      "Bourbon." rispose Sam. "Se chiedo le ferie le otterrò senza problemi, ma al mio ritorno allo studio me la faranno pagare. Diavolo, probabilmente mi costringeranno a occuparmi di cause di serie B per almeno tre anni! Sarò condannato a sorbirmi bancarotte fraudolente e divorzi!”

      "Sei un buon avvocato civilista. Se in quello studio non ti rispettano, riuscirai a trovare qualcosa di meglio.”

      Ian fece cadere quattro cubetti di ghiaccio in un bicchiere, e due dita abbondanti di bourbon. Sam posizionò il suo vassoio al centro dell’isola, per stare più comodo mentre mangiava, e si accomodò su uno degli sgabelli da bar.

      "Grazie, per avermi preparato la cena.”

      "Te l'ho detto, devo comunque prepararla per me e per Gloria, quindi non è un problema." Ian si sedette sul bancone, proprio di fronte all’isola. Aveva notato in più di un'occasione che Sam si innervosiva se si sedeva troppo vicino a lui. “Hai già preso accordi con la compagnia aerea o preferisci che lo faccia io?”

      “Se ne è occupata la mia segretaria. Partiremo giovedì mattina sul presto. Così avrò il tempo di sistemare le cose e dare un’ultima occhiata alle mie pratiche.”

      Sam tagliò un pezzo di roast beef e Ian rimase a fissare la sua bocca mentre lo masticava. Vederlo mangiare lo eccitava, e lo distraeva da tutto il resto. Quante notti era rimasto a letto a pensare a come sarebbe stato sentirsi quella bocca carnosa intorno al suo pene! Aveva goduto con lui una volta sola, mesi prima; poi Sam aveva troncato la loro relazione sul nascere. Da quel giorno, anzi, lo aveva guardato a malapena.

      "Ian?" lo chiamò Sam, mentre si metteva un altro pezzo di carne in bocca. Ian sbatté le palpebre.

      "Sì?"

      "Per favore, non fissarmi in quel modo. Te l'ho già detto, non posso avere una relazione con te.”

      " Hai ragione. " Ian saltò giù dal bancone. "Comunque, non ho ancora detto niente a Gloria, del viaggio.” Afferrò una bottiglia di birra e uscì dalla cucina. "Ci vediamo domani." "Ian?" lo chiamò Sam.

      "Sì?"

      "Non c’è niente di personale. Solo, che non mi sembra una buona idea. Mia madre ha troppo bisogno di te per rischiare di far saltare tutto.”

      Ian fece un sorso di birra. Avrebbe voluto dire a Sam che l’unica cosa di cui Gloria aveva davvero bisogno era l'amore del suo unico figlio, ma tacque: non erano affari suoi. Sam aveva ragione su una cosa: se si fossero messi insieme e qualcosa fosse andato storto, lui non avrebbe avuto altra scelta che andarsene e mollare sua madre. Sarebbe stato troppo difficile continuare a occuparsi di lei.

      Salutò Sam con un cenno del capo e si diresse verso la sua piccola camera da letto. Aveva telefonato a sua sorella la sera prima per informarla che non avrebbe passato con lei le feste di Natale, e per sapere come stava papà.

      Maria era sembrata sconvolta all'idea di non vedere Ian per Natale e aveva cercato di convincerlo ad andare dicendogli che i suoi nipoti, Kyle e Patrick, si sarebbero messi a piangere, quando lo avessero saputo. Lui aveva promesso che, una volta che fosse riuscito a liberarsi, avrebbe portato loro un bellissimo regalo dal Minnesota e poi aveva chiesto di nuovo come stava papà. Maria gli aveva detto che non era cambiato molto, era scontroso e taciturno come sempre. La cosa non lo sorprese affatto, ma si sentiva molto in colpa nei confronti di sua sorella maggiore.

      La morte della loro madre, Claudia, quattro anni prima, era stata uno shock per tutti; e ancor più assistere al tracollo dell’attivo cinquantenne che conoscevano, divenuto di colpo una larva umana. Nessuno poteva prevedere quell’ictus, mentre lui era al lavoro. Chissà perché, ma suo padre Joe si era sentito ingiustamente in colpa, per la morte della moglie. In famiglia nessuno si era mai sognato di accusarlo di qualcosa, eppure suo padre non era riuscito a farsene una ragione. Non era mai stato un padre particolarmente affettuoso, ma la vedovanza lo aveva reso ancora più taciturno e solitario, fino a quando…

      Ian finì la sua birra. Posò la bottiglia vuota sulla mensola della tv prima di tirare fuori la valigia da sotto il letto. Aveva sperato di poter tenere compagnia alla sorella e ai nipoti durante le feste ma…pazienza. A Sam avrebbe fatto bene prendersi cura di sua madre per un po’ e Gloria sarebbe morta in pace. Ian non aveva mai tollerato il comportamento da stronzo di Sam nei confronti di quella povera donna, ma non aveva mai pensato di costringerlo a fare il suo dovere di figlio, anche se era profondamente convinto che sarebbe stato suo dovere scambiare quattro chiacchiere con lui, a riguardo.

      Ian non sapeva con sicurezza quanto a Gloria restasse da vivere, ma intuiva che Sam aveva poco tempo per regolare i conti con se stesso. Quando pensava alla propria madre, non faceva che tormentarsi per non averle potuto dire addio un’ultima volta, e si augurava che Sam non provasse mai un simile dolore.

      Meccanicamente, tirò fuori dal cassetto un paio di pantaloni da pigiama nuovi e si preparò per farsi una doccia. La sua camera da letto era accanto a quella di Sam, e quello era l'unico momento della giornata in cui poteva toccarsi senza il timore che nessuno l’ascoltasse. Uscì un attimo fuori al corridoio per controllare Gloria e vide Sam, sulla soglia della porta e con le mani in tasca, che la guardava dormire in silenzio.

      "Tutto bene?" A Ian non sembrava che il monitor di emergenza avesse segnalato qualcosa, ma poteva non aver sentito.

      Sam si voltò di scatto. “Tutto ok. Le sto solo dando un’occhiata, prima di andare a dormire. " Il suo sguardo si posò sul pigiama verde che Ian aveva in mano. "Vai a farti una doccia?" Ian annuì. "Mi dispiace per prima." disse Sam, voltandogli di nuovo le spalle. "Ho molti problemi, per la testa, e non sono dell’umore giusto."

      "Non fa niente.” rispose Ian. Gli dispiaceva, ma non poteva biasimarlo per la sua decisione di rimanere distanti, fin quando Gloria fosse rimasta in vita. "Ci vediamo domattina."

      "Probabilmente uscirò di casa presto, quindi se non ci sono, ci vediamo domani sera." "Okay," mormorò Ian, avviandosi verso il bagno.

      Di solito, quando Sam veniva a trovarli, non trascorreva mai con lui tanto tempo. Non aveva la più pallida idea di come sarebbe stato trovarselo sempre intorno, una volta arrivati in Minnesota. Chiuse la porta del bagno, e fissò la sua erezione traditrice.

      "Qualcosa mi dice che sono in arrivo dei guai.” mormorò.

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