Эротические рассказы

I Corsari delle bermude. Emilio SalgariЧитать онлайн книгу.

I Corsari delle bermude - Emilio Salgari


Скачать книгу
di portare la bianca parrucca, aveva i capelli sciolti sulle spalle, leggermente ondulati.

      Stava bevendo: dinanzi a lui una bottiglia ed un bicchiere scintillavano sotto la luce delle candele. Vedendo entrare il mastro della corvetta, il giovane, che pareva immerso in un dolce sogno, aveva avuto un leggero soprassalto.

      – Testa di Pietra! – esclamò. – Che cosa vuoi? Che non possa mai riposare un momento? Non vi è sul ponte il signor Howard?

      Il mastro gli lanciò uno sguardo compassionevole e scosse la testa, poi disse:

      – È lui che mi ha mandato, sir William.

      – È scoppiato il fuoco a bordo?

      – Ah no, sir.

      – E allora?

      – È il fuoco invece che sta per caderci addosso.

      – Sulla mia corvetta? Ah!

      – Ci sono due navi che cercano di stringerci.

      – Due sole?

      – Ma non si sa ancora se siano due fregate o vascelli d’alto bordo, capitano. L’oscurità ci ha impedito di poterle scorgere a tempo.

      Il baronetto prese il bicchiere che gli stava dinanzi, lo vuotò lentamente, guardandolo nel fondo come se cercasse di scorgervi qualche immagine, poi disse:

      – Sei ben sicuro che siano due?

      – Sapete che Piccolo Flocco ha la vista lunga.

      Sir William si alzò, girò intorno alla tavola, tormentando colla sinistra la guardia della pesante sciabola d’abbordaggio, poi, fermandosi improvvisamente, chiese:

      – Americani o inglesi?

      – Per il borgo di Batz!… Non hanno navi d’alto bordo gli yankees, lo sapete meglio di me; perciò bisogna concludere che siano proprio inglesi, distaccate da qualche squadra delle Antille.

      – Hai ragione Testa di Pietra. E così tutta la mia gente è inquieta?

      – Trovarsi fra due navi d’alto bordo non deve essere certamente una cosa allegra, comandante, quantunque la corvetta sia solida, bene armata e montata dagli ultimi corsari delle Bermude, che non hanno mai avuto nulla da invidiare a quelli del Golfo del Messico.

      – Che cosa dice il signor Howard?

      – Ha semplicemente comandato ai vostri uomini di prepararsi alla battaglia. Ha fegato, il vostro luogotenente, ve l’assicuro io.

      – Se non fosse stato tale, non l’avrei certamente imbarcato, – rispose il baronetto con un sorriso. Si appoggiò al tavolino, incrociando le. braccia, poi, dopo d’aver riflettuto un momento chiese:

      – Sentiamo un po’. Che cosa farebbe al mio posto il mastro d’equipaggio, che gode fama d’essere un vecchio squalo dell’Atlantico?

      – Per il borgo di Batz! Cercherei di svignarmela prima del sorgere del sole.

      – Tentando una falsa rotta?

      – Sì, comandante.

      – E se non riuscisse?

      – Allora monteremo all’abbordaggio come una muta di cani rabbiosi, e chi le prenderà le terrà.

      – Ventotto pezzi, forse contro cento o centocinquanta uomini, attaccati da due parti, forse contro cinquecento, sarebbe un giuoco pericoloso; non ho nessuna voglia di morire, devo andare a Boston, – disse il Corsaro. – Vi è la giunca che ci segue: ecco lo scoglio. Bah! l’affonderemo.

      – Coi suoi cento quintali di polveri? – esclamò il bretone, allargando gli occhi. – Sapete che gli americani hanno estremo bisogno di munizioni.

      – Per ora si contenteranno delle polveri che si trovano nella stiva. Non ho la potenza di Dio. Vi sono rasoi a bordo e in abbondanza, mi pare.

      – Rasoi? Volete segare le gole agl’inglesi?

      – Poi vi sono molte casse di vestiti da donna che abbiamo preso a quella nave proveniente da Belfast e destinati alle belle cubane; casse piene di cappelli per signorine ed ombrellini e guanti e ventagli. Ne abbiamo abbastanza per mettere a posto le due navi.

      – Coi rasoi, le sottane, gli ombrelli e i ventagli! – esclamò il bretone. – Scherzate, sir William.

      – Sarà un bellissimo scherzo che mi farà risparmiare polvere, palle ed uomini – disse poi. – La giunca se ne vada.

      – Che sia diventato pazzo per quella misteriosa Mary? – borbottò Testa di Pietra, guardandolo con spavento. – Peccato! Così audace e valente!

      Il Corsaro depose il bicchiere, rifece il giro della tavola, poi, fermandosi davanti al bretone, il quale non si era ancora rimesso dal suo stupore, gli disse:

      – Fa’ affilare i rasoi e fà cadere i baffi e le barbe ai nostri uomini. Se vuoi cipria, ne ho alcune scatole che metto a tua disposizione. Poi farai aprire tutte le casse che abbiamo preso all’inglese e vestirai i miei uomini come tante miss e ladies. Non dimenticare i parasoli, i guanti, i ventagli e i cappelli. Voglio che la mia nave, prima che il sole ritorni, sia carica di belle o brutte donzelle.

      – Per il borgo…

      – Lascia Batz ed il, suo cadente campanile! – rispose il Corsaro. – Ah, vi è la giunca! Manderai quattro o cinque scialuppe per portare il suo equipaggio sulla nostra corvetta, poi farai sfondare uno dei suoi fianchi e la lascerai colare a fondo.

      – Insieme alle polveri?

      – Non abbiamo il tempo necessario per trasbordarle, mio caro pesce-cane. Se gl’inglesi ci sorprenderanno ai primi chiarori dell’alba, il mio scherzo potrebbe finir male. E poi ci sono troppi baffi e troppe barbe da tagliare e otto ore non sono molte.

      – E voi credete di evitare un disastroso combattimento a colpi di rasoio?

      – Certo.

      – Hum!

      – Ne dubiti?

      – Un poco.

      – Possiedi una vecchia pipa alla quale tieni molto?

      – La comprò mio nonno a Smirne, centocinquantanni or sono.

      – Benissimo, – disse il baronetto. – Se riuscirò nel mio giuoco, mi regalerai quel vecchio ricordo di famiglia; se perderò ti darò cento ghinee, che andrai a raccogliere in fondo al mare dopo la battaglia, perché il baronetto William Mac Lellan morrà sul ponte di comando, ma non si arrenderà. Va’, Testa di Pietra.

      Il bretone rimase qualche istante immobile, come trasognato, poi se ne andò col suo passo che marcava, ora il rollio ed ora il beccheggio.

      Sir William, appena rimasto solo, era tornato a sedersi dinanzi al tavolino.

      – Mary! – mormorò. – Sposa di lui? Mai, mai!.. L’infame che ha pure nelle vene il sangue di mio padre, me l’ha rapita; ma saprò riprendergliela. Sono un bastardo, dicono nella Scozia; un bastardo, dice mio fratello, perché sono nato da un’altra donna che non si chiamava lady Anna dei duchi di Lorne. Che colpa ho se mio padre si è innamorato d’un’altra donna che non era inglese e che non poteva sposare? Un marchese d’Halifax non sono, è vero. Giorgio IV mi ha creato nobile, eppure sono costretto, scozzese, a volgere le armi contro l’Inghilterra… Succeda quello che deve succedere, riavrò Mary o mi uccideranno dentro le mura di Boston.

      Si accomodò i capelli fulvi, prese da un tavolino un paio di grosse pistole, e salì lestamente la scala che conduceva sul ponte, mormorando:

      – Andiamo a vedere se i barbieri lavorano.

      2. UN CURIOSO STRATAGEMMA

      Le stelle scomparivano alla luce del sole che stava per sorgere. Il vento aveva disperso i vapori che si erano addensati prima del tramonto, sicché il giorno si presentava splendido, quantunque la larga ondata dell’Atlantico turbasse non poco la superficie del mare.

      La corvetta procedeva tranquillamente con tutte le vele sciolte.


Скачать книгу
Яндекс.Метрика