Comando Primario: Le Origini di Luke Stone—Libro #2. Джек МарсЧитать онлайн книгу.
“Certo,” replicò Barrett.
E di colpo esplose. Fu silenzioso, come il frantumarsi di un ramoscello. Ma ne aveva avuto abbastanza. Quell’uomo lo aveva contraddetto una volta di troppo. Si rendeva conto di chi aveva davanti? Puntò un lungo dito sul militare.
“Ormai il coniglio è fuori dal cilindro, è questo che mi sta dicendo? Dobbiamo fare qualcosa! Lei e i suoi burattini avete combinato un guaio, là fuori sul confine tutti da soli, e ora volete che il governo ufficiale eletto dal popolo vi tiri fuori dai pasticci. Per l’ennesima volta.”
Scosse la testa. “Mi sono stancato, generale. Come le sembra? Non ne posso più, va bene? Il mio istinto mi dice di lasciare quegli uomini ai russi.”
David Barrett studiò di nuovo i presenti sala. Molti di loro avevano distolto lo sguardo; fissavano il tavolo che avevano davanti, il generale Stark, il rapporto nel lucido raccoglitore ad anelli. Qualsiasi cosa tranne il loro presidente. Era come se avesse sganciato una scoreggia particolarmente puzzolente, o come se sapessero tutti qualcosa che a lui non avevano detto.
Stark confermò subito che era proprio così.
“Signor presidente, non volevo sollevare l’argomento, ma non mi ha lasciato altra scelta. Uno degli uomini a bordo del sommergibile ha avuto accesso a informazioni di natura estremamente sensibile. È stato parte integrante di operazioni sotto copertura in tre continenti per più di un decennio. Ha una conoscenza enciclopedica della rete spionistica americana all’interno della Russia e della Cina, ma anche del Marocco e dell’Egitto, così come del Brasile, della Colombia e della Bolivia. In alcuni casi, è stato lui stesso a creare quelle reti.”
Il militare si interruppe. Nessuno fiatò nella sala.
“Se i russi torturassero quell’uomo durante un interrogatorio, perderemmo le vite di decine di persone, tutte importanti risorse dell’intelligence. Ancora peggio, i nostri avversari avrebbero accesso anche alle informazioni dei nostri agenti, il che causerebbe persino più morti. Reti estese, che abbiamo costruito nel corso di anni, finirebbero per essere distrutte in pochissimo tempo.”
Barrett lo fissò. La faccia tosta di quella gente non conosceva limiti.
“Che cosa ci faceva in missione quell’uomo, generale?” Ogni sua parola grondava acido.
“Come ho detto, signore, la Poseidon Research International opera da decenni senza mai essere sospettata di niente. Il nostro uomo si nascondeva in bella vista.”
“Si nascondeva…” ripeté piano Barrett. “In bella vista.”
“È così che si dice, signore. Esatto.”
Il presidente non rispose. Si limitò a fissarlo. E Stark alla fine si rese conto che la sua spiegazione non era sufficiente.
“Signore, e di nuovo lo dico con tutto il rispetto, io non sono stato coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione della missione. Non ne ho saputo niente fino a questa mattina. Non faccio parte del Joint Special Operations Command, né lavoro per la Central Intelligence Agency. Tuttavia ho piena fiducia nel giudizio degli uomini e delle donne che…”
Barrett agitò le mani per aria, come per ordinargli di smetterla.
“Che opzioni abbiamo, generale?”
“Signore, ne abbiamo solo una. Dobbiamo salvare quegli uomini. Più veloce che possiamo, se possibile prima che inizino a interrogarli. Dobbiamo anche impedirgli di tenersi il sommergibile, questo è importante. Ma l’individuo di cui le ho parlato… o lo salviamo, o lo eliminiamo. Finché sarà vivo e in mano dei russi, rischiamo il disastro.”
A David Barrett servì un momento per riprendere a parlare. Il generale voleva salvare gli uomini, il che suggeriva una missione segreta. Ma il motivo per cui erano stati catturati era una falla nella sicurezza. Quindi avevano una talpa e per quel motivo volevano pianificare un’altra missione segreta? Era pensiero circolare all’ennesima potenza. Ma non sentiva nemmeno il bisogno di sottolinearlo. Sperava che fosse ovvio anche al più imbecille nella sala.
Allora gli venne un’idea. Ci sarebbe stata una missione e sarebbe stato lui ad assegnarla, ma non alla CIA né al Pentagono. Erano stati loro a creare il problema e non poteva fidarsi che lo risolvessero. Affidarlo a qualcun altro avrebbe scontentato molte persone, ma se l’erano cercata.
Sorrise tra sé e sé. Per quanto dolorosa fosse quella situazione, gli forniva anche un’opportunità. Era l’occasione per riprendersi il potere. Era il momento di tagliare fuori da giochi la CIA e il Pentagono, l’NSA, la DIA e tutte le altre agenzie di spionaggio esistenti.
La consapevolezza di quello che stava per fare fece sentire David Barrett di nuovo in controllo, per la prima volta dopo molto tempo.
“Sono d’accordo,” disse. “Dobbiamo salvare quegli uomini, e il più in fretta possibile. E io so esattamente come faremo.”
CAPITOLO TRE
10:55 a.m. Ora legale orientale
Cimitero nazionale di Arlington
Arlington, Virginia
Luke Stone stava guardando Robby Martinez nella trincea. L’uomo urlava.
“Arrivano da tutte le parti!”
Aveva gli occhi sgranati. Le sue pistole erano finite chissà dove. Aveva preso un AK-47 da un talebano e stava pugnalando con la baionetta chiunque oltrepassasse il muro. Luke lo fissò in preda all’orrore. Martinez era un’isola, una minuscola barca che lottava contro un’onda di combattenti talebani.
E lo stavano sommergendo. Svanì, sepolto sotto i loro corpi.
Era notte. Stavano cercando di arrivare vivi al sorgere del sole, ma quello si rifiutava di sorgere. Avevano finito le munizioni. Faceva freddo e Luke non aveva più la camicia. Se l’era strappata nella foga del combattimento.
Guerriglieri talebani barbuti e col turbante si riversavano oltre le mura di sacche di sabbia dell’avamposto. Scivolavano, cadevano e si gettavano in avanti. Uomini gli gridavano tutt’intorno.
Uno oltrepassò il muro con un’accetta di metallo.
Gli sparò in faccia. Il combattente giacque a terra contro le sacche, con un buco sanguinolento al posto del volto. Non aveva più la faccia, ma ora Luke aveva la sua accetta.
Si gettò tra i guerriglieri che circondavano Martinez, agitando la lama. Il sangue schizzò. Li fece a pezzi, li tagliò a brandelli.
Il suo commilitone riapparve, chissà come ancora in piedi, sferrando colpi con la baionetta.
Luke affondò l’accetta nel cranio di un nemico. Penetrò troppo. Non riusciva più a staccarla. Persino con l’adrenalina che gli scorreva nel corpo non gli rimanevano più forze. La strattonò, e poi di nuovo… e alla fine si arrese. Guardò Martinez.
“Stai bene?”
L’altro scrollò le spalle. Aveva il volto rosso di sangue. La sua maglia ne era satura. Di chi era? Il suo? Il loro? Martinez cercò di riprendere fiato e indicò i corpi che li circondavano. “Sono stato meglio di così. Te lo garantisco.”
Luke batté le palpebre e il suo commilitone svanì.
Al suo posto c’erano file su file di semplici lapidi bianche, a migliaia, che si estendevano sulle basse colline verdi a perdita d’occhio. Era una bella giornata, assolata e calda.
Alle sue spalle, una cornamusa solitaria suonava “Amazing Grace”.
Sei giovani Ranger dell’esercito stavano trasportando un feretro lucido, coperto dalla bandiera americana, verso una tomba aperta. Martinez era stato un Ranger prima di unirsi alla squadra Delta. I soldati avevano un aspetto formale nelle loro alte uniformi e i berretti beige, ma sembravano anche giovani. Molto, molto giovani, quasi bambini che giocassero a travestirsi.
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